Cronache siculopolitiche: Candido Munafò racconta Catania di oggi


Pubblicato il 29 Settembre 2019

Carissimo,

leggo di resoconti che indicano la città del liotru come la più corrotta della Trinacria e forse anche della patria. Si parla di un sommerso di traffici illeciti in nero, di atti e comportamenti disinvolti, di malversazioni occulte che dovrebbero essere la linfa di un’economia illegale diffusa e capillare. Si fa capire anche che da un momento all’altro dovrebbero scoppiare tante bombe come in un campo minato e dove potrebbero esserci tante vittime e feriti.

Comunque, troppe disattenzioni inspiegabili, distrazioni volute nel corso di oltre mezzo secolo vi sono state in giro soprattutto da chi nel palazzo della pupa doveva combattere sino in fondo le frodi, le truffe e gli imbrogli che avvenivano e le ragioni di tali strane dimenticanze per quel che succede(va) nei gangli della cosa pubblica sono facilmente comprensibili. Infatti facendo circolare tanta massa di ricchezza senza nessuno controllo ci si arricchisce facilmente senza dar conto a chicchessia ma al tempo stesso si redistribuisce reddito anche se in maniera iniqua e a casaccio.

A completare questo quadro disastrato si registra il fatto che un po’ tutti siamo orfani del mitico sistema clientelare che era fatta di “favuri” e “raccumannazioni” tipiche concessioni di una comunità malata e alimentata ad arte da certi uomini del potere per creare dipendenza e per carpire il consenso, il sostegno se non per estorcerlo a buon mercato. Ma dove non si arrivava con le promesse anche fasulle si uscivano danari o regalie per comprare la fiducia dei più riottosi, dei poveri e bisognosi da civita o da via plebiscitu o du librinu che non affrancati da bisogni primordiali hanno continue necessità. Nel tempo poi sono prosperate tante ricchezze che crescevano improvvisamente come i funghi qua e là nel giro di poco tempo senza una precisa origine accertata di queste misteriose e improvvise opulenze.

La filosofia esistenziale del “pi mia chi c’è” è ancora molto estesa e connaturata nell’antropologia dei vostri(nostri) conterranei che quando c’è qualche “musca ianca” che nei luoghi del potere si rifiuta di rubare o non si appropria di risorse o non ne vuole semplice mente approfittare viene definito come un “fissa” e subito marginalizzato. Quindi, si può ben dire che gli onesti sono cretini d.o.c secondo questa mistificante concezione che nessuno per la verità ha il coraggio di esplicitare pubblicamente ma che si sussurra via via nelle confabulazioni e che implica anche quella nostalgia struggente del “mangia e fai mangiare” dell’esaltante epopea del passato. Cosicché prima che si arrivi a ritrovare il bandolo della matassa occorrono intere generazioni che dovrebbero essere educate dai primi anni di scuola al buon vivere virtuoso e onesto.

Però nel corso di tanti anni non è vero che sono mancate denunce e domande di intervenire solo che c’erano ciechi, sordi e muti pronti e disposti a non fare nulla anche se erano preposti a tale scopo per impedire il succedersi di eventi dannosi per la comunità associata. Ma molti di costoro togati scambiavano anch’essi con favorevoli insabbiamenti o facevono finta di non vedere o non sapere per assicurarsi vantaggi in altri ambiti o per sé o per i propri cari. Non stupisce che chi dovrebbe occuparsi di mettere a posto le nostre strade per assicurare sicurezza ai veicoli possano accettare doni e quattrini. Immagina quanti ce ne saranno ancora che non sono stati scoperti o che sono ancora più furbi e raffinati di questi polli.

Ma certo che per cogliere nel sacco i malfattori occorrono le prove e senza queste non si può far nulla tranne ascoltare il sentito dire. Ho sempre in mente l’idea che chi è astuto riesce sempre a farla franca e non paga nessuno prezzo per le malefatte e così com’è è vero che tante inchieste non sembrano seguire i criteri dell’obbligo dell’azione pensale. Ma poi fammi capire chi stabilisce le priorità delle inchieste o come si attivano o vengono rese operative ? Ancora oggi tutto ciò risulta un mistero anche se qualcosa si muove dal porto delle nebbie dove si comincia a diradare la visibilità.

Abbiamo in questo regno questa grande capacità di scoprire tutti i torti subiti dalla comunità in netto ritardo quando ormai non si può fare più nulla per rimediare. Siamo grandi specialisti nel mondo per nascondere cose losche anche per l’apporto attivo di legulei del diritto che si prestano lautamente retribuiti a sostenere schiere di truffaldini.

Ma poi, caro Marco, mi sai spiegare come mai nei templi del diritto a difendere uomini presunti colpevoli vanno personaggi che anch’essi violano le leggi per nascondere guadagni in nero e, quindi, potenziali autori di reati penali. Mi pare di dire è come avere il ladro in casa e fare finta di non accorgersene e poi gridare al ladro al ladro ad un innocente che passa sotto casa per caso.

Ridicoli, miseri, avvilenti sistemi per lucrare solo benefici senza risolvere il nodo di un mondo che debba fondarsi sulla correttezza e trasparenza. In parole povere il cane che si morde la coda. Dunque dubito che riusciremo a mettere ordine e modificare un modus vivendi che permane da decenni nonostante che ogni tanto cade qualche mela marcia. Non casualmente sono un seguace del maestro di Regalpetra che ragionava senza illusioni e ideologia su questa realtà spietata e cinica.

Con affetto. Tuo Candido.


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