di marco pitrella
Il sindacato a difesa del Teatro, “voce culturale della città”. Dopo le recenti polemiche in consiglio comunale, definite “sterili e vuote”, su Stabile & Bellini è la CGIL a scendere in campo a fianco dei lavoratori che, in tempi di crisi e tagli, sono i “primi della lista” a farne le spese.
Nella sede sindacAle di via Crociferi, riflessioni sullo “stato dell’arte.”
“Le dimissioni del Cda del Bellini rischiano di far saltare il bilancio, (il sovraintendente Grosso non si è ancora insediato)” – ha affermato Giacomo Rota, segretario provinciale della CGIL – chiediamo alla Regione siciliana di interessarsi in maniera definitiva, si dia una mano a salvare il teatro in questa città.”Aspettando Godot, dal 2008 sino ai giorni nostri, il taglio delle risorse, in media, è stato di oltre il 40%” – ha proseguito Davide Foti, segretario SLC-CGIL – e sulle retribuzioni, per il Bellini, dopo lo sblocco del DURC, sono stati regolamentati gli stipendi, per lo Stabile, invece, si è fermi ad un acconto sulle mensilità di febbraio.”
(Un plauso va ai lavoratori, e in particolare ai precari che da vent’anni(!) attendono la regolarizzazione del rapporto di lavoro)
In questo quadro, la strada maestra da seguire per la riorganizzazione & programmazione, che non va fatta “sulla pelle” dei lavoratori è una sola; “il FURS (Fondo unico per lo spettacolo) va distribuito in maniera meritocratica e in base alla qualità della produzione – ha aggiunto ancora Foti – e che non venga usato, come al solito, per tamponare quelli che sono i debiti di altri teatri meno produttivi e meno qualitativi del territorio siciliano.”
Tra numeri & cifre Giovanni Pistorio, Fillea CGIL, ha spiegato come l’inizio della crisi dello Stabile sia datata 2012, “con il taglio del 35% delle risorse deciso dalla Regione a stagione ancora in corso, – e ha sottolineato ancora – con una manovra successiva la decurtazione fu reintegrata per tutti i teatri del 17% ad eccezione dello storico teatro catanese.”
Come si è andato avanti? “Grazie ad una serie di azioni concordate con il sindacato – ha concluso Pistorio – eliminando sprechi, quali consulenze da 80.000 e affitti per 160.000 euro.”
In sintesi, la “politica fuori dal Teatro”… anche se è chiaro a tutti quanto i politicanti siano amanti del palcoscenico.
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