Caro amico,
ti scrivo cosi non mi distraggo affatto poiché i miei malanni dell’anima in pena proseguono nel mio ironico scetticismo verso un mondo in cui non mi riconosco e che non mi piace ma che accetto a malapena. Questa è l’ultima missiva che ti invio per questo anno che è volato via malinconicamente senza lasciare in me nessuna traccia di rimpianto alcuno. Mi prendo qualche giorno di riposo e conto di scendere anche nella tua (nostra ) città. Ho avuto più volte modo di esprimerti forse in modo anche frenetico e confuso le ragioni del malessere che avverto ormai da parecchi anni e credimi che tale stato d’animo non è dovuto solo agli anni che avanzano o al tempo che passa. E’ soprattutto il disagio di vivere a fianco di un’umanità delusa e sfiancata ed essendo di indole allegra e di natura spensierata.
Tuttavia nelle relazioni con la gente sono come ben sai assai elitario e adoro le persone rare nella bellezza, nella bontà, nella generosità, nell’intelligenza e nella volontà. Ma mi accompagna un’apparente paradosso poiché provo tenerezza e comprensione anche per le persone che sono l’opposto di quanto poc’anzi detto. Si tratta del mio ossimoro esistenziale che mi accompagna da laico senza certezze e tanti dubbi. Mi sembra quasi inesplicabile questa dicotomia della ragione umana ed è vero che entro sempre in contrasto con quanto ho affermato in precedenti missive che ti ho spedito.
La mia vita è però sorretta da un’intensa spiritualità che non si esprime in modo bigotto ma che invece mi coinvolge in meditazioni trascendentali, in fantasiose teorie mentali allontanandomi sovente dall’immanenza di una quotidianità che deprime l’umore e castra la tenacia. In un mondo in cui gli anonimi della tastiera intimidiscono, insultano e feriscono e in cui gli uomini di potere nessuno escluso organizzano le macchine del fango per lottarsi tra loro e per diffondere notizie false e architettare complotti con vergognosi castelli di bugie per screditarsi vicendevolmente. Questi stessi uomini una volta giunti al potere sono poi pronti a insabbiare e occultare le verità sul loro modo di essere, sulle loro abitudini e sui loro vizi. Però la nostra comunità senza memoria è organizzata per consumare e per dimenticare anche quello che si è mangiato il giorno prima.
Conta solo quello che si riesce a propagandare al prossimo per ottenere un risultato che sia consenso a buon mercato o profitto che rende quattrini. Spero che questa mia lettera non sia tacciata di eccedere in retorica ma trovo che un po’ tutti abbiamo dimenticato , rimosso e perduto la genuinità di persone che speravano in un futuro lucente e che neanche nel periodo delle luminarie festive si riesce a ritrovare la forza per scrollarsi ansie e paure. Naturalmente hai letto del desiderio prevalente dei patrioti di avere un uomo forte al comando perché le persone pensano ingenuamente che così si superano tutte le incertezze e le titubanze sulle cose da fare per il bene comune e si accelerino le procedure sui provvedimenti da assumere. Pie illusioni perché i grandi despoti del passato erano dominati dall’ebbrezza di disporre della vita e della morte dei sudditi così diveniva un gioco da ragazzi sbarazzarsi di chi era contro e l’uomo del secolo dalla mascella volitiva ci condusse alla rovina lasciando una traccia vergognosa per i decenni a venire.
Oltre modo la mente dei tiranni è infarcita di tendenze pazzoidi e psicotiche ed è pressoché occupata da pensieri e idee confuse che facevano fare loro scelte insensate, orrende e sanguinarie. Soprattutto i regnanti delle nazioni eurocratiche del secolo scorso hanno raggiunto un livello di crudeltà senza pari con decine e decine di milioni di morti nelle guerre e anche i “buoni” dell’impero oltre oceano per fare pace hanno sganciato l’atomica arma letale che annichili il mondo e distrusse la vita di innocenti nelle terra dei nipponici e che subito dopo si asservirono ai vincitori nuovi padroni della terra. La banalità del male ti è nota e sai che nessuno lesina la violenza per ottenere i propri scopi e chi dirige il potere prima o poi sente un insopprimibile voglia di schiacciare e umiliare i sudditi.
Mi riprometto di farti i voti augurali di persona personalmente da buon e autentico amico dotato di stima e affetto per te e passerò qualche giorno anche nella città del liotru per respirare un po’ l’aria pura (si fa per dire!) della tua (nostra) terra. Ora comincia per qualche settimana il periodo dell’ipocrisia più becera con punte che toccano un’acme unico e insopportabile. Ma mi preme parlarti di quel vero sentimento verso il prossimo che è invece una cosa seria e che non deve renderci buoni solo a parole in questo periodo dell’anno per poi lasciarci quasi subito la mattina del giorno dopo la nascita del redentore.
Ecco che subito scatta in me un’onesta considerazione che è quella di aiutare qualcuno in difficoltà con gesti concreti e penso conoscendoti che lo stesso farai anche tu. Penso di stare male, avere problemi irrisolvibili, non riuscire a sbarcare il lunario ed avere qualche malanno fisico. Ma dopo un po’ di riflessioni grigio-nere mi accorgo guardandomi attorno che c’è sempre tanta più gente che sta molto ma molto peggio di me poichè non ha quasi niente.
C’è un grado di infelicità che cresce ovunque come una malattia invisibile e non a caso sono in aumento i casi di suicidio nella penisola che confermano come la rabbia e il dolore non è facile da gestire. Le ultime parole di quest’anno le voglio dedicare alla trinacria con alcuni pensierini tra il serio e il faceto che probabilmente il nostro comune maestro di Regalpetra avrebbe condiviso e mi sforzo di farle nella nostra lingua sicana. No palazzu di liotru non canciu nenti. No palazzu da pupa a negghia è pariggia. No regnu da sicania l’ex pizzu chianci lacrimi di coccutrigghiu. Ni vuaitri (nuatri ) commannunu i stissi. Gnuni gnuni u malaffari fa affari. I cristiani boni s’anu a fari di cantu. Ti auguro ogni bene.
Un abbraccio. Tuo Candido.
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