Cronache del “Sistema Catania”: dissesto no, una mattinata di ordinaria catanesità

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Il “Sistema Catania”, quell’insieme di forze politiche e sociali che, fingendo di essere contrapposte (grazie anche agli utili idioti che credono alla contrapposizione “destra-sinistra”), governano, in un blocco unico, la città, depredandola, ha deciso che il default del comune deve essere evitato. Troppi forti gli interessi in ballo, a partire dalla montagna di debiti che deve pagare il comune che fanno gola a tanti.

Di fronte al rischio concreto di dissesto, è partita, quindi, da tempo una mobilitazione che, in linea con la tradizione catanese, è trasversale e si alimenta di argomentazione pseudoapocalittiche e di “appelli” solidaristici, a coprire la “roba” da tutelare.

Stamane, un appuntamento di questa mobilitazione farisaica si è avuto in centro: la manifestazione, indetta dai sindacati e da alcune organizzazioni datoriali, si sarebbe dovuta tenere a piazza Duomo. Invece, causa le prove della manifestazione del 4 novembre, tutto si è spostato in piazza Università. Dove sono accorse addirittura quasi cento persone: peccato che formalmente le sigle sindacali (Cgil-Cisl-Uil, in particolare) abbiano migliaia e migliaia di iscritti.

Catania è viva, nessuno spenga la luce”: questo il leit-motiv della manifestazione. Che è stata una rappresentazione della reale rappresentanza dei sindacati: un quadro disarmante, fatto di poche presenze, in gran parte di “fedelissimi”. Tolti poi i giornalisti, in piazza erano in pochi davvero. Ma questo accade da anni e anni. Dicono che in Italia il problema sia la destra. Un raccontino per l’ asilo nido.

E cosa è accaduto? Il sindaco Salvo Pogliese è stato chiaro: non ci sono soldi. E ha parlato di interlocuzioni con esponenti del governo. Chissà cosa verrà fuori.

Ma durante tutta la mattinata la domanda delle domande è stata una sola: gli stipendi quando li pagano? Non li vedono i comunali, non li vedono quelli della “Multiservizi” (due mesi), non li vedono quelli delle coop sociali (sei mesi).

L’assessore comunale al bilancio Roberto Bonaccorsi è stato altrettanto chiaro come il sindaco: i soldi non ci sono. Sotto i suoi occhi, ad un certo punto, è passato l’ex assessore ai servizi sociali Angelo Villari. Già, perchè chi ha avuto responsabilità di governo nella “giunta progressista” del podestà Enzo Bianco (che, a leggere le delibere della Corte dei Conti, ha responsabilità enormi nel collasso del comune) a Catania può andare in piazza a protestare e chiedere interventi. Ebbene, l’assessore Bonaccorsi ha ricordato a Villari che il Pd “vota contro Catania” in Parlamento.

Inopinatamente, poi, quando è andato via il sindaco Pogliese, è apparso l’ex sindaco e consigliere comunale Enzo Bianco, che ha dato il meglio di sé: rassicurazioni ai lavoratori e foto-ricordo con maglietta con slogan. Uno stile inconfondibile, alternativo alla spettacolarizzazione della politica da parte della destra.

Comunque, il prossimo 12 novembre i catanesi scenderanno nuovamente in piazza per dire “no” al dissesto e chiedere attenzione alla politica

La manifestazione, che prevederà anche l’organizzazione di un corteo, sarà organizzata da quelle sigle che stamattina hanno dato vita in piazza Università al presidio “Catania è viva, nessuno spenga la luce”, e cioè Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Sunia, Sicet, Uniat, AGCI, Confcooperative, Legacoop, Unicoop, Confcommercio Imprese sociali e CNA; parteciperà in prima linea l’amministrazione comunale ma contribuiranno anche altre associazioni datoriali, gruppi di cittadini e la Chiesa catanese.

L’unica misura di cui ha reale bisogno la città è il dissesto: infatti, non lo si vuole fare.

Auguri!

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Benanti

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