Cronache tragiche comunali, il bilancio della Giunta di Catania dopo trenta mesi: una pista ciclabile e un licenziamento


Pubblicato il 29 Ottobre 2015

di Claudio Melchiorre (nella foto l’assessore D’Agata ieri sera)

Sala gremita e delle grandi occasioni, ieri nella sede di Cittàinsieme, sodalizio ispirato da Padre Salvo Resca, sanguigno parroco che in molti considerano vicino supporter di tutte le amministrazioni Bianco e sicuramente amico dell’Assessore Saro D’Agata. Prima dell’incontro si vedono in sala anche altri due assessori, Luigi Bosco e Salvo Di Salvo, che però non daranno segni di vita o se ne andranno di lì a poco.

Il parterre è composto da quanti sono stati invitati dal parroco e da quanti hanno saputo dell’iniziativa, che effettivamente ha riscosso un buon successo. Il pubblico forma capannelli. Prima del via confabulano e si dichiarano la ragione della loro presenza: “vediamo se almeno stasera rispondono.” Più d’uno lamenta infatti che la Giunta non sempre dialoga, qualche volta ascolta e mai risponde. Non c’è dubbio che le persone scelte per dibattere siano adeguate. Molte ironie perché sono su fronti opposti, pur facendo parte dello stesso partito. Ma non c’è dubbio che sia l’assessore D’Agata che Niccolò Notarbartolo siano molto stimati. C’è l’imbarazzo di chi vorrebbe essere amico di tutti, ma ha proprio le tasche piene di una situazione amministrativa cittadina intollerabile. Se ne ha subito una chiara dimostrazione quando Padre Resca, molto severo con l’Amministrazione nella sua introduzione, chiede al pubblico se la situazione in città sia peggiorata o migliorata. Ottiene un coro: “Peggiorata!” da tutti i settori.

Giornalisti attenti e pronti a segnare sui taccuini eventuali notizie importanti. Padre Resca sembra vacillare davanti al coro di critiche all’Amministrazione e argomenta: “Cerchiamo di capire stasera a che punto siamo arrivati a due anni e mezzo dall’inizio dell’esperienza amministrativa.” E poi introduce una confusa spiegazione del perché ha invitato due esponenti del Pd in sala. Per fare capire, consegna due interviste dei contendenti risalenti allo scorso agosto. Se le sono dette chiare in quella occasione, ecco perché. E poi ingenuamente l’anfitrione confessa che non è riuscito a trovare nessuno dell’opposizione che volesse intervenire. Così come non è riuscito a ottenere una risposta all’invito nemmeno dal vicesindaco Marco Consoli, alla sua seconda partecipazione alle maggioranze consiliari in due mandati.

Il primo scontro dei due relatori mette a disagio la sala. Sembra infatti che intendano parlare delle loro beghe interne. D’Agata spara soddisfatto quella che deve avere immaginato come la sua arma totale: “Noi siamo stati eletti per sostenere il nostro Sindaco Bianco e la sua Amministrazione.” Detto proprio così, con le maiuscole e la deferenza del caso. Risponde Notarbartolo: “Il problema è che io ho sottoscritto un programma di cambiamento e l’Amministrazione ora sta facendo tutte le cose che già faceva la vecchia. Senza considerare che c’è un clima di spreco che non posso accettare. Basti pensare che per un immobile vecchio, umido e piccolo, senza i requisiti minimi di abitabilità, il Comune spende 6.666 Euro al mese.” Segue un chiarimento su dove sia l’immobile e le sue reali condizioni, ma il pubblico rumoreggia. E’ appena l’inizio e tra le associazioni la “Salvaciclisti” è già stata citata una decina di volte.

Gli esponenti di questa cominciano a interrogarsi su quanto siano importanti a loro insaputa. Padre Resca introduce poi le domande del pubblico con ghirigori per invitare alla calma e all’esclusione di approcci ideologici. Magari ce ne fossero. Nemmeno quelli. Intervengono i primi tre cittadini e le accuse sono di non fare nulla, di aver lasciato marcire la città, di non parlare con la gente. D’agata prende animo e nega. “Noi parliamo con la gente. Passiamo il nostro tempo a parlare con tutti. Per esempio con Salvaciclisti (saremo a diciotto citazioni a questo punto) abbiamo messo a punto le piste ciclabili e insieme anche ad altri, abbiamo realizzato il Lungomare liberato.” Un’ovazione dalla sala. Almeno così si pensa. Dopo due secondi invece si scopre che il pubblico è infastidito dall’affermazione. Il lungomare non pare essere stato liberato. “Assessore – dice un esponente di Officine Siciliane, formazione vicina a Maurizio Caserta, il professore di Economia che è arrivato terzo tra i candidati a sindaco dietro a Bianco e Stancanelli – il lungomare è ancora lì pieno di abusivi, sporco e per niente liberato.” Poi si forma una fila di aspiranti all’intervento-domanda. Più di dieci persone, compreso il sottoscritto e l’altro giovanissimo candidato sindaco, Matteo Iannitti.

