Cronache della legalità all’italiana, comune Catania: sulla commissione d’indagine sull’ufficio stampa voglia di verità o…di sabbia?

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Il tempo passa, ma la “memoria d’elefante” non viene meno

di iena antiabusivi

Ai primi di settembre è stata protocollata la relativa istanza, con le dovute firme previste dalla legge:

“richiesta commissione indagine su ufficio stampa così come previsto dall’art. 19 comma 2 dello statuto del Consiglio Comunale e dall’art. 9 del regolamento comunale.

“…La richiesta in oggetto arriva dopo mesi e mesi di interrogazioni, da parte di molti consiglieri, che chiedono all’Amministrazione di chiarire la posizione di alcuni giornalisti che ruotano attorno all’Amministrazione stessa. Più volte è stato denunciato quanto emergeva dalla documentazione in possesso dei Consiglieri acquisita tramite accesso agli atti e nella quale si evidenziava chiaramente un lavoro di tipo “abusivo”, e quindi non autorizzato, in capo all’Ufficio Stampa del Comune di Catania. Articoli senza firma e ancora più grave articoli scritti a firma di Consiglieri e Assessori che più volte hanno dichiarato di non essere gli autori degli stessi. L’accesso alla e-mail ufficiale del Comune di Catania da parte di persone non autorizzate, in quanto non dipendenti comunali, palesandosi una violazione dei dati sensibili e un uso abusivo dello stesso Ufficio Stampa….”.

A distanza di oltre due mesi, ancora non è stato deciso nulla. La conferenza dei capigruppo, a Palazzo degli Elefanti, deve ancora deliberare. Quando finirà all’attenzione del consiglio la tragicomica vicenda dell’ufficio stampa di Palazzo degli Elefanti?

Una storia da commedia all’italiana, che è stata denunciata più volte, in consiglio comunale, in conferenza stampa, sui media.

Ora la “palla” passa ai capigruppo, che ricordiamo sono: Giuseppe Castiglione (Grande Catania), Daniele Bottino (Megafono), Alessandro Porto (Con Bianco per Catania), Nuccio Lombardo (Articolo 4), Giovanni D’Avola (Pd),     Carmelo Sgroi (Progetto Popolare), Santi Bosco (Forza Italia), Giovanni Marletta (Catania 2.0), Carmelo Coppolino (Catania Futura), Massimo Tempio (Misto).

Che faranno? Siamo certi che, a partire dalla maggioranza, non si vorrà –nemmeno per un attimo- dare solo la sensazione di una certa voglia…di sabbia. Anche perché, malgrado Catania e il suo “sistema di potere”(a partire dalle sempre possibili coperture corporative), esistono ancora spazi di giornalismo che non omaggia. Che non ossequia. Che non ha paura delle ritorsioni e degli abusi di potere.

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Redazione Iene Siciliane

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