di iena a Palcoscenico degli Elefanti
Malgrado la “claque mediatica” e il silenzio omertoso di gran parte della “società civile” e dei “maestri di etica(degli altri)”, il quadro che offre Catania è oggi quello di una città in caduta libera.
Malgrado una “macchina della propaganda” da Ventennio (che riscuote davvero poca attenzione fra i ‘combattenti della libertà di stampa’), i fatti accaduti negli ultimi giorni sono di una gravità inaudita: il consiglio comunale ha sfiduciato i vertici di un grande teatro come lo “Stabile”. Una sconfitta politica clamorosa, con l’approvazione della richiesta di dimissioni del Presidente del Teatro Nino Milazzo, nominato proprio da Bianco nel luglio 2013 e dell’intero consiglio d’amministrazione, tra cui spicca Jacopo Torrisi, vicesegretario del Partito Democratico di Catania (partito anche del sindaco che riesce nell’ “impresa titanica” di farsi estromettere, per una svista(!), in una competizione elettorale, a Tremestieri Etneo).
Malgrado il silenzio della sedicente “gente perbene” Catania è la città dove lo stadio è pignorato. Non solo: sono scattati pignoramenti di numerose proprietà comunali per coprire un enorme debito, che sfiora i 4 milioni di euro. Ricapitoliamo: stadio Massimino, un conto corrente alle Poste, il palazzo dell’ex Pretura di via Crispi e quote di società partecipate – Asec Spa; Amt Spa; Società degli Interporti Siciliani Spa; Sidra Spa; Catania Multiservizi Spa; Sostare srl: per tutti richiesta di sequestro da parte della ditta Europea 92 Spa, per coprire l’importo dovuto dal Comune, ritenuto colpevole, secondo il Tribunale, di non aver consentito alla società in questione di portare avanti un lavoro appaltato nel 1999 per la realizzazione dell’asse viario di San Giovanni Galermo.
Malgrado il doppiopesismo praticato come “sport nazionale” (la stessa cosa giudicata in due modi diversi in base a chi governa e non al merito) una delle forme più “alte” del fariseismo dilagante,
è successo anche il mecenate Antonio Presti ha fatto dichiarazioni “forti” contro chi amministra la città: “ho sempre donato gratuitamente, ma non lo farò più a Catania, almeno fin quando c’è questa amministrazione da cui non mi sono sentito rispettato e protetto”. Le idee e i progetti di Antonio Presti, mecenate e fondatore di Fiumara d’arte, prenderanno altre vie.
Che dire? Con un’amministrazione totalmente inadeguata, contrassegnata da spiccato trasformismo e da un consiglio comunale privo di maggioranza, sostenuta da un “cerchio tragico” e una diffusa pratica di omertà intellettuale (con punte di disonestà assoluta tra le fila della “migliore parte della società”), Catania vive uno dei suoi momenti più falsi della sua storia di travestimenti e di finti rinnovamenti.
E il conto si paga e si pagherà per molto tempo.
Ps: ma quelli della militanza e delle “cose giuste” ed “etiche” dove sono finiti?
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