di g.m tesei
Nasce dalla volontà di approfondire l’importanza di un vitigno generoso nel produrre un nettare sensuale e volitivo, ossia il nero d’ Avola, la guida creata da Carmelo Sgandurra, presentata a Catania all’hotel Excelsior di Catania nel corso di un ‘interessante seminario intitolato alla guida omonima: Nero D’avola Wine.
Un accurato studio, con relative visite, di oltre 210 cantine, con un’analisi dei mercati esteri a partire dal 1996, ha dato il sostrato ad una disamina sulla situazione del vitigno siciliano che rappresenta degnamente, assieme all’Etna, la Sicilia nel mondo.
Ma nei mercati nazionali ed internazionali, purtroppo, mancano vere linee guida per acquistare il Nero D’Avola e per dare risposte importanti sulle caratteristiche unificanti delle varie tipologie di Nero d’ Avola alla folta platea di acquirenti.
La prima parte del viaggio alla ricerca dei responsi adatti è stata fatta da Carmelo Sgandurra, autore della guida e presidente del “Club sommelier”, a partire dal 2015, dopo avere visitato cantine in varie realtà internazionali.
Il Nero D’Avola si contraddistingue per una tipizzazione caratterizzata da 3 biotipi, A, B e C distribuiti sul territorio con caratteri peculiari che dipingono importanti sfumature differenti tra loro.
Il Biotipo A si riscontra nell’agrigentino con vini di grande scrittura con le aziende che contano su una costanza d’idee di produzione imperniate su importanti progetti verso il futuro.
Il biotipo B, ha proseguito Sgandurra, nel suo trovare sbocchi produttivi di tipo massivo (come nel “palermitano”) oppure di nicchia, ha una zonizzazione che spazia anche dal “trapanese-Erice”( con una produzione proprio di nicchia d’eccellenze ben radicate) al “trapanese-Marsalese”, con aziende di qualità, ma poco inclini a grandi proiezioni in prospettiva.
Il biotipo C si sviluppa nella zona “Ragusa-Vittoria-Comiso-Chiaramonte” come nicchia, ma con assenza di entusiasmo, cosa che si avverte anche nella zona “Scicli-Ispica”, dove il Nero D’Avola non ha il protagonismo che assume in altri luoghi. La zona “Noto-Rosolini-Pachino”(Siracusa sud) è sostanzialmente bipolare: o tende a magnificare delle eccellenze in piccole proporzioni o presenta vini di poca personalità. Quindi si trovano vini strutturati quasi in Cru e vigne con grande vitalità e possanza espressiva ed organolettica ed al contempo vi sono altre cantine che ritengono il Nero d’Avola quasi come un nobile decaduto.
Nella zona di Siracusa nord, si osservano produzione massive con non grande carattere. Mentre il “catanese ed il messinese” sono regioni vinicole non considerate in questa analisi perché le aziende di questi luoghi fanno insistere la loro produzione nel ragusano e/o nel siracusano.
Ricondudencoci alla composizione della guida, in essa non troviamo annate importanti di alcune cantine, perché alcune aziende tendono a mandare, per essere valutate, le annate correnti, facendo perdere la possibilità di recensire a dovere tutte le annate nella loro interezza. Inoltre i vini presenti nella guida sono quelli che hanno ottenuto una votazione dagli 88 punti in su, cosa che ha comportato, nella versione della guida del 2017, su 400 vini circa esaminati, l’esclusione 250-300 sotto la fatidica quota 88, perché pur trattandosi di vini di qualità non avevano le stimmate della grande preziosità. Lo stesso anno della guida ha evidenziato poche eccellenze tra i 95 ( soprattutto alcune realtà dell’agrigentino e del siracusano) ed i 100 punti, con le aziende sui 90 punti maggiormente concentrate nell’agrigentino e poco nel palermitano e quelle del siracusano in preponderanza tra gli 88 e i 90 punti.
Nel frattempo, ossia nel 2018, come palese nella guida di quest’anno, c’ è stata la Doc. Molti vini si sono uniformati e ciò ha portato ad avere circa 780 cantine potenzialmente considerabili che , volendo adottare criteri più morbidi, potrebbero essere addirittura 1080 a comporre il totale delle aziende produttrici del Nero D’avola.
