Cronache siculopolitiche: Candido Munafò e i miti del “progresso”


Pubblicato il 13 Gennaio 2019

Caro Marco,

qui la neve nel nord della padania ci sommerge noto che anche la nostra amata terra dona da qualche anno la gioia di fiocchi copiosi anche a bassa quota. L’allegoria vuole che la pioggia pulisca mentre la neve purifica! Ne abbiamo proprio bisogno amico mio per liberarci dalle lusinghe fasulle dalle adulazioni interessate dalle ipocrisie consolidate. Comprendere chi è sincero chi ci imbroglia chi ci mente è arduo per tutti figurati per me che sono Candido. A volte i personaggi più melliflui untuosi ambigui pur di ottenere gli obiettivi prefissati millantano una realtà inesistente manipolano i fatti. Nel campo in cui operi si potrebbero indicare esempi in grande abbondanza.

Mi ha colpito tanto in questi mesi che il giletgrigiodellasette si dedica con rara passione a tre sorelle rimaste vittime di soprusi minacce angherie in un fondo di mezzochiuso. Una cosa davvero deprecabile! Nessuno però si cimenta di sapere chi aiutava il soggiorno di binnutratturi nei rifugi a mezzochiuso da tempi immemori. Ora si è saputo forse nascosto nottetempo anche in qualche monastero di suddetto comune per nascondersi sfuggire eludere il carambachesorpresa. Anche il papà delle tre martiri locali è chiamato in causa come protettore del vice capodeicapi. Alla fine il milite riccio sapeva dov’era però la cattura mori all’istante.

Chi aveva fatto queste confidenze al valido segugio ebbe un incidente mortale nella città dell’elefante a seguito di una sventagliata di polvere da sparo. Passarono anni prima di prendere il bossolo forse vigeva il patto che soffoca la trinacria da quando nacque il nuovo regime a metà degli anni quaranta.

Come noti la lingua batte dove il dente duole! Non so se sono finiti i tempi belli per lor signori quando vivevano da asceti miliardari per comandare come mandarini sopra sudditi impauriti con la complicità attiva di podestà regnanti potenti. Le lire guadagnate dai traffici si mandavano comodamente dove fruttavano anche nelle borse di società protese a foraggiare impresari di tutte le risme tra cui anche il caimano ex cavaliere ex regnante pregiudicato liberato risorto. Mai nessuno gli chiese conto e ragione di quel fiume carsico che entrava e usciva dalle casse dell’edilizia del nord. Meglio ottundere le menti con le comparse di un soap opera di second’ordine che dissolva tutto nel porto della nebbie.

Chi cerca di conoscere la verità su alcuni grandi misteri delitti irrisolti arreca disturbo ai potenti che operano in gran segreto che desiderano oscurare il passato pieno di ombre tipico dei grembiulini sporchi. Qui da voi(noi) ci sono stati tante icone innocenti della carta morti ammazzati per lo scrivere denunciare pubblicare del malaffare. Tanti poveri cristi che ogni anno giovano come bei vessilli da sventolare all’occorrenza per redimersi dalla cattiva coscienza delle colpe mai più rimosse. Chiude dopo pochi mesi l’ultimatelevisione del recente inquisito con i tuoi colleghi prima in corsa poi fuori pista come pendolari dall’epoca del mitico puparo.

Nulla di nuovo sotto questo cielo grigio plumbeo nero! Per noi sicani già sarebbe molto conoscere almeno un nome di chi è stato ad ordire dall’alto i delitti eccellenti in una terra lastricata di morti. Prima non bisognava osare mai conoscere verità inconfessabili era il primo comandamento dello scrivere altrimenti innanzitutto ti prendevano per pazzo ti screditavano ti gettavano fango poi se continuavi ti ammazzavano. Nei regimi dispotici ne ammazzano uno per educarne cento.

Oggi invece si sono attrezzati meglio già sanno in partenza come sei quindi non potrai mai lavorare come scrivente dove loro comandano controllano dirigono. Mi vengo alla mente le parole profetiche del nostro maestro di Regalpetra: “La mafia era, ed è, altra cosa: un «sistema» che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese e non sorge e si sviluppa nel «vuoto» dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue legge e le sue funzioni, è debole o manca) ma «dentro» lo Stato. La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta.”

Un abbraccio.

Tuo Candido.


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