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Cronache del Regime catanese, Teatro Stabile: la trasparenza negata e la nomina del direttore voluta dal “podestà-faraone”
Pubblicato il 18 Febbraio 2016
di iena sotto le piramidi marco benanti (Foto e Suttankamion elaborate dallo scrittore, sceneggiatore, giornalista e commentatore Ottavio Cappellani e dalla cittadina Loredana Turchetti).
Obbedire tacendo o fare scelte trasparenti? E’ il bivio del neo presidente del Teatro Stabile Salvatore La Rosa, bocconiano per curriculum chiamato apposta da Acireale per eseguire la nomina a Direttore del “noto” regista Giovanni Anfuso, fortemente sponsorizzato dal “podestà -faraone Enzo Bianco IV”.
Una decisione che sta suscitando polemiche che hanno già varcato lo Stretto e probabilmente foriera di ricorsi per l’ostinato atteggiamento di chiusura del “sindaco-faraone” e del Cda alla cosa più ovvia e normale di questo mondo: valutare alla luce del sole i curriculum, ponderare la scelta migliore e designare per il prestigioso incarico di Direttore del TSC quello più indicato.
E invece no. Niente trasparenza. Al diavolo Moni Ovadia, Filippo Arriva, Antonio Catania, Antonio Di Grado, Ottavio Cappellani ecc… cioè tutti quelli che scassano la m…. con questa capperi di trasparenza, selezione, comparazione dei curriculum. Niente di niente. Nella città del “sindaco-faraone” decide solo lui, cancellando in un sol colpo una tradizione di oltre 50 anni.
E poco importa se le regole non si rispettano, le procedure si ignorano anche se in pubblico ci si sciacqua la bocca con la legalità. La politica politicante ha infatti selvaggiamente spartito le cariche: quella di direttore tocca a “Bianco IV”, detto il faraone, per interposta persona di Giovanni Anfuso.Costi quel che costi.
A eseguire dovrà essere il bocconiano acese che invece direttore lo è per davvero, anche se di banca. Ma lui dovrebbe sapere che talvolta occorre contare a lungo prima di puntare le fisches, perche il conto alla fine può essere salato. Pazienza se non si accontentano i padrini tanto loro poi un accordo lo trovano sempre, se necessario facendo sporcare le mani a qualcun altro.
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