Cronache siculopolitiche: Candido Munafò e il…”sogno della Ragione” in Sicilia

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Marco, che giorni tempestosi per la nostra penisola percorsa in lungo e in largo da bombe d’acqua piogge a dirotto maltempo senza fine.

Poi morti che deturpano questo autunno di dissesto del territorio e anche nella Trinacria altre sciagure dovute all’incuria umana. Abbiamo tanti record specie al Meridione ma in verità siamo eccelsi nel costruire case abusive e così siamo un popolo che edifica in ogni dove. I podestà locali nel passato quasi sempre (oggi un po’ di meno) o strizzavano l’occhio agli speculatori o facevano finta di nulla. Ma poi se costretti ordinano demolizioni che in gran parte non vengono mai eseguite.

Che dire Marco meglio(peggio) di così si “muore”! Da noi il perdono condono dono è l’essenza del modo di essere naturale del popolo che si fa diritto positivo con tanto di sentenze dei tribunali tutti che si oppongono depongono dispongono. Mi dici come si fa a cambiare tutte queste nostre belle abitudini? Solo un povero anarchico squattrinato vociante delirante come te può pensare che le cose mutino grazie a queste iene, perdonami anche tu, sbarazzine aguzzine meschine. In questa settimana piovose leggo con dispiacere che il pizzo più amato dai siciliani non va tanto d’accordo con il conte di Palazzo Chigi e lui poverino si adombra in continuazione per il terreno che gli manca sotto i piedi o perché non viene neanche calcolato in qualità di regnante della sicania.

Ormai gira poco tranne quando gli viene conferito qualche premio per il suo aplomb self control di stile anglomilitellese davvero inappuntabile. E’ pronto a salpare sul vascello del Capitano ma i suoi accoliti frenano dicendo “che fretta c’è”. Mentre il podestà della città dell’elefante vive nel patema d’animo e si agita si impegna si sforza nel tentativo di fare un miracolo per evitare alla sua amata città il disastro. Ma ormai il decreto di fallimento è pronto e si tratta solo di controfirmarlo.

Da noi come sempre questo caos calmo che non reca fastidio domina l’esistenza e ogni uomo insieme al suo valore viene accompagnato quasi sempre da una linea d’ombra. Chi oppone ai due dioscuri lancia l’accusa infamante prepotente dirompente che in ognuno di noi c’è qualche tratto tipico di personalità dell’uomo che regnò per vent’anni con la mascella volitiva. In ognuno di noi c’è stato qualcosa del Caimano ma ora anche del dux , come dire, quell’eterno bisogno banale naturale essenziale dell’uomo forte ricco arrogante.

Caro Marco si sta personalizzando tutto e francamente la psicologia di massa è divenuto un sport collettivo . Il partenopeo e il Capitano litigano per apparire bravi a comandare e “l‘ora segnata dal destino” si avvicinerebbe a grandi passi. Nella città eterna ci si scontra un giorno si e un giorno sempre su tutto perché il contratto firmato non è chiaro nelle clausole e non sta producendo gli effetti sperati. Ci sono rogne sulla prescrizione proposta dall’uomo in buonafede e su quasi tutto che si presenta per essere approvato.

Invece di pensare alle future generazioni si pensa come sempre alle future elezioni per restare in sella.

Allora, caro Marco, comincio ad apprezzare in questi frangenti quel senso di rivolta ribellione rivoluzione che c’è in te. Vorrei abbandonare il mio atavico oblomovismo e divenire un uomo di azione di pensiero di lotta come te che ha messo in soffitta il rosso e il nero. Ricordi quando mi dicevi che spaccavo il capello in quattro e che potevo insegnare una nuova materia la “tuttologia” e la “dietrologia” ?Ma essendo un pigro che lavora non mi sono impegnato a sufficienza per ottenere queste cattedre rimanendo un eterno incompiuto.

Un caro saluto. Tuo Candido.

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Benanti

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