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Cronache sicule, Paternò(Ct): all’annacata delle varette, il sindaco Mangano rimane immobile
Pubblicato il 04 Dicembre 2015
di Peter Parker (nella foto il sindaco Mauro Mangano)
Fossimo stati alla fine degli anni ’90 la “pulzella” Graziella Ligresti avrebbe attaccato energicamente la classe politica paternese del tempo, con l’accusa di favorire la penetrazione nella società cittadina della mafia. Lo ha fatto troppe volte anche impropriamente. Parlava, parlava, parlava la “signorina Sindaca”, considerando tutto ciò che non era generato da lei era il male universale, ma ai suoi figli tutto era permesso. Faceva il capoclasse segnando sulla lavagna virtuale i buoni e i cattivi. Ma il discrimine era a suo insindacabile giudizio, senza giustezza.
Oggi “la Signorina” rimane in silenzio proprio perché al suo pargolo prediletto, Mauro Mangano, anche in presenza di una società imbarbarita, più che in quegli anni, dove la criminalità organizzata dà dimostrazione, fattuale e mediatica, di potenza. Anche al cospetto degli ossequi al boss da parte dei simulacri della tradizione della devozione civica alla Santa Patrona, a nessuno è permesso di ascrivere all’attuale sindaco, alcuna responsabilità oggettiva e politica per come ha ridotto il comune più importante della provincia etnea. Nessuna dichiarazione al caso dell’annacata e dell’inchino alla famiglia del boss Assinnata, indigna fortemente più del caso dei Casamonica a Roma.
L’Ardizzone è un quartiere satellite della città di Paternò, dove tra l´altro si trova la sede del municipio. I due cerei, quello degli ortofrutticoli e quello dei dipendenti comunali (pagato con trattenuta dagli stipendi dei dipendenti), si sono fermati di fronte l´abitazione della famiglia degli Assinnata e sulle note del Padrino, ma guarda, guarda, è avvenuto il famigerato “inchino”, l´omaggio al boss Salvatore, 43 anni, attualmente in carcere per associazione di stampo mafioso ed estorsione. In pratica il fotofilm di quanto avvenne qualche settimana fa a Roma in occasione dei funerali del patriarca del clan dei Casamonica. In occasione di quanto avvenuto a Paternò, alcuni dei componenti della famiglia degli Assinnata, ritenuta vicina alla “famiglia” Santapaola, hanno dichiarato: “Noi non siamo mafiosi”, bisognerebbe capire, comunque, quando lo si è mafiosi.
E il sindaco Mangano? Ha provato ad essere distratto, non gli andava di certo attirare nubi sulla città che governa da più di tre anni, sarebbe stato personalmente disdicevole e proprio per questo fino a ieri sera tardi non si era espresso in alcun modo. Forse perché anche impensierito per alcuni pezzi della sua maggioranza? Solo la sera, dopo che il video relativo era su tutti i network nazionali e la valanga era inarrestabile, solo allora appare un primo languido commento, molto istituzionale e alquanto distaccato nei toni, quasi asettico. Non poteva più farne a meno, ci dicono alcuni.
Ma questo è solo l’epilogo dei fatti delinquenziali legati alla festa della santa Barbara. Infatti qualche giorno fa nella riunione del consiglio comunale convocata per l’approvazione del bilancio, i consiglieri subivano insulti e minacce da un pubblico formato proprio da questi criminali che pur di accaparrarsi i soldi per l’annacamento delle varette, non avevano alcun pudore a manifestare i propri sentimenti e le malavitose pressioni verso il civico consesso, che doveva immediatamente approvare il documento contabile. Ma neppure alcuna preoccupazione, mostravano, per la loro identificazione da parte delle forze dell’ordine. L’aggravante è che tra questi delinquenti vi era anche qualche componente del comitato parrocchiale della festa, parente stretto di un funzionario di polizia della vicina Adrano.
Questi i fatti che denotano una penetrazione inquietante nella società paternese (ma anche nelle istituzioni?). La società civile, la maggioranza silenziosa e la gente perbene subisce la ingombrante presenza dei malavitosi che imperversano e che ad ogni occasione non lesinano le dimostrazioni di potenza che debbano valere per tutti. Meglio se queste manifestazioni siano pubbliche ed in occasioni particolari.
“Bisognava sospendere la festa –ci dichiara il deputato Marco Forzese- perché la città deve assolutamente indignarsi, capire che è prigioniera sia di questi indegni soggetti se le reazioni di civiltà e democrazia tardano a venire, non solo con le dichiarazioni di sdegno, ma con i fatti. In questo la politica deve essere in prima linea, guidare questo processo di democrazia e pulizia sociale. Lo dobbiamo a questa nostra terra la testimonianza di cittadinanza attiva”.
Ma in ogni caso l’assenza di Graziella ci manca e ci appare sospetta, vero Mauro?
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