di iena bruciata dai botti di capodanno
Con il concerto di capoDdanno si scrive la prima pagina sulla città metropolitana, pronta a diventare leggenda. Catania, Milo e tutta l’Etna lottano contro gli Aci, sembra il discorso di Renzi sul derby Italia-Grecia al parlamento europeo, ma non lo è. Ecco svelato cosa c’entra Lucio Dalla. E poi c’è la candidatura di Enzo Bianco a presidente della Regione. Il lungomare liberato e l’invasione dei Kebab-Bari salentini di lu munnu cittadini.
Losche trame o trame senza storie si celano nei corridoi di Palazzo degli elefanti-goverNani che bagordano, amando più se stessi che il prossimo, l’altro e l’altro ancora. E grazie all’operazione di spionaggio “balle dal liotro”, condotta da Joele Lacero Contuso, spia al soldo di Marco Benanti, conosciuto nell’ambiente giornalistico come il peggiore, che abbiamo appreso come, dietro il concertone di capoDdanno di Piazza Duomo, si nasconda una lotta intestina, intestinale, in linea rettale fra gli Aci e Catania.
“In principio fu il no di degli Aci di Re-Ale, governata dal governAlto Barba-Gallo, il nipote di Gallo il Riso, a dire no all’annessione con la città etnea – mi spiega durante il concerto Joele Lacero Contuso – dal gioco dell’oca all’effetto domino il passo è breve, e in breve tempo anche Aci dei Castello, Bar-Bar-i adoratori di Filippetto il draghetto… che si sono presi la Virgin, che Virgin non è più, ed essendo stata penetrata dai Bar-Bar-i castellesi, tecnicamente non è più nemmeno a Catania. Per non parlare della storica pernacchia che è stata rifilata all’Enzo, il sindaco Bianco, dall’Aci di Vota-Antonio… anche loro un pernacchio. Rimane solo l’Aci dei Trezza, quelli del pesce di pezza, ma loro malavoglia sono. E allora di necessità si fa virtù ed ecco la genialata – si fa pauroso Joele Lacero Contuso – annettere tutti i paesi dell’Etna a Catania, e con una manovra a tenaglia, scalare la montagna e partorire un topolino e – e qui il volto di Joele si fa più Contuso che Lacero – far rodere la sedia a Saro il presidente.”
Intanto cantano i cantanti, con tanti saluti e auguri e baci e spumante e chi più ne ha più ne metta… C’era il quartiere e la gente che piace alla gente che piace, i GD, che fanno le foto da postare con i dovuti ossequi nella paggggina del sindaco, che sembra un cartellone pubblicitario raffigurante Enzone con quel panama che non toglie dalla gloriosa primavera del 90. Nota-bene-Bartolo che Catania ha il mare, la montagna e un’ attaccapanni come albero di Natale, altro città europea, altro che spensierato divertimento… mentre prendo appunti passa Marzio IbanDro, noto collezionista di bellezze dall’ex Unione Sovietica, e ci guarda, si avvicina ignaro del fatto che fra me e Joele Lacero Contuso c’è l’ombra del peggiore. “Dicono che il 6 gennaio si esibirà il gruppo Console&Sciarpa, detti i C&S, che si esibirà nella moltiplicazione del 3 per 2 e trasformeranno l’acqua in caffè, non fate polemiche e pensate a divertirvi, Catania non è solo bene comune, ma è anche bellezza condivisa”, ci lascia con queste parole IbanDro, informatissimo penso stupito, neanche fosse la rima di un confessore.
La posta in gioco è alta, Joele Lacero Contuso deve lasciarmi. No! Gli dico. Non puoi lasciarmi comu a chiddu ca ciù visti! Vabbè, ho capito, Atreiu, cioè Enzo, il sindaco, conquisterà gli Aci da presidente della Regione. E poi farà di nuovo il sindaco della città metropolitana. Pare la storia infinita e il nuovo che avanza.
Ci metti un reduce, un combattente e qualche trombato e sia fatta la volontà di casta.
Se lo sa Saro, prende la lumia e gliela spreme sulla testa come fosse suco di maffffia.
“Non hai capito un c.zz. – mi dice sottovoce Joele Lacero Contuso, le spie non urlano mai – saranno i pugliesi che investono alla perla Jonica, che tecnicamente è negli Aci, ad aiutare Enzo ad annettere gli Aci. In cambio meno paninari e più kebab-Bari salentini. Per questo il lungomare liberato, i paninari e tutta quella storia della maffffia.”
Ci allontaniamo l’uno dall’altro. Vado verso sinistra e sono turbato come se avessi ascoltato nitrire un cavallo eletto senatore nel Partito Democratico.
(‘mbare, satira è!)
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