Cronache siculopolitiche: Candido Munafò, uno sguardo scettico su una miserabile “classe dirigente”

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Marco,

l’incipit di oggi inizia con un tema molto caro ai nostri regnanti che è la diffusione smodata smisurata smaccata del narcisismo. Tale modalità d’essere rappresenta una malattia antica di chi reputa fondante la conferma del proprio ego delirante soverchiante prepotente. Di converso il narciso finge di ascoltare gli altri simula interesse per il prossimo mentre in realtà vive solo della sua immagine alterata ingigantita magnificata.

Questa riflessione mi sovviene per il fatto che è stato trasferito finalmente alla patrie galere un assassino sottratto alla giusta pena per decenni prima dai franchi e poi dai carioca. Ebbene il capitano e il buon signore si sono presentati all’arrivo di costui per mostrare al popolo di essere stati loro gli artefici bravi efficienti perfetti nell’aver assicurato il truce omicida mettendo così alla gogna l’ergastolano.

Poi il capitano con quella divisa militare esibita in tutte le salse per conquistare il consenso facendo capire di essere totalmente immedesimato nel ruolo di uomo d’ordine che mette tutto a posto con la sua forza determinazione volontà. Francamente ridicolo patetico grottesco il suo modo di muoversi nell’universo mondo!

Ma ancora più esilarante è stato il nostro ex podestà spodestato adesso ritornato al palazzo di città che ha affermato sul libro delle facce(toste) che lui ci stava riuscendo a portalo prima in galera tanti anni fa questo terrorista. Senza tema di essere smentito a distanza di tempo per puro esercizio retorico si è vantato in modo sciocco di una cosa che non portò a compimento. A che serve tutto ciò? In tale maniera il pudore la riservatezza la discrezione non esistono oggi giorno per i nostri regnanti che si intestano ogni atto per manifestare prontezza per ottenere riconoscenza per conquistare benemerenza.

Ormai questo è il modo che si usa per essere più vicini al popolo cosi fan tutti ma proprio tutti per esistere devono solo apparire per declamare sermoni per beatificare sé stessi per esaltare le proprie doti vestendosi non più in doppio petto bensì con felpe o divise. Anche il regnante in buona fede roso dall’invidia si fa ritrarre da guardia carceraria.

Marco abbiamo tanto da imparare per apprendere se fossimo interessati come si fa a salire le scale del potere! Ma rimango un naif privo di malizia dedito allo studio alla meditazione alla riflessione.

Che dire di questa appariscenza continuata reiterata nell’ex tubo catodico dei soliti noti sempre gli stessi sia tuoi colleghi sia uomini di potere. Ci intossicano con gli stessi argomenti reiterati ripetuti riaggiornati. Il tempo passa inutilmente ma il nostro mondo è sempre diviso in vassalli valvassori valvassini. Ognuno ha la sua corporazione delle arti e dei mestieri in cui tutto si aggiusta sempre per il meglio per chi è potente gaudente saccente. Poltrone sedie seggiole sono sempre più ambite costi quel che costi. Bisogna pavoneggiarsi con piroette ambiziose nel triste autocompiacimento del proprio sé. Fai bene a criticare il fatto che saltello di pala in frasca dimenandomi in puerili ingenui candidi ragionamenti.

Non mi sorprende d’altronde che le lusinghe nei confronti del potere siano il solo diritto di parola che possiedono i sudditi. Costoro sono chiamati dai feudatari a essere i tifosi attivi delle fazioni in campo applaudendo acclamando parteggiando in favore dell’uno o dell’altro. Da sempre è così e sempre sarà così nessuno senso critico si può fare valere nessun dubbio deve pervadere nessuna obiezione affiorare.

Anche noi viviamo nell’era raffinata ineffabile ambigua della democratura di regnanti che oggi continuano a dirci che fanno quel che il popolo desidera. Il profetico maestro asseriva: “Il popolo, la democrazia sono belle invenzioni: cose inventate a tavolino, da gente che sa mettere una parola in culo all’altra e tutte le parole nel culo dell’umanità.”

Buona domenica.

Tuo Candido.

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Benanti

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