Io chiedo conto della gestione dei rifiuti e del perché, visto che hanno licenziato il responsabile del servizio rifiuti (che io ricordavo arrestato ma che invece è sotto processo come sottolinea con veemenza l’assessore), hanno continuato a tenere in piedi esattamente la stessa organizzazione del servizio con le stesse imprese che, per giunta, hanno visto i vertici falcidiati dalle inchieste. Iannitti sottolinea che un’opposizione nella città c’è. Anche gli esponenti di Caserta concordano. Ma sono tutti fuori del Consiglio Comunale. Poi ci sono gli interventi sul centro storico e sulle periferie abbandonate. Notarbartolo ricorda che per essere una giunta della legalità è strana: “Sappiamo tutti da anni cos’era la discoteca Empire e l’amministrazione sceglie quella per una nuova offerta culturale?” Per non parlare della situazione a Librino, dove si devono risanare e sistemare fogne e strade, ma intanto si lasciano costruire palazzine abusive che vengono su nella distrazione della giunta. D’Agata sembra in difficoltà evidente. Nessun collega o amico gli tende la mano. Gli esponenti del Centro Storico sottolineano l’illegalità diffusa dei locali e l’assessore richiama alla concordia: “Sono molto sensibile alle vostre richieste. Ma dobbiamo mediare con le piccole imprese del divertimento.” Notarbartolo: “A dire il vero, quando gli abitanti hanno denunciato il comportamento disinvolto di una discoteca in Via Gesira l’Amministrazione ha detto che non poteva fare niente.A seguito dell’attivismo dei residenti si è alla fine scoperto che quella discoteca non aveva alcuna autorizzazione e nessun requisito a norma. Il Comune forse qualcosa la poteva fare. Bastava anche un’ispezione.”

Insomma, l’assessore non ne imbrocca una. O forse non c’è nulla da imbroccare. Promette una sperimentazione per la raccolta differenziata in una parte del centro nelle prossime settimane, ma non promette nulla sul ciclo dei rifiuti in quanto tale. Alla fine fa un riassunto delle cose fatte. E risultano essere: la liberazione del lungomare una domenica al mese, una pista ciclabile, forse realizzata con i soldi necessari per sistemare il Tondo Gioeni o viceversa, il licenziamento di una dirigente perché colpevole di aver gestito il ciclo dei rifiuti con le stesse persone con le quali il Comune li gestisce attualmente. Ci sarebbero anche le costituzioni di Parte civile nei processi di mafia.

Ma Notarbartolo ricorda che con un imprenditore ora definito testa di legno di un boss mafioso, il sindaco e un assessore hanno inaugurato una sessione di body painting piuttosto scarsa. Fossi un giudice, rifletterei molto sulla accoglibilità della richiesta di costituzione di parte civile di una simile rappresentanza. Su questo, sia chiaro che l’assessore D’Agata si è detto offeso per le ombre gettate sul Sindaco (con la maiuscola e la deferenza) e sull’assessore. Un fiume in piena dal nome Notarbartolo ha quindi concluso la serata ricordando che il Comune ha anche dato una concessione per fare il più grande bar del lungomare ad un’associazione senza statuto e senza organi collegiali, gratis. D’Agata: “Ma alla fine non si è fatto!” Notarbartolo: “Perché al tizio al quale avete probabilmente dato la concessione, ancorché anonima, è stato arrestato! Fosse per voi, era lì.” Sintesi: il Comune in due anni e mezzo ha realizzato a metà una pista ciclabile, ha licenziato una dirigente che ha chiesto il reintegro, ha realizzato il lungomare liberato. Della demolizione del Tondo Gioeni fortunatamente non si parla più come di qualcosa di realizzato.


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