CRONACHE ROSSAZZURRE, CATANIA MULTISERVIZI: UN CASO NELLA CITTA’ DELL ‘ETERNO TRASFORMISMO


Pubblicato il 25 Agosto 2014

Che succede?….cambia tutto per non cambiare niente?

di iena multidubbi

 La notizia ormai è ufficiale: 130 “esuberi” –tradotto licenziamenti- in Multiservizi, l’azienda partecipata al 100% dal comune di Catania.  Una società –lo ricordiamo- che ha come “missione” (termine del marketing aziendale alla moda) affidata all’azionista: “la produzione di servizi di qualità in un’ottica di efficienza – efficacia – economicità e insieme stabilizzazione, promozione e sviluppo dell’occupazione e delle risorse umane”. 

Bene, di fronte alla prospettiva vicina di 130 posti di lavoro a rischio, il catanese ha “reagito” con stile inconfondibile –il suo- un’alzata di spalle: “si sapeva….” Una presa di coscienza collettiva, si direbbe.

La realtà più prosaica che mai registra una burocratica informativa del Presidente, l’avv. Michele Giorgianni (arrivato in sella alla società in “quota Megafono” ma da tempo dichiarantesi “sono con Bianco” nella migliore tradizione delle appartenenze personali tipiche del “mercato del lavoro” meridionale) inviata a tante Autorità, da quelle romane del governo, a quelle imprenditoriali (Fise Confindustria, Legacoopservizi, Federlavoro-Confcooperative) sino a quelle sindacali, passando per il sindaco ovviamente. Sindacali quali? Cgil, Cisl, Uil. Non l’organizzazione sindacale Cib Unicobas Sicilia. Da questo soggetto, a firma del segretario regionale Francesco Tomasello e del legale, avv. Biagio Longhitano, è già partita, allora, una formale richiesta indirizzata al Prefetto di Catania e al Presidente Giorgianni per un “…incontro urgente per garanzie occupazionali, esubero dei lavoratori, pianta organica aziendale,sulle figure e profili professionali ed sull’impiego delle maestranze lavorative – lavoratori Catania Multiservizi S.p.A..”.

Insomma, dai vertici della società non si considera il sindacato di base. Conseguenze? In prospettiva, continuando questo “trend management”, una possibile denuncia per condotta antisindacale.

Del resto, non è una novità questo tipo di rapporto: al di fuori dei soggetti “concertativi” e “concertanti”, le relazioni con la Cib Unicobas Sicilia sono state controverse. Eppure, dal sindacato di base sono arrivate precise richieste di incontro. Di fatto, c’è stato solo un confronto nel febbraio scorso, nel corso del quale, fra l’altro, sarebbe venuta fuori l’ipotesi da parte della dirigenza di creare un gruppo di operai, circa una ventina, per i bisogni immediati a disposizione del sindaco Bianco.

Ma c’è di più e di più politico in questa vicenda, apparentemente esclusivamente sindacale: cosa è realmente la Multiservizi, o meglio quali politiche vuole perseguire la “nuova” giunta comunale, secondo quali finalità e quale rapporto con la città? Un’alternativa vera rispetto al passato, alle gestioni di centrodestra oppure la continuità, secondo i desiderata dei gruppi di Potere che comandano ieri come oggi a Catania?

Del resto, c’è da ricordare le “radici” di questa situazione: l’ appalto per i servizi scolastici integrati di Sicilia finito all’ Ati “Dussmann-Pfe”, tre anni fa.  A Catania 179 lavoratori passavano da Multiservizi alle società aggiudicatarie, che subito tagliavano salario e orario di lavoro. L’allora sindaco Stancanelli e il presidente della Multiservizi Angelo Sicali, dopo avere avuto l’avallo dei sindacati firmatari di contratto collettivo, procedevano al licenziamento collettivo. Ma Unicobas lo impugnava: in Tribunale i lavoratori hanno collezionato una serie di vittorie in giudizio. E la reintegra successiva. Con la conseguente condanna della società alle spese e ai danni subiti dai dipendenti. Ci hanno perso i contribuenti catanesi, non certo i chiarissimi professionisti chiamati da Multiservizi, come nel caso del prof. Caruso e dell’avvocatessa Concetta Currao. Che hanno ricevuto incarichi su incarichi. Per quanto in totale?

E ancora: cosa c’era, ancora, dietro le proposte di rinuncia a diritti acquisiti per la stabilizzazione dei lavoratori? Di quale “legalità” si parla di fronte a simili proposte?

In questo contesto, non c’è nulla da vedere dentro la questione, ad esempio, dei versamenti previdenziali? Un tema,  uno possibile dei numerosi che andrebbe –forse- approfondito, non ultimo le logiche di appartenenza, con le possibili conseguenziali “sindromi” da “soggetti sotto copertura politica”. Ma il dramma vero, è quello di possibili 130 posti di lavoro a rischio, in una città devastata dalla crisi economica e priva di  un qualsiasi autentico modello di sviluppo sociale ed economico.

 

Insomma, “Multiservizi” è più di una vertenza sindacale. E’ una delle “cartine di tornasole” di una città che appare sempre più affetta da sindromi trasformistiche.

 

 

 

 

 


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