Cronache siculopolitiche: Candido Munafò e l’attualità…editoriale

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Marco,

apprendo con sgomento e ansia quel che accade nella nostra incantevole e sventurata Trinacria e noto con sommo dispiacere che anche tu sei disgustato per gli eventi e, infatti, ti sei fatto fotografare sul profilo delle libro delle facce mentre rimetti con la testa infilata nel water ( a casa o al giornale?).

Da quel che deduco facilmente in questa settimana fragorosa ti ha scioccato la vicenda della caduta degli dei che dalle nostre parti è un fatto assi raro e non so bene quale regista oggi potrebbe rappresentare questi tremendi fatti.

Al più famoso puparo che abbiamo è stato sequestrato il patrimonio che ammontava solo a qualcosina in più di cento milioni di euro che fanno certamente gola ai regnanti nazionali e che se confiscati sono persino superiori alla somma dei vitalizi che i due dioscuri disperati hanno deciso di togliere agli ex-rappresentanti del parlatoio nazionale. In questo tragico momento per l’intera comunità isolana ripenso con ossessione al modo in cui siamo stati sempre derubati di risorse noi poveri terroni a cominciare dagli esordi della nazione quando i coloni sabaudi sostenuti della plutocrazia massonica dei bretoni occuparono il nostro regno.

Cosi ci hanno depredato utilizzando quel donnaiolo eroe dei due mondi che si avvaleva di mille descamisados di rosso vestiti. Accadeva oltre un secolo fa e qui da noi la storia non è mai cambiata. Siamo stati dominati sottomessi sfruttati e ,quando, i marines delle terre scoperte dal genovese ci “liberarono “ dal (giornalista) dux invece di fare della sicania una stelletta la donarono per riconoscenza a dei rozzi uomini di “casa nostra”.

A proposito saltando di pala in frasca i colleghi della carta stampata della “res pubblica” del fondatore editore direttore ultranovantenne (lui dice vegliardo) non dedica tanto spazio a tutto quel che accade all’ultraottantenne fondatore editore direttore (giornalista?) che , ironia della sorte porta il tuo stesso nome. Forse anche loro sono grati nei confronti del celebre magnate/puparo perché li salvò dall’ex-cavaliere pregiudicato (ma non rassegnato)che voleva assorbirli nel proprio gruppo.

Ora questi giudici ingiusti in tal modo ci vogliono togliere anche l’ultimo grande riccone che è stato per noi sicani la sintesi più perfetta tra il Caimano e Paperon de Paperoni. Ma mentre l’ex papi della Padania si è buttato nella mischia divenendo un attore di primo piano del teatrino della politica e mettendoci tanti ma proprio tanti quattrini (in verità non tutti suoi in quanto provenienti anche da giudiziosi facoltosi finanziatori della terra nostra)

Al contrario di quello nostrano che è un’anima discreta silente untuosa che non ha mai. aspirato a divenire un parlatore nella città eterna, ma invece voleva solo accumulare lire euro soldoni non abbandonando mai la sua indiscutibile umanità nazional popolare che ama i potenti.

Nessuno nega che ebbe una lunga frequentazione sodalizio amicizia con i cavalieri dell’apocalisse e quando costoro furono polverizzati si adoperò per non fare crollare la città dell’elefante sostenendo un altro cavaliere come al solito del lavoro. I detrattori invidiosi dicono di lui che ha fondato un impero del male, alimentato da una ricchezza smisurata cresciuta in oltre mezzo secolo e che, come diceva il filosofo inglese contemporaneo, sarebbe stata costruita su un grande crimine.

Gli anti di “casanostra” gongolano di gioia mentre gli azzegarbugli del diritto piangono lacrime amare invocano i tre gradi di giudizio e pregano che non ci sia la confisca. Ma nella Trinacria essere industriosi significa inevitabilmente entrare in contatto o allearsi con gli uomini che coltivano l’antica arte di annacarsi e con gli amici degli amici di “casa nostra”. Non capisco il motivo di tanto accanimento se costui avrà forse pur conosciuto il cacciatore quando ancora senza censure contemplava le stelle e che, come dice un giudice colto e ardito, questo prode amante dell’astronomia era inserito e rispettato nella borghesia “bene” della città du liotru dove tutti lo conoscevano.

Forse l’astuto puparo doveva assumersi l’onere di risalire a tutti i gradi parentela per sapere se si poteva associare a qualche altro imprenditore locale per valorizzare il suo latifondo che ormai non rendeva più come prima? Doveva forse chiudersi nel Palazzetto di vetro e non avere più contatti con il prossimo(amministratori podestà onorevoli) in modo da risanare il degradato centro storico o non doveva intercedere verso il potente di turno o non doveva prendere un bel caffè con chi gli chiedeva udienza?

Mario che razza di pretese assurde richieste ad un genio poliedrico e brillante di tale specie che non aveva neanche il tempo di scrivere neanche un articolo di fondo ( massima passione aspirazione per un direttore) anzi si uno l’anno lo preparava ed era quello degli auguri alla nascita del bambino Gesù.

Il nostro vantava un legame antico e indissolubile al celebre pippo pluto inventore della tv con cui insieme cercava di fare buoni investimenti. E poi quell’affetto maturato con il bianco fioraio adoratore della primavera, il podestà che sorride sempre in tutte le occasioni tristi e allegre che siano. Loro due si premiavano e si incontravano,si parlavano e si intervistavano, poi si vedevano e si stimavano e ancora discutevano e trattavano.

Insomma, si sono divertiti tanto ma proprio tanto. Anni ruggenti e splendidi in cui la dinastia di questo eroe della nostra era conquistò ricchezza e splendore potere. Ora tutto questo rischia di tramontare e lo scrittore tedesco sfuggito alle ire del pazzoide cancelliere dittatore ci ha descritto la saga delle famiglie: prima sugli altari e poi nella polvere. Non pensare di me che sono banale e che non approfondisco mai nulla.

Ma invecchiando comincio a nutrirmi di luoghi comuni per rassicurare lo spirito che evapora in mille fantasie. Tutti difendono questo malcapitato sia a destra che a manca. Lui conta per uscirne indenne dell’apporto di una donna grintosa che saltò di gioia alla presunta assoluzione del divo. Marco, io sono solo un misero intellettuale riluttante oscuro malinconico e coltivo un dubbio :immagino che tutto quel che succede oggi possa finire in una bolla di sapone. L’ho fatta lunga non me ne volere.

A presto.

Candido.

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Benanti

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