di Ignazio De Luca
Riportiamo ampio stralcio dell’interrogazione Parlamentare, rivolta a diversi Dicasteri, per una prima sommaria risposta al quesito.
Legislatura 17ª- Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 278 del
15 luglio 2014
“DE PETRIS – Ai Ministri della salute, dell’interno, della giustizia e per gli affari regionali e le autonomie – Premesso che:
le gravi inadempienze delle Regioni, dei Comuni e a volte delle ASL nei riguardi della legge nazionale n. 281 del 1991, recante “Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo”.
…Recentemente l’Unitàoperativa per la tutela degli animali, lotta a randagismo e maltrattamenti del Ministero della salute, in particolare per contrastare i canili lager ed assicurare l’applicazione della legge, ha proceduto al sequestro di 2 strutture private (canili “Nova Entra”, di proprietà del medico veterinario Mario Bongiorno) a Catania e ad Adrano.
la task force del Ministero della salute ha constatato nel canile di San Giovanni Galermo la presenza di 570 cani, detenuti in condizione di degrado e di inquinamento ambientale: erano stati ammassati all’interno di recinti in gruppi assai numerosi (30 o 40 per ogni recinto) con un inevitabile alto tasso di competitivitàe di aggressivitàintraspecifico e evidente violazione delle esigenze etologiche il cui rispetto èchiaramente stabilito anche dal titolo IX bis del codice penale;
nel canile di Adrano, sono stati rinvenuti 408 cani, provenienti da molti comuni del circondario. Preoccupanti le condizioni igienico-sanitarie, soprattutto per quanto riguarda l’acqua destinata a dissetare gli animali. Alcune femmine erano in avanzato stato di gravidanza, numerosi i cani non sterilizzati. Di parecchi animali non èstata riscontrata la tracciabilità a causa della condizione dei registri incompleti o manomessi;
nonostante ciò, in data 29 maggio 2014, il Tribunale del riesame ha accolto la richiesta di dissequestro avanzata dal dottor Mario Bongiorno, proprietario delle 2 strutture, nonché presidente dell’associazione “Nova Entra”. Il Tribunale, pur riconoscendo la sussistenza del maltrattamento degli animali e del mantenimento dei medesimi in condizioni incompatibili con la loro natura e causa di gravi sofferenze, ha accolto le motivazioni del gestore, che ha attribuito la grave condizione degli animali al solo sovraffollamento, imputandone la responsabilitàal Comune di Catania, che inviava i cani catturati sul territorio;
il dramma dei cani di Catania è stato in questi anni denunciato, oltre che da associazioni animaliste locali, anche da giornalisti e da una dirigente della Polizia di Stato paradossalmente rimossa dal suo incarico con l’accusa di aver assistito alcuni cani randagi..”
Può bastare! Francamente non si riesce a capire come il direttore sanitario della NovaEntra possa addossare, solo, al comune di Catania la responsabilità del sovraffollamento.
Dimentica, il veterinario, che il bando per l’assegnazione del servizio per il biennio 2013/14, venne -come dire con una metafora- confezionato dagli “stilisti” della direzione Ecologia e Ambiente, proprio con l’inverosimile requisito che avrebbero potuto partecipare strutture del territorio in grado di ospitare “almeno 600 cani”? Ciò significava forse che nel bando, di un milione e duecentomila euro, era già stato scritto il nome della ditta aggiudicataria, Associazione NovaEntra?
Escludendo, sin dall’inizio, tutte le altre associazioni animaliste autorizzate ad operare sul territorio. Nel bando stilizzato, nemmeno una clausola di chiusura che impedisse a NovaEntra di accogliere cani di altri comuni, cosa che invece è stata bellamente perseguita dai responsabili di NOVAEntra. Tanto è vero che nel canile di San. Giovanni Galermo, i cani “ospitati” erano appena 570.
