La destra ed i suoi interessati sodali hanno un indiscutibile merito: quello di conoscere nel profondo l’animo del catanese medio concentratissimo sull’apparenza più edonistica e disposto per converso a relegare nel dimenticatoio la sostanza del buon amministrare.In una città fiaccata da una policrisi che la sta dilaniando, in coda ad ogni classifica sul piano della […]
Cronache tragiche catanesi: lettera al Presidente Giambattista Scidà. Su “Libera”, la “parte migliore della città” e l’ imperante “Sistema Catania”
Pubblicato il 06 Aprile 2015
Qualche nota a chi non c’è più, ma è sempre tremendamente attuale
Di marco benanti
Ciao Titta,
li ha visti? Dico, loro, la “parte migliore della città” –quelli di “Libera”, quelli delle associazioni di società civile assortita- a braccetto con il sindaco, con il loro sindaco? Sono sicuro che da qualche parte tu continui a seguire quanto accade a Catania. Ne sono certo. E sono certo che ne ridi. Amaramente, s’intende. Perché accade ogni giorno quello che tu hai scritto e detto per decenni.
Ricordo un episodio, su tutti: un giorno ci fu l’ennesima assemblea sulla città. Tu parlavi e avevi accanto Giovanni Russo Spena. Io, in mezzo al pubblico, mi divertivo tantissimo: gliene cantavi quattro e loro, attorno al tavolo, e nelle prime file si guardavano sempre più perplessi. Perché? Perché spiegavi il “sistema Catania”. Come? Ricorrendo all’immagine di un prisma. Proprio così: lo vedi da una prospettiva e sembra una cosa, in realtà è un’altra. Lo giri ed ecco ancora una volta che cambia volto, ma in realtà è la stessa cosa. Il tuo “paragone blasfemo” era riferito alle forze politiche, ai presunti “avversari”, “destra” e “sinistra”. Li ha sempre descritti, questi “avversari”, come compari. Perché è vero, lo sanno pure loro, ma devono negare, altrimenti il “Sistema Catania” comincerebbe sul serio a crollare.
Perché senza questa “sinistra” e senza questa”destra” uniti -nel loro continuo trasformismo- a sgovernare questa triste città, non ci sarebbe futuro per i gruppi di Potere che comandano sotto l’Etna.
Ricordo che Russo Spena, ad un certo punto, imbarazzato, provò a tirare fuori uno dei soliti “ritornelli” del sinistrismo che si vede smascherato: tirò fuori –o meglio provò a tirare fuori- l’argomento di un presunto “qualunquismo” rivolto a te; ma ci provò due secondi, poi cambiò discorso.
Ho raccontato questo riferimento del passato perché sono sicuro che dal tuo Osservatorio starai vedendo la solita città, con i suoi compari. Da due anni, il Palazzo racconta la barzelletta del “rinnovamento” e della “primavera” più o meno rinnovata: in pochi, però, hanno detto e scritto che la “nuova” amministrazione si fonda su pezzi –più o meno “riciclati”- del centrodestra. Unito al solito centrosinistra arrogante, autoreferenziale, parolaio, abile nelle coreografie e nel rappresentare una realtà inesistente, grazie ad una “macchina della propaganda” da Ventennio.
Catania da due anni vive l’ennesimo “bluff politico”, una “truffa politica” che ormai è sempre più difficile da nascondere. Anche per la “corte di cortigiani” e di “benpensanti sinistri” che la sorreggono da tempo.
E cosa accade in questa città “tradita” dai suoi intellettuali (ma dove sono?), insomma da chi dovrebbe, da chi HA il dovere di dire la verità, anche la più “scorretta” e non lo fa. Per calcolo, per viltà, per convenienza, per continuare un’esistenza piccolo borghese, rassicurante, all’insegna di una visione della vita “da supermercato” (“conviene il Dash o il Dixan?”), insomma all’insegna di una visione femminile della vita. Di virile, di autenticamente virile, non resta nulla.
E allora eccoli, loro, la “parte migliore della città”: prima con “Libera” –con il sindaco a braccetto- per l’ennesima “giornata antimafiosa” a fine marzo, poi eccoli di nuovo, pensosi e sorridenti, i “migliori”, per la “Fabbrica del Decoro”. Sempre con il sindaco, il loro sindaco (da cui magari pubblicamente hanno preso –a colpi di slogan- la distanze, ma con il quale restano legati più di quanto sembri).
Nel primo caso, sono arrivati sino al Tribunale dei Minorenni, dove tu per decenni hai lavorato e osservato la realtà della “depredazione sociale” di una comunità. Questi, caro Titta, sono così: delle brave persone, dei bravi borghesi, molto, molto attenti alle loro vite. Al loro privato, sotto la fumosa coltre del loro “impegno”. Davvero mirabile.
Peccato (per loro) che dai vertici della magistratura catanese (quella “giustizia” che loro applaudono e che tu invece detestavi) solo qualche mese fa sono arrivate note(pag 89, capitolo sulla giustizia minorile, settore penale, relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Presidente della Corte d’Appello Alfio Scuto) di questo tipo:
“anche per l’anno oggetto della presente relazione (1 luglio 2013-30 giugno 2014, ndr) deve essere rilevata una presenza della criminalità minorile catanese su livelli da primato nazionale, con conseguente necessità di una celere, significativa, puntuale risposta penale, tenuto conto anche della funzione educativa del processo.
