Cronache siculopolitiche: la misera attualità al cospetto di Candido Munafò

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Carissimo,

ritengo che un male morale dell’umanità sia la crescita del sentimento d’invidia che si sviluppa estende espande a macchia d’olio in tutti i gangli della vita associata. Un vizio atavico che deturpa l’animo umano deprime l’intelligenza distrugge la sensibilità nutrendo solo l’astuzia la furbizia la cattiveria.

Avvilisce il fatto che chi è artefice di tale odiosa condizione dello spirito non si rende conto della nevrosi ossessiva di cui diventa presto anche vittima. Ebbene registriamo tutto ciò a maggior ragione nella perenne lotta del potere nel conflitto tra classi nello scontro da elitè il danno che produce il rancore livore l’astio naturalmente effetto dell’invidia sociale. Più volte tra gli uomini che contano solo il nostro buonfrancesco dall’oltretevere nella veste bianca predica l’etica pubblica quando le domeniche si affaccia cercando di catechizzare la gente a coltivare buoni sentimenti senza ipocrisia senza falsità senza invidia che corrodono. D’altronde, chi prova questo stato d’animo è certamente un complessato che non sa amare soprattutto se stesso non essendo dotato di autostima sparlando in continuazione chi si invidia e detestando tutte le qualità morali le doti materiali i comportamenti positivi degli altri.

Oggi, caro Marco, penso che tra i regnanti vi sia tanto competizione tra invidiosi che non hanno il potere verso altri che lo possiedono cosi come desidero con tutto il cuore che ci sia tolleranza rispetto educazione tra chi la pensa diversamente.

Per amore di verità occorre oggi più che mai un principe illuminato alla maniera predicata dal nicolòpensatore che sappia organizzare la comunità con regole liberali atti veritieri leggi fattive. Inanelliamo invece regnanti vecchi nuovi vecchissimi nuovissimi despoti in eccesso che subiscono una confusa iterazione proponendoci cosi sempre le stesse deviazioni i medesimi difetti gli identici pasticci. Per pura invidia si diviene cattivi cinici spregiudicati anche da chi condivide medesime esperienze solidali. Gli uomini del potere si chiama(va)no tra loro amici compagni camerati eppure appena potevano erano (sono)tra loro stessi nemici infidi avversari irriducibili sostanzialmente falsi invidiosi biliosi.

Ti riaffermo una banalità dicendoti che bisogna guardarsi dalle persone adulatrici ammiccanti untuose che appena giri le spalle ti colpiscono senza pietà. Ritorno un po’ all’attualità che scotta con il capitano sempre più furibondo cercatore di consensi che vuole conquistare tutta la penisola fermando quei pochi migranti che arrivano in nave sulle coste. Ma i sinistri destri alleati insieme invidiosi ingaggiano un braccio di ferro per dissolvere i pensieri su gravi questioni che ci assillano.

Trafficare su poveri che fuggono dalla miseria fame violenza è un affare lucroso a cui non si vuole rinunciare prima alla partenza e dopo l’arrivo. Nel frattempo uomini di colore si organizzano per spacciare trafficare violentare come i demoni meschini di casanostra tale e quale si affiliano con patti di sangue che ci riportano a riti tribali. Costoro agivano nel paravento del caro ricovero in una mostruosa comunità città che conteneva oltre cinquemila abitanti migranti profughi.

Adesso il capitano attende dal parlatoio che gli venga impedito il processo mentre prima lo pregustava mettendo in sordina le solite spacconate ben consigliato da uomini di diritto. Gli uomini delle stelle ogni giorno più imbarazzati frastornati incagliati devono assecondare per amor di patria gli ordini del prode condottiero. I leoni delle tastiere elettroniche si dividono scontrano pestano con insulti contumelie offese dividendo il mondo con il solito manicheismo ideologico tra buoni e cattivi.

Che stanchezza, caro Marco, che litanie odiose che iatture giornaliere che inutili scontri verbali !Alla fine quel che appare evidente è il fatto che gli invidiosi si scatenano perché ricevono pochi applausi così scatta la molla il carburante la pulsione per esprimersi in modo volgare becero. Finisco con una frase celebre del nostro maestro: “Rispetta il prossimo tuo come te stesso, e anche qualcosa di più.”

Ti abbraccio.

Candido.

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Benanti

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