Cronache siculopolitiche: il “Buio” italiano descritto da Candido Munafò


Pubblicato il 24 Novembre 2019

Marco,

immagino la grande delusione per il potestà pugliese leggere che la città del liotru è all’ultimo posto nella qualità della vita e comunque sia lui se lo poteva e doveva aspettare e ovviamente si giustificherà come fanno tutti dicendo che questo giudizio deriva da colpe non sue ma di quelli di prima e in particolar modo del ex potestà della primavera e dei fiori di cui per la verità oggi si sono ormai perse le tracce. Molto probabilmente l’(ex)homo ridens si occupa della vita privata e ha ormai dismesso il suo proverbiale sorriso insultando i tuoi colleghi con tono rabbioso appena riceva qualche piccola critica e forse oggi impiega il tempo libero che gli rimane a iosa impegnandosi a rendere ancora più intellegibile, ingarbugliata e confusa la dinamica interna dei sinistri perché si sa com’è fatto da sempre con quella sua indiscutibile capacità di gettare il sasso per poi nascondere la mano naturalmente in un humus già problematico e colmo zeppo di personalità ambigue e untuose.

Loro gli ultimi epigoni degli anni ruggenti dell’ulivo benedetto dal romano romagnolo vivono la prevedibile diaspora organizzata dagli amici del bulletto fiorentino che prima ha fatto terra bruciata attorno e adesso fa un bel carico di personaggi della sicania portandoli nella sua arca per redimerli e utilizzarli per assecondare il suo vangelo secondo matteo. Inutile riaffermare che naturalmente costui è un grande parolaio sin da quando giunse dalle terre del giglio e che non c’è giorno che non si faccia sentire con declamazioni altisonanti , con voce squillante per contrapposi a tutti coloro che non lo possono vedere come fa da anni d’altronde il suo antagonista capitano.

Anche lui sogna di occupare lo spazio dell’ex cavalier e continua a corteggiare in tutti i modi le belle donne che erano(sono?) alla corte di papi. Riserva sempre nuovi risvolti assai miseri al destino penoso del vostro (nostro ) teatro che non trova risorse per continuare a sopravvivere e speriamo di cuore che i regnanti della sicania abbiano trovato i fondi tagliando anche i rami secchi che ci sono ovunque e persino nell’altra struttura “stabile” si va avanti a malapena anche se si producono recite e rappresentazioni che fanno bene alla cultura di cui ci dovremmo nutrire tutti andandone fieri.

Purtroppo permettimi di insistere su un tasto che mi ossessiona e mi tormenta da lungo tempo e quel che intendo dirti è la decadenza dell’ex belpaese parte dalla crisi dell’istruzione pubblica, delle istituzioni culturali nonostante i continui interventi tampone.

Mentre è cresciuta a dismisura la scuola degli affaristi che vanno ad imparare il mestiere dentro segrete stanze e con maestri che una volta scoperti nei tempi andati erano dilettanti che gettavano le mazzette nel “cesso” tirando l’acqua ma oggi sono professionisti di raffinata preparazione che insegnano l’arte sopraffina di fare grana illegalmente. Quindi questi famosi soldi che non si spendono spesso vengono tenuti fermi perché ancora non c’è un preciso accordo spartitorio e tutto viene bloccato grazie a zelanti burocrati che rallentano tutto in attesa di accordi.

A quanto pare costa tanto ma proprio tanto mantenere gli uomini ma anche le donne del potere più di “trenta” denari come succede alla docente della link campus che è stata la fucina di idee per gli stellari e soprattutto per il partenopeo che per la verità ha attinto da loro tanti personalità da inserire ai vertici del regno. Ma vieppiù una volta raggiunto l’apice si comportano come casta quasi subito e pur avendo una casa nella città eterna vogliono anche quella assegnata dai militari del regno.

Ora pare che si sia convinta a rinunciare dopo che tutti tuonano contro di lei compreso il povero partenopeo ormai frastornato e confuso. Non vive una situazione tranquilla neanche il mite fratello del commissario montalbano che per uscire dall’impasse rilancia il latino (anche se lui non l’ha studiato) parlando sempre dello ius in tutte le versioni del suolo e della cultura. Per carità saranno cose anche di buon senso persino anche giuste ma in questo momento sembra il solito proclama per alzare il tiro quando non si sa bene che dire ma soprattutto cosa fare.

Comunque lo scontro con gli attuali e mal sopportati alleati gri(u)llini è assicurato ma dall’altra parte nel frattempo in modo particolare il capitano è eccitato all’idea di aprire lo scontro sulla pelle di tutta l’umanità di colore. Cosicchè apprendiamo desolati che nel regno delle due sicanie sono andati via in vent’anni circa due milioni di giovani che hanno la lasciato la propria terra e tale esodo non accenna per nulla a diminuire. Ormai il nord va come sempre a vele spiegate mentre voi(noi) tiriamo a campare per non tirare le cuoia e li (qui) non nasce nulla di nuovo tranne ogni tanto qualche centro alimentare e di vendita di vettovaglie che poi dopo pochi anni chiude i battenti mandando sul lastrico un sacco di gente.

Mi pare che rivolgersi a chi comanda diventa assolutamente inutile perché non c’è un’azione per favorire la nascita di industrie o fabbriche nuove, non c’è una tutela del turismo e dell’ambiente e non si bonificano i territori dalla presenza di criminali che sono i veri imprenditori che producono ricchezza. Quest’ultimi infatti prosperano come parassiti in mille traffici lucrosi e succhiano le risorse al nord e al sud facendo diminuire la ricchezza delle imprese oneste e corrette. Ho letto anche che gli indiani che hanno comprato la fabbrica dell’acciaio forse avevano un disegno torbido e perverso che era quello di chiudere questo centro proprio per favorire la produzione in altre parti del mondo.

Qualcuno teme a ragion veduta che forse un giorno celebreremo la fine della polis che si esprime in demos lasciando sul campo i segni ineludibili dell’ingannevole liberalismo e del pessimo liberismo mentre siamo seppelliti da un distruttivo e inefficace sistema tecnocratico totalitario dove conta l’abilità a districarsi tra norme e regolamenti difficile da eludere o da emendare e chi pensa di comandare in effetti non conta più quasi nulla. Penso ormai che la nostra umanità propenda per il cinismo puro che a volte si maschera di falso buonismo dedito a predicare sentimenti edificanti mentre alla fine ci si occupa solo dei propri casi lasciando gli ultimi nell’oblio. Mi preme tanto ricordare con emozione che proprio trent’anni fa moriva il nostro maestro di Regalpetra che con la sua lucida ragione e la sua intelligente ironia sapeva cogliere la trama più recondita del conformismo, del compromesso e della corruzione.

Ti abbraccio. 

Rosario Sorace.


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