Cronache siculopolitiche: Candido Munafò di fronte alla follia dei nostri giorni

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Carissimo, quanti ponti virtuali di festività in questo aprile imprevedibile che ha condotto per mano nel mese delle rose straordinario periodo dell’anno che da sempre adoro in quanto esalta la stagione primaverile in tutte le sue rigogliose esaltanti edificanti forme della natura che rinasce.

Giunge così a grandi passi anche la fine dell’anno di una scuola sempre più immersa in una crisi d’identità per i noti problemi che si accumulano che si ripropongono ciclicamente manifestandosi per quanto mi riguarda in un’ irreversibile demotivazione nello svolgimento del compito culturale educativo programmatico a cui sono chiamato dalle mie funzioni di docente.

La sorte della buonascuola ha voluto che insegnassi vicino alle vallialpine in una realtà opulenta ancora oggi piena di grandi risorse economiche ma piuttosto inacidita impoverita inaridita in quanto deficitaria di una propensione alla lettura all’arte all’immaterialità. Infatti mi sento un pesce fuor d’acqua da queste parti in quanto le genti padane pur essendo laboriose sono protese alla ricerca del profitto personale della ricchezza materiale che ovviamente devono essere naturali obiettivi ma se sono esclusive ragioni di vita possono essere deleterie assorbendo assolutamente l’intera esistenza. Tuttavia quello che mi sembra accomunare tutta penisola è l’idea che acquisire la conoscenza il sapere la cultura sono inutili orpelli che non forniscono prospettive che dilapidano energie preziose altrimenti esercitabili in altri ambiti.

Cosi cresce rapidamente sovrana l’ignoranza l’individualismo il cinismo che generano il senso di non appartenenza alla comunità per cui non ci sentiamo figli fratelli sodali della stessa terra delle stesse radici. Avverto da tempo questo disagio nell’insegnare senza che questo mio modesto sapere profuso possa servire a qualcosa tranne che mettersi a posto con la propria coscienza dimostrando di avere impartito il trito programma scolastico senza poi che essere sicuro dell’apprendimento dei discenti senza essere certi che abbiano attinto dalla conoscenza qualcosa di importante per il loro futuro.

Il fallimento più grande che avverto è quello di non sentirmi un adeguato educatore nonostante gli sforzi supremi di impegno volontà abnegazione che pongo in essere ogni santo giorno. Giustappunto avverto con delusione che i nostri sentimenti sono oggi lacerati dal disvalore dell’intelligenza emotiva dall’oscuramento della ragione dal turbinio del consumismo, che sono il brodo di coltura dell’odio che sobilla intensamente le menti come accade in tanti settori del nostro vivere.

Allora comincio a detestare il mio lavoro quando denoto la derisione di cui sono circondati gli insegnanti che vengono calcolati alla stregua di controllori delle menti degli allievi sempre più affetti da superficialità disinteresse strafottenza. Il corollario è che la maggior parte dei padri delle madri sono tolleranti sull’atteggiamento dei figli di non far quasi nulla di più di quel che è necessario fare per superare gli ostacoli delle annualità sino al conseguimento del titolo di studio.

Così vanno le cose del nostro vivere che degrada sempre più verso una dissoluzione dei valori che viene ogni settimana testimoniata da episodi di cronaca che mostrano i segni del crollo morale in cui ci troviamo. Mi inorridisce l’omicidio della moglie con conseguente suicidio del classico uomo che non accetta la separazione il tutto fatto davanti a bambine che saranno traumatizzate per tutta la vita. A distanza di qualche giorno avviene l’emulazione di una medesima terribile vicenda omicidio suicidio da un’altra parte del(l’) (ex) belpaese. Mi indigna lo stupro nei confronti di una donna di due casapaundisti che tradisce in modo più che evidente le teorie che lor signori si professano fieri difensori dei valori tradizionali Diopatriafamiglia.

Mi sconvolge immensamente la morte violenta di quell’anziano che è stato molestato torturato ucciso da un branco di mostri anche adolescenti che sadicamente per tanto tempo nell’indifferenza quasi assoluta di una comunità hanno perseguitato consumando torture pestaggi molestie nei confronti di un uomo solo che non sapeva come difendersi essendo solo contro tanti gridando disperatamente aiuto con l’esclamazione carabinieripolizia, senza che nessuno ascoltasse questo angosciosa voce terrorizzata anzi quasi tutti si voltavano dall’altra parte.

Ecco in questo episodio drammatico c’è la metafora nefasta di un’ umanità che si smarrisce nei meandri del male, con una continua narrazione quotidiana che inorridisce avvilisce mortifica, in cui emerge l’assoluta mancanza di educazione etica personale civica di cui sicuramente una parte di colpe l’ha avuta anche una scuola inefficace che faceva acqua da tutte le parti oltre che una condizione antropologica familistica permissiva allarmante che giustifica la violenza sui deboli sui malati sugli indifesi. Dietro il solito perbenismo ipocrita borghese piccolo borghese proletario si celano i demoni della violenza del bullismo dell’oltraggio in cui naufragano gli ultimi barlumi di luce.

Celebriamo feste di libertà del lavoro di resurrezione ma non riusciamo a comprendere il segno il significato il senso della vita che muore della mancanza di rispetto di gentilezza di cortesia. Oggi non ho più voglia di parlare caro Marco sono troppo triste arrabbiato amareggiato.

Ti abbraccio. Tuo Candido.

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Benanti

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