Cronache siculopolitiche: Candido Munafò e il neofeudalesimo siciliano

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Caro Marco,

condivido la tua indignazione, il tuo sconcerto quando sottolinei le convenienze opportunistiche dei cortigiani destri, sinistri e centristi che sono giustappunto le solite compagini frequentate da personaggi abili e astuti che magari da giovani andavano in giro a menar botte o occupavano aule dell’accademia e crescendo proprio per questa nature impetuose hanno ottenuto più facilmente oltre ai titoli di studio anche posti e ruoli di primo piano nel sociale. Come dire, prima facevano il casino e poi per ammansirli si trovava a costoro il posticino. Nella città del liotru si sa bene chi sono e quali carriere insignificanti hanno fatto nelle stanze del potere con attività redditizie tra i parlatoi o i sottopoteri e nonostante cospicui assegni di mantenimento pretendono sempre di stare in alto con perenni occupazioni di feudi e contee anche per potestà del podestà pugliese.

Non mi sembra un bel vedere quello a cui assistiamo ma consolati(rassegnati)Marco, ovunque è cosi prima rivoluzionari da salotto o reazionari di professione poi invece ricercatori di poltrone e decisamente incalliti si danno da fare per affermare solo sé stessi a guadagnare il mai dismesso reddito di padronanza. Varrebbe la pena di dire, anche a costo di essere definito seguace dell’uomo qualunque, che quando si tratta di certe cose come dicevano gli antichi gli uomini del potere “su tutti i stissi”. Mettiti in testa una volta per tutte che costoro non scompariranno mai di scena poiché questa è la natura umana ed io che sono candido non voglio dire quel che penso sino in fondo e immagini facilmente quando questi signori non ambiranno più a ruoli di comando.

Adesso poi che riprende quota nuovamente don Fefè vedrai che la logica spartitoria sarà cence(te)llinata secondo una professionalità che soltanto i veri centristi estremisti di un tempo antico conoscono a menadito superati o appaiati solo dai garofonisti dell’ultima stagione. Poi tramontati tutti questi sono arrivati i barbari (del) bipolari (ismo)che hanno fatto “mambassa” di tutto quello che c’era d’accaparrarsi né più né meno di quel che facevano prima i suddetti del primo regno. Ora prossimamente aspettiamo un’altra ondata magari gestita e diretta qui da un regista –sceneggiatore illustre qual’ è senza nessun dubbio l’ex pizzo più amato o mizzica cu c’è che pur di rimanere a galla faranno di tutto per salvarsi e distribuendo prebende e regalie.

In uno scenario sempre più desolante per la trinacria loro si muovono con disinvoltura in un rapporto di amore e odio come dei veri nobili fingono duelli e sfide ma alla fine di giorno fanno finta di litigare mentre la notte vanno a cena insieme. Ho fatto un sogno in sicania e nella visione onirica notturna c’era uno spettacolo di bisboccia scarsamente edificante in cui tutti insieme gli ex regnanti dell’isola erano uniti nel rilanciare in coro le belle parole di sempre che ci fanno tanto emozionare, commuovere e appunto sognare e seduti in una tavola imbandita con camerieri in livrea loro ripetevano brindando e cantando le tre parole usate a “candriville” e cioè “ …vulemu u ponti, a fonti e u monti”.

Un inno alla gioia della nostra misera terra che rappresenta una perfetta metafora ardita e dissacrante e non me ne vogliano gli amici della bellissima città delle ceramiche che ha queste tre peculiarità che vengono artatamente amplificate per vantarsi in quella terra che ha dato i natali a famosi regnanti gattopardi e leoni che hanno fatto la nostra storia e come direbbero sempre da quelle parti hanno ottenuto nel loro agire pubblico comunque “un successone” personale.

Noi del liotru invece uomini e donne di grande fantasia ed estro abbiamo mandato a rappresentarci nella penisola per lo più uomini ambigui, untuosi, magari sorridenti e cordiali, ma nel contempo astuti nella tattica e scadenti nella strategia e che a conti fatti hanno prodotto quasi nulla per la comunità e sono stati sufficientemente sconclusionati. La liotrubene di ha vissuto cosi reggendo per decenni in perfetto equilibrio tra casanostrani, industriosi, appaltatori, prenditori, giornalari, accademici tutti borghesi di ogni età e professione che non hanno mai subito tensioni o risentito ansia e quando si incontrano di qualunque colore siano rosso, neri verdi o bianchi si baciano si abbracciano si scambiano notizie sulle vacanze appena fatte, sui nipoti appena nati, sui figli appena sistemati.

Quindi non c’è problema sono tutti al sicuro dalla culla alla terra dei pioppi mentre il popolino povero che paga sempre altissimi prezzi mostra a giorni alterni rabbia e sarcasmo provando a seguire disperato i potenti di turno accontentandosi di qualche piccola briciola. Ecco il mio piccolo sfogo quotidiano per dire che siamo in fondo brave e disciplinate pecore, pecore, pecore e seguiamo consapevolmente o inconsapevolmente il vento che soffia ma prima poi qualche pala del mulino ci colpisce e allora ci attacchiamo a qualche donchisciotte della sicania con il(i) ronzino(i) al seguito.

Che vuoi fare, caro Marco, la vita si ripete perché naturalmente dal palazzo della pupa luogo supremo della legalità si procede distrattamente e i soliti maestri del foro vivono lambiccati e sepolti dai faldoni ovattati e separati dalla realtà. Mi spiace o mi piace che ogni tanto scoppia qualche bomba e cosi c’è qualche vittima illustre a pagare (spese legali e altre minuzie) poi dopo breve tempo con qualche messinscena tutto torna come prima tra fatiche procedurali e obblighi giuridici.

Eppure penso pervicacemente che dovremmo essere noi stessi a capire come (non) funzionano le cose, come tutto si svolge secondo canoni levantini di inefficienza consolidata e scarsa chiarezza. Se non ripartiamo da zero anzi da sottozero non prenderemo coscienza della nostra condizione che,ahinoi, si nutre di abitudini a cui non nessuno è disposto a rinunciare.

Ti abbraccio amico mio. Tuo Candido.

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Benanti

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