L’Alfa Basket Catania scenderà in campo domani pomeriggio. La squadra rossazzurra, nel campionato di Serie C, sarà di scena al PalaDavolos contro l’Olympia Basket Comiso (palla a due alle ore 18). Sfida che vale il primato solitario in classifica. I due team sono appaiati, in graduatoria, a quota 12 punti (6 vittorie e una sconfitta). […]
Cronache informatiche: un caso siculo di Davide contro Golia
Pubblicato il 15 Marzo 2015
di Antonio Giovanni Pesce
È il solito Davide che non teme di affrontare Golia. Un Davide siciliano stavolta – e a chi altri ormai, se non ad un siciliano, può venire in mente di sfidare Zuckerberg? Idea pazza che nasce in una Catania senza soldi, ma con tanti giovani – e meno giovani – di talento, che hanno fatto delle start-up un’occasione di riscatto, quanto meno di speranza.
Gaetano La Delfa è un dottorando in ingegneria informatica dell’università di Catania. Fresco della trombata a cui è andata incontro un’altra sua idea, che doveva essere finanziata dal progetto Creazione Giovani, ormai al palo per problemi nella composizione della commissione giudicante (l’ennesimo fallimento di Crocetta). Quasi un decennio fa La Delfa si laureò in ingegneria elettronica, per poi passare a studiare lingue.
E sarà stata questa insana passione per la comunicazione, che gli ha fatto pensare ad una nuova applicazione molto social, per rendere ancora più piccolo il mondo. «Diciamo che vorrei che le nostre strade diventassero i corridoi delle nostre case, o almeno che divenissero a misura d’aula universitaria o di macchinetta del caffè. Luoghi di socializzazione, insomma». Per questo, s’è tirato fuori KiTouch, in solitudine, come un Coppi che scala il Mortirolo. Se non ha ancora vinto il gran premio della montagna, quanto meno però ha portato a casa una prima importante tappa: l’app. è da qualche giorno online sull’AppStore, dove non accettano ogni cosa, e tutto deve essere fatto a regola d’arte (che significa: senza bug o errori).
Come ogni invenzione, lo scopo è quello di semplificare la vita. «La premessa dalla quale sono partito – ci racconta La Delfa – è che la vita ci presenta continuamente occasioni che per timidezza, mancanza di opportunità o coraggio troppo spesso non riusciamo a cogliere. Quante volte ci capita, mentre siamo in coda all’interno della nostra auto, di incrociare lo sguardo con la persona dell’auto accanto?». Appunto per questo nasce KiTouch.
«KiTouch permette da un lato, mediante un algoritmo di mia invenzione, di criptare, comprimere al massimo e codificare all’interno di un QR-Code (uno di quei codici bidimensionali che spesso vediamo in vari prodotti) il profilo dell’utente. Dall’altro, mediante tecniche di computer vision permette di decriptare e decodificare il QR-Code di un utente e risalire al suo profilo. Fornisce inoltre, un metodo per contattarlo». Così, quando sei in auto e ti scappa la socializzazione con qualcuno che, però, non riesci a fermare, ecco che puoi ricorrere a KiTouch. Ma come funziona? «Si scarica l’applicazione e si crea il profilo, specificando alcuni filtri quali età, sesso, status sentimentale, istruzione, per decidere da chi si vuole essere contattati. A questo punto si stampa il QR-Code (o si crea un banale adesivo, utilizzando carta adesiva, facilmente reperibile in qualsiasi cartoleria e la stampante di casa), e lo si espone sulla propria auto. O, sul proprio motorino, o su uno zaino, o magari lo si appiccica su un blocco di appunti, mettendolo in bella evidenza accanto a sé nel banco dell’aula studio. Sa, più si è giovani, più fantasia si ha …». E noi due cominciamo ad averne poca. E poi? «E poi è questione di incroci, soprattutto di sguardi.
