Cronache siculopolitiche: ritorna Candido Munafò

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Carissimo,

ho avuto un sogno in cui mi sono ritrovato ad essere come lo scrivano del famoso romanzo che ripeteva continuamente a chi gli chiedeva di fare qualcosa “preferisco di no”. Ritengo che in questa dimensione onirica si riaffaccia nel mio temperamento un’indole ribelle che protesta contesta lotta. La scontentezza esistenziale fa parte della mia natura un po’ malinconica ripresentandosi in questa primavera con la cronaca dove si evidenzia una fioritura di lotte all’interno del regno per la prossimità dell’elezione del parlatoio eurocratico organo assai tanto molto più inutile del nostro nazionale perché non produce leggi ma solo parole che devono essere tradotte in lex dura lex dai vari regni.

Il partenopeo stellato primaditutto si scuote dal torpore in cui era caduto cosicché questo sembra accadere ad ogni nuova fidanzatina lanciando velenose frecciatine al suo alleato amico nemico l’ intrepido capitano che anch’esso neofidanzato verdino di rabbia risponde piccato preparandosi alla controffensiva propagandistica concependo la famosa tassa piatta che tutti sanno essere in contrasto con la legge suprema del nostro regno di cui è garante il mattarelloquirinalizio. Ma il verdepadano non si ferma di fronte a nulla pur di accaparrarsi consensi pronto a fronteggiare eventuali sbarchi di massa dai paesi del nordafrica dove esplode anche una guerra civile che desta forti ansie per noi dirimpettai ex colonizzatori. I soliti califfi despoti farabutti ex conterranei del defunto colonello che ci espropriò di tutto ma poi fu tanto amato adesso si contendono le coste il deserto le risorse in uno scontro fratricida dove i cugini franchi sostengono una parte mentre la nostra patria sta dall’altra parte.

Il reconte nostrano mediatore moderato per eccellenza tra giginoematteo ha tentato uno sforzo supremo per riportare a miti ragioni i contendenti con incontri recenti con strette di mano con possibili convenevoli risultando però tutto ciò fatuo inutile vacuo poiché la bramosia di potere dei personaggi in campo come nella saga dei pupi tribali non conosce tregua. Eppure noi diamo tante risorse finanziarie a costoro per tenere imprigionati torturati ingabbiati esseri umani che vogliono migrare verso terre lontane dalle proprie natie per allontanarsi dalle violenze dalle carestie dalle malattie che li sterminano. Anche se il prode capitano aveva promesso rimpatri dei clandestini sino ad oggi su cinquecentomila non ne ha effettuato dopo un anno neanche mille.

Ora almeno si è interrotta un tantino da qualche tempo la filiera di guadagni sulla pelle di povericristi disperati condannati maltrattati che fuggono dal continentenero dove l’umanità è avvilita depredata svuotata dove i postmaoisti conquistano terreno dove gli ex colonizzatori non mollano la presa. Ritorno di soppiatto al nostro piccolo mondo antico dove in sicania il pizzopiùamato per uscire dal torpore della graduatoria come il governatore più scadente modesto mediocre della penisola in cui è stato relegato a fianco di saroscumazza inventa iperbolici progetti di riscatto per la nostra povera terra come per esempio l’idea della costruzione di un bell’aeroporto dalle parti di castrugiovanni annunciando anche che non vede l’ora della prossima realizzazione del famoso ponte. Ma l’ex camerata se ne frega perché l’importante è tirare a campare che tirare le cuoia così da spazio nel suo teatrino dell’arte a tutti quei pessimi attori che hanno deriso affossato vilipeso l’isola come peraltro anche i precedenti reggenti dell’isola hanno fatto nel passato.

Anche il podestà pugliese non lesina protagonismi facendo altrettanto non voltando pagina non cambiando lo spartito suona la stessa musica stonata di occupa il palazzo senza riuscire a concludere alcunchè tanto sa bene che i cittadini del liotru sono misericordiosi comprensivi tolleranti tranne quelli che avanzano soldini dal comune per i mo(u)ltiservizi. Fai bene a ironizzare non rimanendo ormai altra arma a disposizione per diradare la nebbia dell’indifferenza per sferzare la miseria di qualche benpensante per scardinare le malefatte dei potenti di turno. In questo aprile cangiante altalenante mutante la sonnolenta terra natia nonostante il sole si affacci caldo ristoratore non trova energia forza volontà perché quasi tutti sembrano assuefatti in silenzio senza forza di ribellione civile (ecco forse il senso del sogno premonitore) dove non c’è nessuna avvisaglia di riscatto rinascita rinnovamento.

Leggo di trenta sinistri che accerchiano trenta destri poi del contrario che in tal modo confermano la boria fanatica dell’idiozia degli opposti estremismi confermando l’inutile crociata dei nocchieri del carro dediti solo a solenni proclami imbecilli che sostengono il canovaccio di stupidi epigoni.

Perdonami se insisto ma il potere è un demone che uccide la coscienza si impossessa della nostra anima al punto che chi lo detiene pensa di essere una divinità intoccabile trattando i cittadini sudditi in modo infantile dall’alto in basso con proterva arroganza. Non fermiamoci caro amico mio all’eterno presente guardiamo quindi al futuro o meglio all’avvenire soltanto in tal modo edificheremo qualcosa evitando che il regime di chi sta in alto ci violenti mentalmente senza possibilità .

Il maestro girgentino era un pensatore scrittore intellettuale a tutto tondo esprimendo frasi celebri come questa. “Noi siamo quel che facciamo. Le intenzioni, specialmente se buone, e i rimorsi, specialmente se giusti, ognuno, dentro di sé, può giocarseli come vuole, fino alla disintegrazione, alla follia. Ma un fatto è un fatto: non ha contraddizioni, non ha ambiguità, non contiene il diverso e il contrario. “

Un abbraccio. Candido.

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Benanti

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