Cronache surreali catanesi: Schiller è andato via? “Pronto, Antonio non prendermi in giro pure questa volta…”


Pubblicato il 22 Gennaio 2015

di marco benanti

Oggi, mi hanno detto che Antonio Schilirò, genio, fantasia, contraddizione, sovversione, autoironia (e ufficialmente dipendente comunale) è andato via. 

Per favore, non scherziamo. E infatti, ecco che…

“Pronto, Antonio? Ma dove sei?
Te ne sei andato? Come? In che senso?
Ma potevi aspettare? Stavo preparando un altro pezzo, una delle mie minchiate, per farti divertire o incazzare, semmai ci fossi riuscito. E tu che fai? Te ne vai?
Ti avevo detto che era ora di tornare a scrivere, ricordi? Ora con quelli del Palazzo mi lasci solo? E io come faccio, senza quei “lampi di genio”, quelle intuizioni giornalistiche da cui “partire”, che arrivavano via cavo e mi facevano restare solo, a ridere, io uno stronzo qualunque di una città di stronzi?
Vabbè “Charlie” faceva forse ridere, ma vogliamo mettere la tua autoironia? Quel tuo sguardo sornione? E la tua risata?
Ho capito, si, ho capito, i compagni della satira malefica di un tempo, quelli per i quali tu ci avevi anche rimesso una casa, sono ancora ricordati (ma perché nessuno rammenta che un tuo immobile era finito venduto per sostenere questi –come dire- compagni, mi pare, no?). E tu, invece? Al massimo leggi, rileggi righe di elogio (per quelli della satira malefica di un tempo) e non ridi nemmeno? Lo so, lo so, mi avevi lasciato intendere di “lasciare perdere”. Che vogliamo la “completezza d’informazione” a Catania? Ma che siamo matti?
Antonio, però, siamo sempre troppo signori. Ti ho detto che stavo pensando di mettere il “grande capo nano” in braghe del “bel tempo che fu”. E tu mi dici di no? Ma perché no? Ma non siamo democratici?
Vedi, ti ho fatto ridere? O incazzare?
Oh, ti volevo dire che l’altro giorno ho detto ad un amico: “io sulla giustizia sono a destra di Dell’Utri”. E quello ha pensato che fosse una mia frase!
Ma io lo so di chi è! E’ di un comunista, di chi non crede alla giusizia di classe, sì perché questa loro giustizia è di classe e un comunista non sta con l’ordine e la disciplina. Con queste cose ci stanno i fascisti. E i fascisti travestiti da compagni. I peggiori di tutti.
Tu non stai con questa “giustizia” e giustamente ricordo che mi prendevi -un tempo- per il culo quando io ti parlavo di quei processi che seguivo nel Palazzaccio, in quel palazzo di cosiddetta giustizia. Dove i potenti, quelli veri, non pagano mai. Così come i loro servi.
A proposito: sai che ti voglio “sfruttare” un’altra volta? Non certo come hanno fatto quei politici nani e quei compagni travestiti che, dopo averti “usato”, dopo che gli hai dato la sua intelligenza e la tua passione, ti hanno preso a pedate (voglio precisare, le loro pedate sono per gente come te delle medaglie al valore); a proposito, ricordi quell’ “amore” che finì proprio quando tu non eri proprio più un “partito buono e forte”? Sono le “scelte di vita” delle donne, vero? Ah, che ridere…
allora, parliamo di cose serie, ho pensato di riaprire le danze con “Marxisti per Stancanelli”. Ricordi? Un’altra delle tue genialate. La prima volta che ho sentito dirtelo sono rimasto di sale. Come un coglione qualunque. A me viene bene questa parte.
E anche quella volta, mi hai quasi riso in faccia. Poi, non l’hai fatto, perché le persone intelligenti, quelle veramente intelligenti -nel senso che hanno un’anima che sente e vive la vita degli altri come la propria- (e non intelligenti perché hanno una cattedra di diritto e dicono di essere comunisti) sanno essere benevoli con i coglioni. Come quelli come me.
Oh, comunque, Antonio, ora basta con questa sceneggiata. Domani ci vediamo da qualche parte; lontano dal comune, lo so lo so, siamo sotto i democratici, quindi noi due ci dobbiamo vedere lontano dal comune.
A proposito, ma dopo che, al comune di Catania, ti hanno sbattuto via in qualche stanza -per “collaborazionismo con Stancanelli”- qualche democratico ti ha chiesto qualcosa?
No so: “Antonio come ti butta? E’ vero siamo delle merde, ma ora ti ridiamo tutto quello che meriti?” Lo hanno fatto? No? Come no? E ora che fai ridi? O peggio mi dici di fare finta di niente, di lasciarli stare?
E se un giorno qualcuno di questa “umanità democratica” dovesse presentarsi al tuo funerale, io che faccio? Mi concedi di sputare loro addosso?

Come? No? No per davvero?
Come dici: “prendili per il culo, Catania merita solo una risata…” Vabbè, Vabbè, Antonio, ci sentiamo domani. E non mi prendere in giro, ancora. Ciao

 


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