Cronache siculopolitiche: ritorna Candido Munafò


Pubblicato il 21 Luglio 2019

Marco,

non basta l’orrore, l’indignazione e il disgusto per la tragedia consumatasi nella cittadina vittoria che potremmo definire dopo questa ennesimo dramma con la nuova denominazione di sconfitta. Il maestro di Regalpetra scettico e pessimista sulla nostra povera trinacria al punto che l’aveva definita inconfutabilmente come una terra irredimibile tra l’altro in un’epoca in cui ancora il futuro era una suggestione che affascinava e non come in questa triste periodo in cui la parola speranza è stata seppellita nel cimitero dei pallidi ricordi.

Mi chiedo però che forza ha avuto allora il giovane Paolo tuo collega coraggioso a denunciare le prepotenze, le prevaricazioni e le violenze di criminali incalliti che prima si lottavano ferocemente l’un l’altro e adesso sono unificati dalla ricerca del profitto, del danaro e del potere. Questo giovane ha rischiato di essere ucciso e oggi vive notte e giorno come tanti scortato da angeli custodi! Lo avevano minacciato di morte i pregiudicati che scorrazzavano indisturbati per le vie strette e pericolose di vittoria/sconfitta che nel passato ricordo bene è stata deturpata come tanti altri centri isolani della piaga dell’abusivismo edile di necessità (sic!) e per lungo tempo amministrata sia da podestà sinistri e poi dai destri che si premuravano di giustificare in modo assolutamente simile le piccole illegalità collettive chiedendo a chi di dovere sanatorie su sanatorie.

Quindi siamo arrivati in pochi anni al punto che gli uomini di casanostra e gli stiddari si sono prima combattuti in guerre sanguinose e poi successivamente associati in un’unica grande alleanza per lucrare cospicui guadagni illeciti. Quelli che hanno ucciso i due bambini sono appunto i figli di queste famiglie di malfattori, manigoldi e malviventi. Ora è inutile girarci attorno con roboanti frasi o declamare la solita retorica tutta virtuale dei leoni da tastiera. La dura e scomoda realtà è quella che costoro sono stati tollerati innanzitutto da una comunità impaurita e terrorizzata godendo della difesa ben organizzata di una pattuglia di legali.

Ora qualcuno azzarda dicendo che non dovrebbero essere difesi da nessuno ma permettimi la mia ulteriore dose di sarcasmo con un vago ricordo di qualche decina di anni fa quando un grande maestro del foro che oggi scrive lettere a sé stesso che (non come me che li scrivo a te!) predicava e firmava appelli pubblici di fuoco a favore della pena di morte per chi si macchiava di brutali omicidi salvo poi difendere sanguinari assassini che commettevano crimini imperdonabili.

Al di là del codice deontologico non dovrebbe esistere una volta per tutte la coerenza tra il credo professionale e le posizioni ideali? Sono storie d’ altri tempi amico mio di un uomo antico e fastidioso come me, di un grillo parlante già schiacciato dal martello di un vissuto dolente.

Caro Marco metti il naso (indaghi?) su tutto anche sugli ordini professionali che ancora oggi sarebbero gestiti come vecchie corporazioni (medievali ?) in cui è probabile che ci siano le suddivisioni di vassalli, valvassori e valvassini.

Oggi si giunge a commissariarle quando gli scontri e le reciproche accuse divampano tra le varie fazioni sino a diventare incandescenti perché gli interessi per guidare gli ordini suddetti sono enormi in quanto è notorio che tali strutture sono locus che originano la crescita di ambizioni smodate, che ti offrono la possibilità di fare salti di carriera professionale anche con ruoli influenti per l’incetta di clienti oltre che un’indiscussa visibilità o evidenza come si dice ormai in questo contesto moderno.

Mi chiedo quando si calmierano queste categorie che tra l’altro sono colme e zeppe a dismisura ed in cui molti dei componenti per la verità delle cose tirano anche la carretta non riuscendo a farsi pagare dai propri clienti che intentano cause o si fanno difendere e poi scappano via come nullatenenti.

Ogni settimana come ormai ben sai succede qualcosa che mi discosta dai regnanti e mi lascia “attonìto” e credimi non voglio fare sempre “la critica alle intenzioni” come direbbe innervosita la dottoressa regnante grillo(a) della sanità. Ma spiegami come mai il capitano sguscia come un’anguilla ora che potrebbe diventare lo zar peninsulare imitando quello dell’est negando amicizie imbarazzanti ma lampanti di (presunti?) affaristi che potevano fare pervenire petroldollari e che non si sa ancora bene se siano giunti a destinazione. Per ritornare dalle tue (nostre) parti mi ha colto di sorpresa la contentezza del podestà pugliese che insieme all’acese basilio sono saliti anch’essi sul carro dei fratelli d’italia e tutti insieme a farsi fotografare felici per questa impresa che si propone il traghettamento verso nuovi scalate al potere all’ombra del capitano.

Non so cosa però ci sia per essere allegri quando per la città del liotru si vive il suo peggiore periodo storico. Ma si sa che costoro brindano per i loro futuri successi e per le conquiste di poltrone sia nella patria e che nella sicania al punto che lo stratega ex-pizzo più amato si adombra indispettito per il fallimento (forse momentaneo) del suo avvicinamento all’intrepido selfini. Ho saputo di piogge piuttosto burrascose dalle tue (nostre) parti cosicché siamo almeno uniti nella distruzione o meglio nella scomparsa del defunto anticiclone delle azzorre che tanto bene ci faceva proteggendoci degli incredibili, improvvisi e repentini mutamenti climatici. Non pensare che soffra di meteoropatia ma per me questo sconvolgimento del clima cammina di pari passo con la decadenza morale ed etica accompagnando malinconicamente il nostro incerto tempo.

A proposito di maltempo una grandinata colpisce anche l’ex podestà dei fiori che è stato chiamato in causa dagli uomini del palazzo della pupa per aver favorito un compagno sinistro della sua compagine a palazzo di città per un incarico di docenza molto costoso e ben remunerato. Lui non sfodera da tempo quei bei sorrisi rassicuranti e le prime rughe di stanchezza segnano il suo viso rattristato per quello che sta accadendo o potrebbe accadere attorno a lui.

Oggi voglio concludere con una frase del nostro amico scomparso anni fa il saggio Titta, uomo coltissimo e raffinato che amava tanto anche il maestro girgentino. Lui ci spiegò come eravamo e come siamo quando affermò “… Che Catania è come un prisma: lo giri, vai da destra a sinistra, poi giri, vai da sinistra a destra e trovi sempre lo stesso sistema che si tiene in piedi. In costante trasformismo. E buttando fumo con slogan falsi del tipo: “attenti arriva la destra”, quando da sinistra si lavora per conservare l’esistente, evocando inesistenti “rischi democratici”.

Un caro abbraccio. Con affetto Candido.

 


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