Cronache dell’infanzia, Catania: l’associazione “Penelope” e il sindacato di polizia “Siulp” descrivono il dramma della scomparsa


Pubblicato il 16 Novembre 2015

di marco pitrella

“Minore in sicurezza, conflitti familiari, allontanamento e scomparsa” il tema del convegno organizzato dall’associazione Penelope e dal SIULP (sindacato italiano lavoratori di polizia) tenutosi venerdì a Catania a Cortile Platamone.

Penelope, nota a molti grazie alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”, dal 2002 svolge il ruolo di sostegno a coloro i quali vivono il dramma della scomparsa di una persona cara. I dati: 22mila le persone sparite ogni giorno nel mondo, in Italia 28 – per un totale di 31mila500 di cui non si hanno più notizie. – Infine la Sicilia; di 13mila persone negli ultimi quarant’anni non v’è traccia… “maglia nera” alla provincia di Catania con 997 minori.

“I bambini sono ciò che vivono” ha scritto in una lettera Dorothy Law Nolte e un’altra lettera, quella di un bambino catanese vittima di un conflitto familiare, ha fatto da “incipit” alla conferenza.  

“L’iniziativa è stata per troppo tempo lasciata ai singoli, familiari di persone scomparse. Oggi, per la prima volta, ho percepito compattezza grazia allo splendido lavoro svolto da Penelope Sicilia che è riuscita unire persone dalle competenze e qualifiche più svariate” – è stato il plauso del Presidente nazionale Antonio Maria La Scala –. “Ciò di cui ci occupiamo richiede un’attenzione molto forte delle istituzioni che fin’ora – la conclusione amara – non c’è stata.”     

“L’inizio di un cammino – l’ha definito Elena Cassella, presidente di Penelope Sicilia – in cui va sensibilizzata opinione pubblica e istituzioni perché il problema dei minori scomparsi riguarda tutta la comunità”. Del resto quella di venerdì non è stata la prima iniziativa di Penelope che s’è svolta nella città etnea; nel maggio scorso fu organizzato un flashmob in Piazza Università in occasione della Giornata internazionale dei bambini scomparsi – “Chi dimentica cancella, noi non dimentichiamo”, fu il tema.

Di “solidarietà più forte” ha parlato Angelo Villari, assessore ai servizi sociali del Comune di Catania; “si attivino processi di prevenzione e di formazione, partendo dalle scuole, per cercare di attenuare insicurezza e scomparsa, fenomeni strettamente correlati”.

Quale il riferimento normativo per la sicurezza dei minori? La legge n.203/2012 “Disposizione per la ricerca di persone scomparse” stabilisce che “chiunque venga a conoscenza dell’allontanamento […] può denunciare alla forze dell’ordine”. Dalle recenti modifiche alla norma il legislatore ha esteso la possibilità di denuncia “a chiunque” – non solo ai familiari (e a chi avesse un “interesse personale”) come precedentemente previsto -, dando così un maggiore rilievo sociale al fenomeno. Non solo, ma la legge n.119/2013 ha introdotto l’aggravante generica per tutti i tipi di reato che vengono posti in essere alla presenza o ai danni di un minore.

Sulla necessità di “essere pratici”, tanto le forze di polizia quanto gli operatori proposti alle indagini, s’è incentrata l’analisi di Francesco Messina, questore di Caserta: “su questo l’esperienza della processing card – una sorta di vademecum per gli operatori -, sperimentata sul territorio di Milano consente di approcciarsi al problema di un minore abbandonato o di una donna che ha subito violenza – specie per chi fa il pronto intervento – in maniera tale da non compromettere la fase investigativa nel suo complesso.”

“Un problema atavico” ha definito quello dei “minori scomparsi” Marisa Scavo, procuratore distrettuale Aggiunto della Repubblica, che ha ricordato sia come la comunità internazionale è intervenuta in materia attraverso il Trattato di Lanzarote – “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei minori dallo sfruttamento e dagli abusi sessuali” – ratificato in Italia nel 2007, “una pietra miliare per la tutela dei minori”. Giornate come questa – ha proseguito il magistrato – rappresentano un occasione di spunto per tutti gli operatori”.  

“In materia di esecuzione dei provvedimenti e di individuazione degli operatori che devono provvedervi non c’è chiarezza – ha spiegato Maria Francesca Pricoco, Presidente del Tribunale dei Minori -, occorre un raccordo in tutti gli ambiti d’intervento della disciplina minorile poiché queste vertono su aspetti settoriali legate a singole questioni.”

Sui conflitti familiari ha spostato l’attenzione Felice Romano, segretario nazionale del SIULP: “Il nodo della questione è secondo me la violenza sulle donne, credo bisogna partire da lì se vogliamo dare una risposta concreta.” – il 18% dei circa 400mila minori vittime di violenza assiste ai soprusi perpetrati dal genitore nei confronti di un altro -. Dello stesso avviso Alfio Ferrara, che del SIULP è segretario regionale, evidenziando come sia “la famiglia il nucleo su cui si fonda la società e in cui il minore inizia il percorso.”

Nel corso del convegno il presidente La Scala ha “raccontato” dei 1480 cadaveri sparsi in tutti gli obitori d’Italia non ancora identificati nonostante le richieste delle tante persone che hanno subito la scomparsa di un familiare di sottoporsi anche a proprie spese al test del DNA e quindi prestare il consenso al trattamento dei dati. Per il rispetto della privacy non si può fare, ha denunciato. La privacy di un cadavere? verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere.            


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