Cronache del vuoto pneumatico, Milano: quando alla violenza si risponde con altrettanta violenza (virale)


Pubblicato il 03 Maggio 2015

di marco pitrella

 “Figa zio, bruciamo la banca e poi tutti a schimicare da McDonald’s” uno delle tante pagine su facebook in onor – pardon – in odor di sfottò in cui abbondano partecipazioni & “mi piace” che esprimono,  in questo tempo sbandato, la volontà di potenza dell’umano troppo umano. Ho messo “mi piace” anche io. Ho sbagliato come il Tgcom che non ha avuto remore a mandare in onda l’ intervista al “ragazzetto”, divenuto, agli occhi dei più, il simbolo della violenza e del quoziente intellettivo del black-block, che ha trasformato una manifestazione ridicola (che senso ha protestare contro un avvenimento deciso 8 anni or sono?) in un evento tragico.  

Credo che “il diritto di manifestare liberamente” sarà davvero garantito quando tutte quelle teste di cazzo saranno rotte come il melograno e il  suono delle ambulanza sarà più forte delle sirene delle volanti. (Parafrasiamo Francesco Cossiga.)    

Ma l’ inopportuna “intervista” del Tgcom – virgolettata di proposito – è diventata il viatico per  distribuire patenti (virtuali) d’imbecillità. Perché la patente, in questo caso, ha il volto incappucciato di un ragazzetto, poco più o poco meno che ventenne,  che nulla aveva da dire & nulla, forse, avrà da dare, ma che, suo malgrado, è diventato un emblema per quell’italietta  (volutamente minuscolo) sempre a caccia di “Totem” che “croccanti & succulenti” fanno la (loro) fine sul web.

In un’ intervista ad Alain Elkann, Indro Montanelli raccontò che Raymond Aron commentando la morte di un giovane, scivolato da un balcone e spiaccicatosi sulla bara di Jean Paul Sartre durante i suoi funerali, ebbe a dire: “poverino sono sicuro che quello come i 9/10 di tutti queste prefiche non ha mai letto una riga di Sartre, altrimenti si sarebbe ben guardato dal morire sul suo feretro.”    

“La tua testimonianza è importantissima”, ha affermato il giornalista quasi a fine intervista e dopo aver richiamato il “giovinotto” per un “minchia e un cazzo”. Ma cosa avesse detto il fanciullo “d’importantissimo” ancora non s’è capito, a parte il vuoto di quelle eterne espressioni sessantottine dall’ equiVacante ovvietà del “era una protesta e in una protesta si fa bordello”, passando per la solita lagna de “i politici rubano”, fino al desideriogrunge del “avrei voluto spaccare tutto”… frasi a casaccio di un ragazzetto che – distante dai “bisfi e billi” del film “Manhattan” di Woody Allen – più che il black-block, può fare benissimo il pupazzetto dei cereali Kellogg’s pop-pops.  Perché, allora, mandare in onda il servizio? perché perfetto per la gogna mediatica.

Del resto, nell’annichilimento contemporaneo, si punta più che a dare la notizia a “farla” la notizia… come a dire: eccovi, signore & signori della giuria, quanto è “deficente” chi ha spaccato Milano.

Credo che persino il “borghese piccolo-piccolo” non avesse dubbi sul fatto che, chi si incappucci la testa (di cazzo), oltre ad essere un delinquente, fosse anche un “cretino”.

Però, nel “farla” la notizia, si gioca con le ovvie banalità di un “prodotto”, di scarsa qualità, della generazione post-ideologica dei “Marcellino pane & play-station”.

Dal’altro canto, un po’ più su c’è chi, dedito al “protagonismo personale”, è sempre pronto a scrivere fumosi hashtag che non danno spazio a valori e al ragionare.

Il tramonto delle ideologie ha segnato la fine del “secolo breve”… dopo, da quali idealità si è (ri)partito?

Nell’attesa solo il “social network” del parte uno e partono tutti. E dall’incontrollato sarcasmo alla violenza il passo è breve e non solo virtuale.

 


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