Cronache tragicomiche catanesi: lo spettro “alternativo” della polpetta


Pubblicato il 22 Ottobre 2016

La fiaba di Marco Lalicata, profeta della puzza e seduttore d’una città impazzita

di Fabrizio Grasso

Uno spettro s’aggira per Catania. È lo spettro “alternativo” della polpetta dei radical chic che trovano nel profilo dei disadattati di successo e fama il loro riflesso mostruoso. Un esempio? La Catania che piace alla gente che piace si era commossa per Marco, il siculo-danese, vagabondo metropolitano eletto a furor di commenti su Facebook, novello santo. Con codazzo di capre, papere, cani, anatroccoli, galline, asini e maiali, questo santo maleodorante passeggiava spingendo un carrello per la città e come una celebrità si concedeva a saluti, foto, chiacchiere e interviste.

La fattoria itinerante aveva la sua base in via Roccaromana, accanto al polo didattico della facoltà di giurisprudenza ed era stata sgomberata dai vigili urbani qualche mese fa, solo dopo che la foto di alcuni maiali che frugavano tra la spazzatura, aveva fatto il giro d’Italia. All’epoca una valanga di polemiche travolse le forze dell’ordine, erano colpevoli i vigili di aver rotto l’incantesimo “alternativo” tra Marco e la Catania che tra canna e aperitivo, sogna la rivoluzione proletaria.

La notizia dello sgombero fece partire una gara di solidarietà e su Facebook, c’è ancora a dare testimonianza del fatto che il disagio può essere scambiato per sogno, la pagina “La fattoria di Marco”. Per questi “alternativi” l’obiettivo era dare uno spazio sicuro a Marco. E riuscirono nel loro intento. Ebbe così un orto urbano per coltivare al meglio la pazzia e la puzza. Difeso, coccolato e sovvenzionato da certa stampa e associazioni che credono che il mondo debba essere riportato a un fantastico stadio originario di purezza incontaminata.

Beata l’ignoranza dei radical chic! Non sanno che nello stato di natura è sovrana la violenza, perché credono ciecamente alla favola del buon selvaggio scritta dall’illuminismo. Dalle interviste che ancora si trovano in rete è possibile evincere la filosofia da due soldi di Marco, il naturalista vegano che ha sedotto Catania grazie a occhi azzurri, capelli lunghi e puzza liberata. Ai pochi catanesi che stando ai fatti, pensavano a un caso di follia collettiva, veniva fatto notare che Marco era un profeta del nuovo millennio e così unto dai radical chic “polpetta e sushi”, e indisturbato dal sonno della ragione ha potuto fare il mostro.

L’altro giorno infatti Marco Lalicata, classe 1989 è stato arrestato per lesioni gravissime, violenza sessuale e detenzione ai fini di spaccio di marijuana dalla polizia di stato. Denunciato dalla donna che è andata alla polizia. È stato trovato da agenti delle volanti nel rudere di via Roccaromana e “con atteggiamento di vanto”, come scritto in un comunicato della questura, ha ammesso di essere un mostro. L’atteggiamento di vanto non dovrebbe sorprendere più di tanto (se di un mostro si fa un profeta!). Ora è in carcere in piazza Lanza. I radical chic etnei sono liberi invece di invaghirsi del prossimo spettro metropolitano che incarni le loro scadute fantasie hippie. 

 

 
 

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