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Cronache siculopolitiche: Candido Munafò nel mezzo delle debolezze umane

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Caro Marco,

gli umani commettono durante lo loro vita tanti errori che a volte risultano nefasti inficiando il futuro e provocando tanta ansia e preoccupazione per le conseguenze che ne derivano. Purtroppo è quasi certo che in queste situazioni raramente troverai parole buone o di conforto anzi se non apertamente quelli che reputi parenti o che pensi siano amici sono solo pronti a critiche postume del tipo “…come mai hai fatto questa c…a …”oppure” …te l’avevo detto che non era una scelta da fare…” . L’animo si mortifica e si umilia ulteriormente al punto da alimentare un senso di colpa che travolge tutte le difese interiori. Sono sempre a colpirti e farti stare ancora più male ma naturalmente nessuno è pronto invece a riconoscere i propri di errori che probabilmente la persona messa sotto accusa trattandosi spesso di persona prudente e sensibile non ha mai inteso rivolgere allo stesso proprio per non ledere, per non tormentare o non offendere chi si erge facilmente a giudice.

Ma cosi va la vita Marco e a peggiorare la situazione vi è anche il fatto che se hai aiutato qualcuno nella vita raramente nel momento del bisogno te lo ritrovi accanto anche solo con la solidarietà formale e anzi molti se non tutti si voltano dall’altra parte proprio per non riconoscere mai che hanno ottenuto alcune cose grazie a chi è in difficoltà. Sono le leggi naturali dell’ingratitudine e dell’egoismo che non hanno deroghe cosicchè a prevalere è la certezza di essere soli quando è necessario e questo è un dato certo che mi pare nessuno possa onestamente disconoscere o nascondere.

In certi momenti anche questa tendenza si ripercuote ai livelli più alti quando sono in gioco interessi più rilevanti allora puoi starne certo che nelle logiche del potere soprattutto persino il tradimento della persona amica è una pratica giustificata e consolidata che si riproduce all’infinito. La riconoscenza non viene quasi mai riconosciuta e ripagata nel tempo e tutto si situa in un campo delicato che è quasi sempre concepito come un do ut des, come una pratica utilitarista e opportunista e non certamente come un atto gratuito di generosità. Nella nostra storia di questo regno ricordo l’uomo dal ciuffo bianco che trovò la morte nella prigione (infame!) del popolo abbandonato da tutti nonostante che molti avevano ricevuto vantaggi dalla sua amicizia e dopo che si trovavano nella condizione di aiutarlo per liberarlo trovando il luogo dove veniva detenuto fecero finta di nulla affermando la ragion del regno.

Ma per fare un altro piccolo e misero esempio dei tempi recenti meno grave appaiono ai nostri occhi le rassicurazioni pubbliche di quella mina vacante del bullo fiorentino che con le sue rassicurazioni ai vari regnanti di turno con quella parlata squillante dichiara “stai sereno “o “tranquillo ti sosteniamo” per poi alla prima occasione conveniente per lui mandarli a casa tradendo l’impegno. Per ritornare alla vita spicciola di tutti giorni abbiamo contezza di un grande stuolo di magnifici cornuti e cornute che vivono bene lo stesso o sopportano per puro masochismo e nonostante il tradimento faccia male qualche volta sono corazzati e vanno avanti trovando mille giustificazioni per resistere all’umiliante situazione.

Ma, naturalmente, come una sorta di interfaccia la questione più delicata è quella di non essere troppo generosi con le persone sbagliate e soltanto che chi manifesta tendenze alla filantropia molto spesso non è solo affetto da una bontà d’animo ma anche da una sorta di fragilità interiore che prescinde dall’utile personale. Ma è anche vero che poi ci sono categorie umane infime che “scroccano al prossimo” con falsi pietismi di tipo manipolatorio e mistificatorio e tendono a condizionare le persone sensibili con ricatti morali falsi e menzogneri.

Noi comuni mortali, caro Marco, quindi, non possiamo lamentarci continuamente che chi dirige il regno o i feudi o le contee è infido e inaffidabile quando poi questi signori avidi e arrivisti giungono in certe posizioni di vertice grazie a noi e non sono certamente angeli ma sono sospinti dagli stessi sentimenti con cui noi in piccolo ci comportiamo nella vita quotidiana. Alla fine forse è meglio tirarsi dai guai da solo e non ricordare agli altri il bene che si è fatto proprio perché la natura generosa è una virtù disinteressata di chi ha un’elevazione spirituale che non è di questa terra. Infatti costoro si avvicinano più alla metafisica che alla fisica poiché chi è buono lo fa in fondo perché si sente bene, lo fa perché gli brillano gli occhi al mattino davanti allo specchio, lo fa perché ha un’anima che brilla di luce propria.

Gli avari sono invece dei malati non tanto immaginari ma reali che evitano di vivere pieni di fobie e paure anzi sono persone che si rinchiudono nel loro guscio protettivo algidi e incapaci di esprimere sentimenti positivi. Non traggo conclusione affrettate ma purtroppo prendo atto che nell’eterna tra il bene e il male quest’ultimo prevale nettamente lasciando sgomenti gli umili e gli onesti che battono in ritarata ritraendosi dalla vita associata e (ahimè)lasciando il campo appunto ad avventurieri e opportunisti, arrivisti e carrieristi.

Mi ripeto sempre e ammetto che queste sono mie fissazioni ma vorrei citarti un grande filosofo dell’antichità che affermava “… È ingrato chi nega il beneficio ricevuto; ingrato chi lo dissimula; più ingrato chi non lo restituisce; il più ingrato di tutti chi lo dimentica…” .

Ti abbraccio. Candido.

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Benanti

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