Se non riesci ad approcciarti immediatamente con una persona, che però ha messo in evidenza il suo QR-Code, ecco che puoi leggerlo tramite KiTouch e, se i filtri impostati da entrambi sono compatibili, accedere al suo profilo. A questo punto, non bisognerebbe manco spiegarlo: si può decidere di contattarlo attraverso la mail che si è inserita ed inviargli il proprio di profilo, generato automaticamente dall’applicazione».
Siciliani acchiapponi! Ma come funziona tecnicamente parlando? «La prossimità è garantita dal fatto che il sistema non si basa sul GPS o su tecnologie quali il Bluetooth (che consumano batteria ed hanno una risoluzione troppo ampia), bensì sfrutta la fotocamera per cui è possibile contattare solo persone che vediamo e che si trovano nel raggio di 10 metri da noi. Inoltre, poiché tutto è contenuto interamente nel QR-Code, l’applicazione. non ha bisogno di connettersi al web per mostrare il profilo dell’utente: l’elaborazione avviene offline, a parte l’invio della mail che, ovviamente, necessita di una connessione internet».
Sì, d’accordo ingegnere, ma con la privacy come la mettiamo? «Molto più riservato del più comune Facebook, perché non appari in nessuna lista, ma vieni cercato direttamente da chi ti ha visto e solo se hai esposto sull’auto, sulla bici, sul motorino, sulla borsetta, sul casco il QR-Code. Altrimenti, nessuno sa di te. Il profilo codificato all’interno del QR-Code non contiene nessun dato veramente sensibile ad eccezione della mail, ma sto lavorando ad una soluzione che permetta, inizialmente, di nasconderla. Tutti i campi inseriti (nick, età, sesso, altezza, città di provenienza ecc., comunque opzionali, per cui l’utente può scegliere cosa inserire) sarebbero desumibili da chi contatta, perché, ribadisco, puoi venire contattato solo da chi ti ha visto. E, per giunta, non puoi contattare l’altra persona, se i vostri filtri non corrispondono. Non appari in nessuna lista, e finisce così il cazzeggio – mi passi in termine – ed inizia l’interesse».
Ma crede di essere stato così innovativo? Ci sono social che permettono di rintracciare qualcuno che si trova nelle vicinanze tramite Gps e Bluetooth. Io ho visto perfino il video che circola su Youtube… «E lei sa che vuol dire questo? Le risparmio la tiritera sul consumo di batteria e sul traffico dati consumato. E non consideriamo nemmeno il fatto che tutte le informazioni inserite vanno a finire in qualche database sul web, alla mercé del miglior offerente. Ma lei che ci tiene tanto alla privacy, dovrebbe sapere che, in quel caso, quando ricerchi qualcuno che hai appena visto e che è registrato sul social in questione, ti spuntano tutti i nomi e i visi delle persone collegate nell’arco di cento, duecento metri. Me lo lasci dire: KiTouch è più garbata. Tu cerchi solo chi vedi e ti può cercare solo chi risulta compatibile con i tuoi filtri».
Un modo, insomma, per fare diventare social le nostre strade. «Non pensi che, essendo io un ingegnere, non abbia a cuore una vera socializzazione. Magari non ne so quanto lei di sociologia, [non ci vuole molto, glielo garantisco ingegnere!] e tuttavia me ne accorgo pure io che ci stiamo isolando; che ‘aggiungiamo’ alla nostra vita, e ai nostri dati sensibili, persone che probabilmente non incontreremo mai di presenza. KiTouch non si sostituisce al sociale, lo migliora soltanto».
D’accordo, d’accordo: come dice lui. Però, una cosa non me la bevo: ti registri su un’applicazione, ti fai pure il logo personalizzato, e per che cosa? Per conoscere il tipo che t’ha ceduto la precedenza all’incrocio? Suvvia, ingegnere! «Ah, beh, poi ognuno la usi come vuole». Anche per attraccare? «Anche», risponde l’ingegnere acchiappone, anche se un po’ imbarazzato.
Si sa, le migliori invenzioni nascono per risolvere problemi. Innanzitutto, i propri.
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