Cronache della “giustizia” italiana


Pubblicato il 23 Maggio 2020

Il ministro in buona fede l’ha scampata bella nonostante i pasticci che ha combinato con nomine sbagliate, circolari sbadate, pressioni soppesate. Lui si erge a uomo immune da critiche, rilievi e osservazioni difeso a spada tratta dal reconte da cui è stato scoperto come luminare del diritto. Giura la fedeltà alla legalità con quella vocina stridula e un tantino impertinente. Era evitabile quella sconclusionata uscita dei boss per superficialita(?) e poi quella marcia indietro con decreto su decreto? La gestione del pianeta giustizia è un settore delicato, nevralgico e strategico, sottoposta  continuamente alle onde del mare, di oceanici prufluvi di paroloni, di promesse rinviate. Si vivaccchia nelle lamentazioni infinite, lagnanze esternate da tutti i protagonisti in gioco, che devono affrontare  prove improbe tra inefficienze e mutazioni di una filiera mal funzionante, con nodi scorsoi in cui spesso riappare lo spettro della ” giustizia ingiusta”.

Ogni tanto si alza qualcuno e dichiara che farà la riforma del rito civile, che  renderà più spedito le cause, i processi , meno soggetti ad alchimie da azzeccarbugli, meno prolissi sul cartaceo, meno lenti nel declivio di procedure infinite e illimitate. Chissà se oggi, domani e dopo domani qualcuno si ricorderà di come venne trattato  il valoroso giudice isolato nei veleni del palazzo in cui era  blindato. Chissà se oggi, domani e dopodomani il consiglio dei superiori magistrati dissipara la linea d’ombra in cui è caduta la giustizia, se farà qualcosa per dissolvere l’immagine della corporazione correntocratica, che opera invisibile senza controlli. Dubito sempre che ci sia una vera volontà di voltare pagina nel cuore del Regno in qualsiasi comparto e in qualsiasi settore.Certo quello che non mancano da noi però  sono le iniezioni di retorica, smodate in eccesso e a dismisura, per strappare qualche lacrimuccia e mettersi la coscienza a posto.

Oggi, domani e dopodomani dovremmo onorare, celebrare e ricordare chi ha perso la vita nell’esercizio del suo dovere e nel ricordarci che alla fine la “ragiondistato” sommerge la memoria delle vittime, non ci si vergogna a nascondere e secretare, tutti hanno collaborato per cancellare le cose che non si devono sapere,  così da ammansire chi ricerca la verità inutilmente a destra e manca. Se si rompono gli equilibri tutto va in frantumi allora si muovono uomini silenti e attivi, che soccorrono gli uomini del potere e con essi cercano di salvare l’immagine ipocrita di un regno puro, fiero e onesto. Nessuna verità verrà mai fuori “stiamo sereni” perché nessuno è disposto a disvelare se stesso, a dire quel che accadeva, quando scoppiavano le bombe.

Gli uomini del disonore tacciono per non smentire se stessi, quelli d’onore  che stanno in alto tacciono, facendo  finta di essersi comportati bene.

Nessun problema, quindi, alla fine le cose si aggiustano senza strazio, sia i rivoluzionari a parole, sia reazionari in poltrona mitigano i cattivi pensieri e si adagiano come cavalier serventi al quieto vivere. Penso a quei poveri ragazzi sfracellati,  insieme a chi dovevano proteggere, erano agnelli sacrificali da celebrare per perpetuare il truce volto del potere che sopravvive senza cambiare mai. Adesso tra poche ore saremo seppelliti dalla solita dietrologia, dalle accuse reciproche di chi faceva finta di fare le indagini per depistare, di chi indagava sapendo di rischiare sbattendo nel muro di gomma. La pandemia peggiore che colpisce l’umanità è l’oblio che annebbia le  menti.

Rosario Sorace.


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