di iena reazionaria marco benanti
lettera al Presidente del Tribunale dei Minorenni.
Ciao Titta, ieri dal Palazzo è arrivato questo comunicato:
“Comune di Catania
Ufficio Stampa
20.09.2015
I Vigili urbani arrestano 4 rapinatori minorenni
Nella mattina di ieri, sabato 19 settembre 2015, gli Ispettori della Sezione Polizia Giudiziaria della Polizia Municipale di Catania, durante un servizio di controllo del territorio in centro storico, hanno proceduto all’arresto di quattro ragazzi – tutti minorenni, dai 15 ai 17 anni – che, poco prima, all’incrocio tra Via S. Euplio e Viale Regina Margherita, avevano commesso una rapina nei confronti di uno studente liceale, accerchiandolo e sottraendogli il telefono cellulare dopo averlo minacciato e spinto. La vittima, appena subita la rapina, si è immediatamente recata presso il posto di Polizia Municipale all’interno della Villa Bellini, ottenendo il pronto intervento della pattuglia di Polizia Giudiziaria che, trovandosi in zona, ha subito intercettato i quattro minorenni in Via Etnea e li ha tratti in arresto conducendoli presso il Comando di Piazza Spedini. Dopo le operazioni di rito, il Magistrato di turno ha autorizzato l’arresto e il successivo accompagnamento dei quattro ragazzi presso il Centro di Accoglienza per Minori di Via Franchetti, in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto.”
Vedi, come vanno le cose a Catania: c’è una criminalità minorile in crescendo (guarda un po’, come accadeva 40 anni fa…), i servizi sociali in crisi con sempre meno fondi (guarda un po’), le consulenze per i privati, invece, sempre vigenti (ma guarda un pò) e il Palazzo reagisce nel modo tradizionale. Come? La legge, le forze dell’ordine. Ora a Palazzo, c’è il loro “sindaco progressista”, quello della “Catania democratica”. E, infatti, a Catania l’ “opposizione” –se mai è esistita- è praticamente, tranne poche eccezioni, sparita.
Un silenzio infinito sulla città: quelli “giusti” si sono dileguati. C’è chi “applaude” al “nuovo corso”, c’è chi sta zitto, chi si fa gli affari propri, non si sa mai…Poi, ci sono quelli che, di fronte ai pochissimi che raccontano cosa è diventata veramente Catania, reagiscono come mi spiegavi tu: “quelli fuori dal coro” diventano improvvisamente al “soldo della reazione”, della “destra”. Tu eri “pazzo”, gli ultimi che non stanno all’ “orchestra della propaganda” sono, invece, tutti al “servizio della destra”. Esattamente come dicevi tu: il primo che tenta di “rompere” il silenzio sul “sistema Catania” diventa subito un “pericolo”. E loro, quelli della “Catania democratica” cominciano a gridare: “la destra”, “la destra”…Uno schema vecchio, ma loro non si aggiornano, anche loro stanno diventando vecchi. Funzionali al Regime, oggi come non mai.
Chi sa, invece, perfetttamente quello che vuole è il loro sindaco, il loro podestà: il 24 agosto ha fatto un “blitz” sulle strade avendo al fianco (i giornalisti erano finiti in un autobus assieme al podestà!) il comandante dei carabinieri. E i vigili urbani. Contro chi hanno agito? Posteggiatori abusivi, automobilisti indisciplinati. La loro legalità.
Il 10 settembre, poi il loro sindaco è finito, in conferenza stampa, in Questura: erano stati individuati e bloccati sette scippatori. Foto con i rappresentanti della polizia. Questo è il loro sindaco.
Poi, due giorni dopo il loro sindaco è finito, in piazza Duomo, con le nuove “volanti” della polizia. Foto. C’è da “salvare” i turisti, da tutelare l’immagine della città. Insomma, la “vetrina” cittadina va preservata: i problemi possono finire sotto il tappetino, come la polvere delle case dove regna l’ordine piccoloborghese.
Vedi, a questa è ridotta la città: ad un podestà con la sua “macchina della propaganda”. E un’ “opposizione di sinistra” quasi in coma. O peggio.
Questi show tutti “legge e ordine” non suscitano nulla: niente, ci fosse uno straccio di intellettuale, un “rivoluzionario del sabato sera” che urli: “basta”! Non si trova. Tranne pochissimi, tutti “ingoiano” questi “spettacoli”. T’immagini l’avesse fatto un sindaco di destra, uno Stancanelli. Avremmo avuto un “diluvio” di “indignazione”, la loro farisaica “indignazione”. Che fa il paio con la loro “giustizia”.
Del resto, il sindaco e la sua “claque mediatico-clientelare” celebrano mirabolanti annunci sulla città del futuro, sulle nuove memorabili “imprese” tecnologiche e infrastrutturali, mentre la cosiddetta “parte migliore” è impegnata su tante cose, ma non sul malessere della città, sul “fare inchiesta” invece che fare accordi più o meno sottobanco con chi comanda,
Le controfigure di intellettuali, più o meno di corte, anche e soprattutto quando “militanti”, le conosciamo da tempo. Il gioco, o meglio il trucco di parlare d’altro e mai della città e del suo malessere, è antico. Insomma -ricordi- quelli che preferivano di parlare del Madagascar piuttosto di Catania. Loro sono così: sanno bene come conviene e cosa non conviene fare. Una visione della vita “al femminile”, quella in cui loro sono “professionisti” insuperabili.
Eppure, basterebbe leggere le relazioni sulla “giustizia” per capire che la tragedia continua. Che nella città senza spesa sociale adeguata, ma con tanta spesa per privati, guarda caso si delinque.
E’ scritto, a pag 89 (capitolo sulla giustizia minorile, settore penale), della relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Presidente della Corte d’Appello Alfio Scuto che
“anche per l’anno oggetto della presente relazione (1 luglio 2013-30 giugno 2014, ndr) deve essere rilevata una presenza della criminalità minorile catanese su livelli da primato nazionale, con conseguente necessità di una celere, significativa, puntuale risposta penale, tenuto conto anche della funzione educativa del processo.”
Tu, nel 1988, cioè 27 anni fa(!), scrivevi al Procuratore generale, in tema di devianza minorile e pubblici poteri: “l’agire amministrativo appare attivatore assiduo di ingenti transfert di ricchezza dall’ambito pubblico ai patrimoni privati e la disonestà amministrativa è ormai per la coscienza pubblica una pratica consolidata che di tangente in tangente o per altro privato interesse va aprendo un cancello dorato per il saccheggio delle risorse pubbliche(fondi di bilancio, territorio, diritti in genere degli enti amministrati) davanti ad assuntori di lavori pubblici, locatori di opere, locatori di immobili, fornitori, cercatori di contributi, venditori; un costume, insomma, a causa del quale nella città depredata i beneficiari di vaste appropriazioni si contrappongono a color che –già poveri- scontano più profondamente degli altri in termini di mancanza di servizi e di compromissione nel contesto della distrazione delle pubbliche risorse. Sono le fasce minorili dei ceti svantaggiati alle quali Catania fa da pessima madre a pagare ancora di più, per quell’effetto di impedimento all’interiorizzazione dei valori etici e civili che è prodotto da quei comportamenti”.
Ti saluto Titta, io continuo a “servire la Reazione”, tu continua a studiare la tua città. Che se non ci pensi tu, mi sa tanto che non ci penserà nessuno
Ciao,
senza ossequio, marco.
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