Si è creata quindi una base ampia sotto gli 88 punti, tanto da essere ritenute da inserire nella guida 2018 solo 280 sulle 780 prese in considerazione, proprio perché le restanti 500 cantine hanno sposato l’idea di un vino, come suddetto, abbastanza uniforme, riducendo lo spazio delle eccellenze (con un certo decremento tra quelle da 89 a 91 punti, ulteriormente più potente dalle 92 alle 100) , con prodotti enoici che da quota 88 sono addirittura scesi al di sotto, attestandosi quindi su valori più bassi.
Considerando l’evoluzione geografica, si è avvertito come: nell’agrigentino si sia mantenuto il livello elevato dal punto di vista qualitativo e propositivo; il palermitano si stia adesso proponendo come out-sider, con vini dai 90 punti in su; Il siracusano abbia conservato la situazione del 2017 aprendo però la base a vini con poca struttura.
Le vere annate d’ eccellenza proposte, in generale, sono quelle che vanno dal 2011 al 2014 e sono proposte nella guida che è presente in 50.000 copie che sono servite anche a considerare l’impatto di una guida tra gli utenti che la utilizzino, sia intermediari, importatori , distributori e vari addetti ai lavori.
Si è potuto verificare che su un campione di 100 tra loro di varie (10) nazioni, ponendo la questione su come il Nero D’Avola fosse percepito su una scala da eccellente a sottostimato, vi fosse una certa eterogeneità dei risultati passando dall’Iitalia che apprezza appieno il Nero D’Avola solo in una percentuale del 20% , la Russia , sostanzialmente indifferente ma vogliosa di conoscere il mercato o la Bulgaria che apprezza fortemente il vino in esame nel 60% del complesso degli intervistati.
Alla domanda sul fatto che si trattasse di un vino più di “qualità”o di “prezzo”, la situazione è ugualmente variegata ,anche se del Nero D’avola si riconosce la significativa struttura ma non si ha un’adeguata correlazione stretta con il prezzo, tanto che alla domanda provocatoria su un Nero D’avola -Tavernello, alcuni avrebbero risposto positivamente , confidando sul nome anche a basso prezzo,il tutto a sostanziale discapito dei prodotti d’alto lignaggio che giustificano un costo e quindi un prezzo più elevati . Ne consegue che il consumatore si trova a doversi misurare con un mercato di vini , ad esempio, da 3 a 50 euro, senza avere però la cultura necessaria a comprendere le differenze essenziali. Diversità che potrebbero essere colte maggiormente con una zonizzazione più spinta, enfatizzando l’aspetto territoriale, le cru ed addirittura le singole vigne con le DOP. Per paradosso esistono poche cantine, particolarmente affermate che non propongono, nell’etichetta frontale (ma solo in quella posteriore) il nome del vitigno perché il cliente ne riconosce l’eccelsa pregevolezza già affidandosi al brand della casa vinicola. Il problema è che questa “riconoscibilità” di pregio concerne poche cantine che hanno agito più egoisticamente senza farsi da traino ad un sistema che ancora non è neanche ben definito.
La guida vuole anche quindi invitare ad uno sviluppo di una realtà complessivamente rivolta verso l’acme della qualità e si propone di fare da veicolo anche nella ristorazione ( HO.RE.CA.): ecco quindi anche la versione in inglese , presente nei 10 paesi in cui vi è la sede del Club Sommelier, per cercare di rafforzare la via di magnificazione del Nero attraverso un outgoing fatto di promozione verso l’estero che si coniughi con un ingoing fatto di promozione territoriale, percorsi di visita e strade del vino, il tutto alla base dell’ importante evento che si terrà al Castello Tafuri l’11 maggio 2019, fatto proprio per dare la degna rappresentazione di un vino colto e splendido in una Sicilia culla anche di gastronomia varia e raffinata, come emerge da “ Il diamante nel piatto” di Anna Martano.
A conlusione dell’evento un fulgente panorama degustativo di Nero d’Avola di alcune tra le cantine selezionate, quali: Baglio del cristo di Campobello, Feudo Maccari, Morgante, Azienda Vitivinicola Lombardo, Rosso Amaro( una maro di Nero D’avola),Feudo di Santa Tresa, Vinanti, Tenute Cuffaro, Azienda agricola Cosentino, Salvatore Tamburello azienda agricola Biologica ed altre di livello.
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