Sul punto deve evidenziarsi che il dato di una lieve diminuzione, rispetto agli anni precedenti, del numero di minori arrestati non è indicativo di un miglioramento della condizione minorile del distretto, né tanto meno di una diminuzione del rischio di devianza dei minori o di appartenenza ai contesti di crminalità, anche organizzata, quanto piuttosto conseguente alle ridotte risorse del personale delle Forze dell’Ordine che, in tal modo, non possono fa fronte a tutte le emergenze del territorio.,
Il pericolo o l’aggregazione dei minorenni ad ambienti di criminalità sussiste per i fattori sopra evidenziati che rivelano una particolare vulnerabilità nel distretto della condizione minorile, su cui incide anche un contesto socio-economico medio basso e uno stato di grave disoccupazione.
La dispersione scolastica è sul territorio intorno al 35%, a fronte del 17% circa su tutto il territorio nazionale e, sul punto, si rileva anche il fatto che nei quartieri a rischio della città di Catania, se pure dotati di un’efficace ed impegnata scuola media, non sono previsti istituti di scuola superiore, così da costringere i ragazzi più volenterosi a frequentare le scuole situate in zone centrali. In questo passaggio dal quartiere periferico al centro urbano si disperdono centinaia di potenziali alunni, anche per una difficoltà di integrazione sociale, sia di ordine culturale che economico…”.
Che dire? Questi della “parte migliore della città” glielo hanno detto al loro sindaco che i quartieri popolari sono abbandonati? Che l’iniziativa amministrativa è a zero? Che continuano a mancare spazi, strutture, possibilità di un vivere dignitoso? Che sarebbe ora, che sarebbe ora che il signor sindaco si adoperasse a fare qualcosa di serio e non solo comizi (come quello con cui inaugurò la sua campagna elettorale, Librino, piazza dell’Elefante, gennaio 2013)? In verità, ci sarebbe da dire che dai vertici della Procura della Repubblica si è detto più volte che l’emergenza a Catania è rappresentata dal furto di rame: davvero?
Ah, vero ora c’è la “Fabbrica del decoro”, una bella iniziativa, davvero: un bella “rigenerazione” di immobili. Proprio una scelta “rivoluzionaria”. E tutti con il sindaco allora, con il sindaco “di sinistra”!
Ma questi l’hanno letta la relazione della Corte d’Appello, che indica che per il territorio della Corte d’Appello di Catania, sulla base dell’elaborazione della direttrice del CPA (centro di prima accoglienza, ndr) di Catania, dei dati relativi alla comparazione fra popolazione residente e ingressi dei minori presso il CPA su tutto il territorio nazionale, “…emerge che nel distretto della Corte d’Appello di Catania il coefficiente di arresti di minori su 10.000 abitanti è il secondo d’Italia, subito dopo la Corte d’Appello di Roma. Il dato è ancora più preoccupante ove si consideri che il Tribunale per i minorenni di Roma è l’unico Tribunale Minorile della Regione Lazio mentre quello di Catania è uno dei quattro Tribunali siciliani per minorenni. Inoltre deve rilevarsi che rispetto al trend nazionale della tipologia di reati per i quali i minori fanno fatto ingresso in CPA nel distretto di Catania quelli indicati in percentuale maggiore riguardano i reati in violazione della normativa sugli stupefacenti, anziché del patrimonio, e per la gran parte riguardano reati commessi nella città di Catania anche nell’ambito della criminalità organizzata…”
Non solo, il presidente Scuto a pag 17 della sua relazione, parla di “forme di uso predatorio delle risorse pubbliche”.
Proprio così! Quello che tu, Titta, hai detto e scritto per decenni: la spesa pubblica, in un flusso continuo di consulenze, incarichi, prebende e altro, a Catania è asservita ad ingrossare i privati, pochi privati. Per gli altri, per decine di migliaia di persone, ci sono solo briciole. E questi qui, i “migliori”, sarebbero “progressisti” e “sinistra” (qualcuno si autodefinisce persino “comunista”)….
Nel 1988, cioè 27 anni fa(!), tu scrivevi al Procuratore generale, in tema di devianza minorile e pubblici poteri: “l’agire amministrativo appare attivatore assiduo di ingenti transfert di ricchezza dall’ambito pubblico ai patrimoni privati e la disonestà amministrativa è ormai per la coscienza pubblica una pratica consolidata che di tangente in tangente o per altro privato interesse va aprendo un cancello dorato per il saccheggio delle risorse pubbliche(fondi di bilancio, territorio, diritti in genere degli enti amministrati) davanti ad assuntori di lavori pubblici, locatori di opere, locatori di immobili, fornitori, cercatori di contributi, venditori; un costume, insomma, a causa del quale nella città depredata i beneficiari di vaste appropriazioni si contrappongono a color che –già poveri- scontano più profondamente degli altri in termini di mancanza di servizi e di compromissione nel contesto della distrazione delle pubbliche risorse. Sono le fasce minorili dei ceti svantaggiati alle quali Catania fa da pessima madre a pagare ancora di più, per quell’effetto di impedimento all’interiorizzazione dei valori etici e civili che è prodotto da quei comportamenti”.
Del resto ricordi cosa dicesti una volta a Luciamo Lama? “Non parlerò di macchine da scrivere che mancano, di dattilografi che non ci sono, di cancellieri insufficienti; le parlerò di Catania, di questa città che ha, unico neo, l’assenza Signora, quella Signora che è il protagonista della vita democratica, senza della quale non c’è democrazia rappresentativa. La Signora possiede un appartamento a Catania, c’è scritto il suo nome ma chi suona vede apparire un uomo: non è la Signora Opposizione ad aprire, è il Signor Consenso”.
Ciao marco benanti
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