Sono cose che abbiamo scritto oltre un anno fa, prima su Sudpress, poi su LinkSicilia e dopo sulle Iene. Avevamo sempre scritto, senza mezzi termini, mai smentiti e vorremmo vedere, di affari, tra NovaEntra e in particolare il dirigente del settore della Direzione Ecologia, dottore Puglisi, dirigente tanto capace, da rilasciare autorizzazioni sanitarie per il canile assimilabili a quelle domestiche.
Ricorderete certamente un caso che fece scalpore, giusto il 17 settembre 2013. Blitz della Polizia di Stato, con ampio spiegamento di forze e professionalità, al comando: il questore di Catania in persona e il suo vicario. Ebbene un blitz, da non credersi, attuato nel commissariato di Nesima, rimuovendone la dirigente, vice questore aggiunto, dottoressa Adriana Muliere, rea di aver dato asilo, nel cortile del commissariato, a due cani di quartiere, sterilizzati e microcippati, senza informare il Questore.
Un dettagliato rapporto della Polizia Scientifica avvalorerà questa tesi col famoso puffo, in foto, e la deiezione canina. Tutto questo lo ricordiamo perché la commissaria Muliere, stava conducendo delicatissime indagini nel settore della salute pubblica e qualche mese prima ne aveva chiusa una, bella corposa, sui canili della NovaEntra.
Chiariamo che non stiamo dicendo e ribadiamo non lo diciamo, che la vice questore aggiunta, dottoressa Adriana Muliere, fu rimossa per l’indagine su NovaEntra o per le altre delicatissime sulla salute pubblica, vogliamo invece fare un ragionamento piùampio.
Un ragionamento che in altra parte del giornale il direttore Benanti, affronta a proposito del Commissariato di San Cristoforo.
I due Commissariati: Nesima e San Cristoforo, nell’immaginario collettivo catanese e di tutti i catanesi, sono sempre stati visti come gli unici indicatori della presenza dello Stato.
Impietose le condizioni in cui versa la struttura di San Cristoforo, da qualche anno, descritte da Benanti. Forse peggiori quelle del commissariato di Nesima, da poco più di un anno.
Alla rimozione della commissaria Muliere, segue lo smantellamento “scientifico” della squadra investigativa creata dalla dirigente, malgrado la strenua opposizione del sindacato di Polizia UGL.
La destinazione dei migliori elementi della squadra investigativa all’ufficio denunce, diventato coi nuovi ingressi degli investigatori, pletorico e sovradimensionato, non puònon essere che un chiaro ed inequivocabile segnale della politica accentratrice e dell’idea di tutela che, il signor Questore, ha del territorio. Per il Questore pro tempore catanese, il cuore del controllo del territorio èsolo la Questura centrale, i commissariati periferici sono “pensati” per prendere denunce e tanti bravi poliziotti, buoni per scaldare la sedia.
Se poi addirittura, applaudito da tutta la claque mediatica, sia cartacea che telematica, per gli straordinari risultati ottenuti, il questore si inventa, una task force per il controllo di ristoranti e bar, la convinzione di aver imboccato la strada giusta.., per ottenere avanzamenti di carriera, si tramuta in credo.
Ma sarà compito Istituzionale della Polizia, fare i vigili sanitari o stanare il lavoro nero?
Ci piace chiudere questa riflessione sul “sistema” capillare del controllo del territorio catanese, riportando il commento di un lettore all’articolo sul commissariato di San Cristoforo:
“Senza contare che a San Cristoforo i ristoranti controllati dalle volanti del questore sono così in regola che i tavolini occupano non solo il marciapiede ma anche la sede stradale. Chissà, forse le leggi non sono uguali in tutte le zone della città. E mentre i carabinieri sequestrano armi, la polizia va a caccia di blatte con le volanti. Visibilio!
Dimenticavamo di dire che la dottoressa Muliere è vice dirigente della sezione della Polizia Scientifica della Sicilia Orientale.
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