comunicato dalla Cisl:
Turrisi (Filca Cisl): “Troppi non hanno fatto quanto dovevano e potevano. Ora non si disperdano patrimonio e maestranze, sarebbe grave per la Sicilia»
Catania, 18 febbraio 2016 – «Nella vicenda Tecnis in troppi non hanno fatto quanto dovevano e potevano, a cominciare dai soci fino al commissario. Il 26 febbraio al MISE si esca allo scoperto e si dica che si vuol fare del gruppo. A pagare non possono essere sempre i lavoratori che sono alla disperazione».
Sono le parole di Nunzio Turrisi, segretario generale della Filca Cisl di Catania, dopo l’incontro di questa mattina in Prefettura sulla vertenza del gruppo Tecnis e il sitin organizzato da Filca Cisl, Fillea Cgil e Feneal Uil. Le organizzazioni sindacali hanno deciso di continuare lo sciopero degli operai dei cantieri della Metropolitana e del San Marco e degli impiegati del gruppo.
«Il 26 febbraio ci sarà un incontro al ministero dello Sviluppo economico – spiega Turrisi – per capire quali sono le intenzioni sulle sorti del gruppo. C’è da valutare il nuovo piano di ristrutturazione del debito o il concordato per evitare il fallimento del gruppo e la vendita. Sulla prima soluzione, siamo perplessi perché significherebbe perdere ancora tempo, congelare le risorse aziendali e lasciare i lavoratori senza possibilità di vedere retribuzioni.
«C’è infatti un ulteriore rischio – aggiunge – che in questi giorni in cui le aziende non sono coperte da nessuno scudo, né dalla 182 né dal concordato, saranno le banche a incassare eventuali somme e i lavoratori resteranno sempre fuori. Per questo abbiamo sollecitato il Prefetto perché si possa arrivare al pagamento in surroga da parte delle stazioni appaltanti, in modo da dare ai lavoratori e alle loro famiglie la serenità che da mesi non hanno».
«Per la vendita – prosegue Turrisi – noi vogliamo dire la nostra: se c’è un acquirente che compri tutto il gruppo, senza fare spezzatini. La Tecnis è la 12ma impresa nazionale e la più grande realtà sotto Napoli, non si può disperderne il patrimonio e non ricollocare operai e impiegati. Nella sola Sicilia, l’indotto di aziende fornitrici della Tecnis è costituto da circa 900 piccole e medie imprese, anch’esse con operai e impiegati, il danno sociale sarebbe incalcolabile e davvero non serve al territorio catanese e isolano un ulteriore impoverimento perché non esiste una realtà simile».
Per Turrisi, «i soci si erano impegnati per 5 milioni di euro, per ora se ne è vista solo una parte, per cui possono ancora corrisponderne. Purtroppo, finora solo le banche sono state soddisfatte dalle somme dei Sal, gli stati di avanzamento lavori, che dovevano servire, nell’ordinario, per pagare lavoratori e fornitori. In tal senso, speravamo in un’azione più incisiva del commissario perché chiedesse al tribunale di liquidare quanto spetta ai lavoratori, ma finora non c’è stata. Noi vogliamo ancora credere nelle istituzioni ma vogliamo vedere anche dei segnali tangibili».
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