Catania

CRONACHE DELLO SQUALLORE CATANESE: IL “PICCOLO TEATRO” E’ MORTO. E AL REGISTA GIANNI SALVO STANNO PORTANDO VIA ANCHE LA CASA!

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di marco benanti

A Catania la cultura muore, ma ai catanesi non fotte per niente.

A Catania è morto “il Piccolo Teatro” ma alla città non fotte nulla.

A Catania la borghesia stracciona, con le sue serate da piccoli arrivisti di provincia, è presa da altro: dal mare, dal caldo, dalle strade sporche, dal decoro negletto, dalla regole della grammatica. Insomma, dal vuoto.

Nel frattempo, a Gianni Salvo, anima e fondatore del “Piccolo Teatro”, regista e direttore artistico, stanno per pignorare la casa. L’unica abitazione in cui vive. Da solo. Senza nessuno, lui catanese classe 1939, dopo aver speso 50 anni per il teatro, per la cultura, per l’arte. Peggio per “aprire le finestre” a Catania, facendola entrare nei circuiti culturali italiani ed europei. Un’impresa titanica, forse inutile di fronte alla barbarie di una città mostruosa, capace di “ingioiare” ogni idea, ogni speranza, ogni sentimento che non rientri in un miserabile calcolo piccolo borghese.

A Gianni Salvo, nella sua abitazione dell’orribile centro catanese, restano i libri, le foto, le locandine, i documenti di decenni di impegno culturale, per il teatro, per la cultura di una città oscena. Le banche “battono” alle porte: “Presto- racconta- porterò via le valigie”. Infatti, per mantenere in vita il teatro i debiti sono divenuti insostenibili. Risultato? “Il Piccolo Teatro” è finito inglobato al “Brancati”, ma dall’immobile dove era allocato il teatro, dopo lo sfratto di qualche anno fa, ora arriva un introito inferiore a quello di una volta. Poi, è arrivato il “conto” dell’ipoteca sulla casa.

Eppure, per anni, Gianni Salvo ha ricordato ai piccoli uomini della “politica” catanese quanto accaduto: risultato? Zero. E dire che un tempo, quando al “Piccolo Teatro” si ricordava Strehler in occasione dell’anniversario della nascita di Brecht, qualcuno dall’alto della sua “altezza” si faceva le foto d’occasione. Poi, il vuoto.

La stessa sensazione di vuoto che promana dalla stanza dove Gianni Salvo oggi sembra vivere di ricordi. Accanto non ha più nemmeno la moglie che a lungo lo ha sostenuto nell’ “avventura artistica” di fare teatro di respiro europeo, più precisamente mitteleuropeo, a Catania! Follia! Tipica degli intellettuali. 

I suoi occhi spenti ti raccontano degli anni Sessanta, dei primi progetti con la nascita dell’Associazione culturale Piccolo Teatro, lungo poi un percorso abbraccia 50 anni di vita artistica, con la compagnia, con gli attori, incrociando personaggi come Mario Giusti dello “Stabile” con il suo teatro mediterraneo e tanto altro. Al “Piccolo”, nella provincia catanese, si fa avanguardia fra i Sessanta e i Settanta: si presentarono testi poco noti in Italia all’epoca, opere di artisti ed intellettuali del calibro di Fernando Arrabal, Pavel Kohout, di Vladimir Majakovskij, di Eugène Ionesco. Nel 1974 l’associazione si trasforma in cooperativa e comincia a collaborare con il Teatro Stabile di Catania. Una storia che sembra disegnare una parabola ascendente. Difficoltà? Il pubblico, con la Regione, fa la sua parte, ma è Gianni Salvo con i “suoi” attori, che vanno avanti. Il contesto è quello di una città che “è un paese, non la vede…?” -dice il regista.

Eppure nel 1989 la cooperativa inaugura la nuova sede teatrale: la sala ha una struttura ad anfiteatro e un’acustica di pregio. Sembra di stare ad Atene? O nella Grecia di un tempo? Forse, magari nella mente di Salvo, mentre fuori, la città “brucia” o meglio vive i suoi soliti momenti di slanci improvvisi e poi di mesti ripiegamenti. Un po’ come gli uomini di teatro catanesi: o almeno, così li descrive il regista. Tradotto: piccole gelosie, rivalità da cortile, pettegolezzi di provincia….”Visione d’insieme? Idee generali sulla città? No, no….” -la voce di Gianni Salvo è sempre bassa, monocorde.Insomma, si passa dalla rappresentazione di “In alto mare” del drammaturgo polacco Slawomir Mrozek nel teatro trasformato per l’occasione in una piscina, alla collaborazione successiva con il Teatro Vincenzo Bellini, alla proposizione di Pirandello in chiave di ricerca, al successo per il “Goldoni europeo “e la sua arte fuori dagli schemi, in collaborazione con una compagnia francese ; ancora arriva il riconoscimento dell’Eti (Ente Teatrale Italiano) quale referente per la Sicilia di un circuito regionale di Teatro per ragazzi (altra grande passione del “Piccolo” e di Gianni Salvo) ma dietro l’angolo ci sono i problemi economici. Tarda ad arrivare il contributo regionale, Catania e la sua “classe dirigente” di piccoli uomini si fa avanti solo magari per qualche flash e qualche apprezzamento di rito, ma nulla di più. A lottare resta l’avv. Lina Arena, con un tentativo di mediazione con le banche e l’idea di un “museo diffuso” che potrebbe, trasformandosi in un volano economico se l’Università vorrà fare la sua parte, scongiurare il disastro finale.

“Guardi, le valigie sono pronte…” -ripete Gianni Salvo prima del nostro saluto finale. Stavolta qualcuno vorrà “uscire” dal teatro e da questa ennesima vicenda pirandelliana per entrare nella vita, salvando chi vi sta rimettendo tutto?

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Benanti

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