CRONACHE TRAGICOMICHE ROSSAZZURRE, MI FACCIO UNA DOMANDA: DOV’E’ L’OPPOSIZIONE A CATANIA?

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Mi rispondo con una riflessione, più che con un hashtag…

di Marco Pitrella

La democrazia non c’è più. La fine inizia dai Comuni e viaggia – per volontà di casta – destinazione Roma, per un tratto ferma a Firenze, stazione Leopolda. Non si tratta di stipendi e tagli, demagogia spicciola è quella. E’ la vittoria delle ex competizioni elettorali che è de-legata alla stanza dei bottoni. Avviene in modo violento, spesso e rimane solo il voto, pro forma. 

 

Catania – nell’Isola! – ne è laboratorio, totalitario e totalizzante: serve l’astensionismo(votarono solo il 50% dei catanesi, come accaduto in Emilia), poi i comitati di salute pubblica tendenti all’autoreferenzialità, l’ombrello delle liste civiche, proliferanti e  a doppia preferenza, come clausola di salvaguardia della sopravvivenza dei transfughi. Il candidato (pubblicitario e cinematografico almeno per un po), già nominato sindaco dagli inquilini del quartiere bene, travestiti da quella società civile,cinica e perbenista e benpensante,del gratta e vinci l’incarico. Poi, ancora, l’ingrediente segreto; è il canovaccio del “io non c’ero con chi c’era prima e se c’ero non ho visto niente”… infine il Partito Democratico, che in Sicilia, sin dai tempi dell’Ulivo, è stato centro bi-polare del “o con Firrarello (pare, si dice, si mormora che Bianco fosse della parrocchia dello zio Pino e Castiglione, del resto, i lettori si facciano una navigata su internet e analizzino la logica(?) di certe scelte) o con Lombardo” (lo scrivente, militante dei DS – pur distante dall’odor di patriottismo – fu fiero sostenitore dell’alleanza con Raffaele di Grammichele). 

 Ma nella città etnea, la storia prosegue sulle gambe degli uomini e si poggia sul deretano dei politicanti; dagli ex Mpa, oggi interruttori del Megafono e sanculotti della rivoluzione, ai reduci del comunismo che parla diritto romano. E dove non arriva il PD, troppo grande e troppo velleitario per tenere dentro tutto e il contrario di tutto ci pensa l’opposizione(?), la stessa che haordinato Enzo sindaco (Saro Presidente della Regione e Matteo Presidente del Consiglio). E qualora se ne sentisse la mancanza, puntuali arrivano i tentativi post-democristiani di essere ago della bilancia, Linone Leanza è l’ultimo esempio. L’opposizione, intanto, recita a soggetto, senza vergogna e senso di colpa. Vota il bilancio e fa appello al senso di responsabilità. E il gioco delle parti, nel pro-fondo della sicilianità.

Cos’è la responsabilità senza valori, idealità e progettualità… si chiede un novecentesco seduto al bar.

E’ pigrizia – che nulla a che fare con la noia – densa dell’oggi e domani un concorso, che in politichese si traduce nel leviti tu che mi ci mettu iu.

E’, infine, l’annichilimento della politica, della società e della spiritualità, che segna i volti, o meglio le facce… di stagno.

C’è solo un rimedio, purtroppo, alla fine ed è iniziare a non abituarsi… troppo.        

 

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Redazione Iene Siciliane

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