Chi critica….è fuori! La logica padronale e autoritaria di chi “governa” una città in disarmo viene fuori anche in questa occasione!
di iena anarchica marco benanti
Giuseppe Berretta è persona moderata, politicamente e nello stile di vita: tutto tranne che un “estremista” anche e soprattutto di questi tempi nell’Italietta “democratica” dove lo scontro -vero, autentico, forte- delle idee e dei progetti (cioè la democrazia) è visto quasi sempre con fastidio, con imbarazzo, con spirito di non comprensione.
Quando esprimeva la segreteria del Pd e voleva fare il sindaco, chi scrive lo ha spesso criticato, alla luce di considerazioni politiche sul sistema dominante a Catania. Che ha scelto, naturalmente, Enzo Bianco come continuatore dell’operato del centrodestra. Un “film già visto”, a conferma della complementarietà del centrosinistra e del centrodestra sotto l’Etna e nell’Italietta nazionale.
Berretta -è vero- ha appoggiato Bianco, almeno così ha detto di aver fatto: è del Pd, “partito-ombra” -vista la mancanza assoluta di proposta politica in città- disteso politicamente sotto il sindaco.
Berretta, però, ha addirittura la forza di dire quattro o cinque cose vere sull’amministrazione comunale e sul suo partito: non ha fatto, come al solito, il “rivoluzionario” ma ha avuto l’onestà intellettuale di non stare zitto. Come fanno, invece, le società civili riunite, a cominciare da Cittàinsieme.
In un’intervista al quotidiano locale l’esponente del Pd ha espresso la sua critica, in termini generali e scendendo su alcuni temi specifici. Cose da “strapparsi le vesti”? Non ci pare proprio.
Ed ecco, il giorno dopo, arrivare la risposta, in puro “stile bianchista” dei capigruppo di maggioranza. Una maggioranza che politicamente NON ESISTE. Lo sanno anche le pietre. Le brutte figure inanellate in questi ultimi mesi dalla “maggioranza-fantasma” che “sostiene” Bianco sono numerose: c’è voluto il centro-destra (“film” già visto, pure questo…) per tenere in piedi questa amministrazione. Amministrazione inadeguata anche da questo punto di vista.
E cosa scrivono, fra l’altro, i capigruppo: “confondere gli stimoli costruttivi con le critiche pretestuose tipiche di chi sta all’opposizione non ci pare né politicamente corretto né intellettualmente onesto”.
Ecco, in queste poche parole, anche in questa espressione, c’è tutta una cultura, già mostratasi in tutto il suo “splendore” contro Maurizio Caserta e Matteo Iannitti, due delle pochissime voci di dissenso negli ultimi due anni: un fastidio per la critica, un’aggressività latente e spesso esplodente verso chi dissente, verso chi esprime un “no”. Insomma, ma questa testata lo scrive da mesi -spesso in solitudine- questa amministrazione esprime una concezione autoritaria del proprio ruolo. Ma a proposito le “voci democratiche” non parlano più?
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