Cronache siculopolitiche: ritorna Candido Munafò

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Carissimo,

la mia fatica annuale è iniziata e devo manifestarti con amarezza che più passano gli anni e meno entusiasmo mi pervade. Peraltro, come ebbi modo di dirti, mi sento più un precettore che un docente in quanto sono sempre meno i ragazzi che seguono il mio percorso di studio con diligenza e attenzione.

Quindi, mio malgrado mi dedico ad un elité e retoricamente mi auguro che qualcuno di costoro possa in futuro divenire un nocchiero di questo nostro grande vascello assai malandato. Mentre per la restante parte, ahimè, che mi sembrano in tutt’ altre faccende affaccendati si prospetta forse un domani di mozzi. Ma la nostra avventura umana è stata paradossalmente una sorta di condanna esistenziale, caro Marco, poiché non siamo usciti mai da quel circolo virtuoso (o vizioso?) dell’istruzione prima come discenti e abbiamo trascorso più tempo in aula che a casa.

Che tedio e noia infinita al limite della claustrofobia e oggi però siamo costretti ad assistere allo scempio della superficialità con ragazzi sempre più insicuri e fragili figli svuotati e omologati dal consumismo ,come predisse il poeta friulano, e con genitori che spesso sono ottimi diseducatori che anzi in qualche caso educano al bullismo. Mi coglie l’ansia quando entro in classe o quando ho il ricevimento perché in tutte e due i casi vedo esseri con gli occhi strabuzzati che trasudano diffidenza e odio per il ruolo che assolvo.

Marco sarebbe il caso di chiedere al Capitano (sono lieto che ha ottenuto la rateizzazione del debito che aveva) se non è il caso di darci in dotazione ,non dico una pistola elettrica, ma almeno ad acqua per difenderci da presumibili aggressioni.

Quando abitavo nel quartiere nobile di Catania a ridosso da “testa a cursa” mi sentivo protetto e sicuro con quel “santo” astronomo oggi in cattività che ci proteggeva. Oggi i tempi sono mutati e non tornerà più il bel tempo antico. A proposito di condanne leggo che finalmente al delitto corrisponde un castigo e forse si farà qualche legge per contrastare le malattie che corrodono il tessuto civico della penisola. Sempre che fatta la legge non si trova l’inganno! Ricordo quando l’esule(latitante) tunisino parlava dei mariuoli e almeno lui aveva una testa grossa e una fronte utilmente spaziosa. Si prese la briga di schierare la benemerita davanti a quel volatile meccanico quando l’attore americano voleva catturare e castigare il terrorista antiebraico.

Ma gli ex coloni inglesi irlandesi bretoni non dimenticano mai i torti subiti e sono come gli uomini d’onore di “casa nostra” e prima o poi paghi il conto assai salato. Mario è stato dato ordine dal parlatoio nazionale che chi denuncia i malfattori della porta accanto negli uffici non dovrebbe subire più ritorsioni ma al limite può essere isolato dall’ambiente in cui lavora.

Poi ce la prendiamo nonostante queste belle innovazioni sempre con i nostri governanti e immeritatamente quelli della Trinacria vengono processati solo perché sono generosi e tolleranti. Ma nessuno osa parlare di quel Celeste timorato dell’onnipotente che governava in Padania e che veniva foraggiato perché amava la vita da peccatore gaudente.

Temo molto adesso per il pizzo più amato dai siciliani che, se non riuscisse a fare diventare bellissima la Sicilia, potrebbe fare una fine invereconda. Oggi mi sento un uomo senza qualità che curiosa ascolta parla ma sono consapevole di essere affetto da fobie sociali allorché alle venti di sera preferisco tornare a casa e non uscire più. Ti invece sei un uomo di mondo a cui piace fare bisboccia e ti metti sempre “a babbiari” prendendotela con quell’angelo dei lavoratori che per pura sfortuna non ha proseguito la fortunata saga familiare non riuscendo ad occupare uno scranno a sala d’ercole. Metti in dubbio la sua coerenza e lo reputi ambiguo a secondo il ruolo che svolge. Lo butti giù dalla torre perché quando era nel Palazzo era arcigno e severo ora che scende in Piazza è diventa grintoso e vociante.

Marco renditi conto che per costoro lavorare stanca e che la felicità è sentire l’ebbrezza del potere. Fattene una ragione. A presto.

Candido.

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Iene Sicule

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