di iena letteraria marco benanti
Ultimo saggio, ultima fatica di Marco Iacona (nella foto). Stavolta il tema è il futurismo, anzi il futurismo delle origini, quello del primo Manifesto pubblicato su “le Figaro” nel febbraio 1909. Protagonista assoluto, ovviamente, Filippo Tommaso Marinetti.
Argomento che dovrebbe interessare la Catania che conta, governata peraltro da una giunta di destra, ma che, siamo certi, così come è avvenuto per la maggior parte dei temi contenuti nei libri firmati da Iacona, verrà quasi completamente sottovalutato. Sia perché Iacona non è mai stato uno che le ha mandate a dire a chi secondo lui meritava lo sforzo di una critica; sia perché questa città suda provincialismo trecentosessantacinque giorni l’anno, dunque dei suoi figli migliori è portata per istinto a infischiarsene. Per quanto ne sappiamo, Iacona ricambia, e non da ora, con la stessa moneta.
Il futurismo nasce in Africa ed è filiazione diretta di un verseggiare colto e impegnato; Filippo Tommaso è infatti africano di nascita e francese di lingua. Com’è noto, l’Italia giolittiana, pragmatica ma sonnolenta, farà tutto il resto.
Il Manifesto del 1909 che inaugura una corrente artistica che darà il meglio di sé con la pittura, è frutto del genio pubblicitario di Marinetti ed è come sappiamo, ancora oggi, sottoposto a cattive interpretazioni; disgraziatamente alla maggior parte dei lavori del suo autore non verrà riservato trattamento migliore. Ci sono poi, per fortuna o per sventura, e Catania ne è piena, i futuristi “malgrado se stessi”, eccentrico ordine di personaggi che, non da adesso, vorrebbe farsi protagonista di uno svecchiamento generalizzato, ma che “dirige il traffico” da decenni, tramando per non perdere un posto al sole o per farlo guadagnare a figli e nipoti.
Insomma, il saggio (Riformare il mondo, tutt’intorno al giovane Marinetti e al primo manifesto futurista, Algra editore), sembra scritto di proposito per oltraggiare finti sognatori e finti “qualcosa”, che però siamo sicuri saranno i primi a non leggerlo. Anche perché, diciamola tutta, stentiamo ad accostare il Marinetti colto rivoluzionario, poeta simbolista, condannante la limitatezza di pensieri e azioni a certe orrorifiche antropologie presenti al sud. Per la Sicilia, Marinetti coniò il motto “colorificio del cielo”, fino a questo punto però – e oltre un secolo dopo- è difficile seguirne le evoluzioni.
In coda, leggiamo che la collana Interim che ospita il saggio, diretta dallo stesso Iacona, contiene lavori di pezzi grossi del calibro di Franco Cardini e Giorgio Galli. L’uno sulle difficili relazioni “Oriente”-“Occidente”, l’altro sul potere delle multinazionali e sui nuovi significati del sostantivo democrazia.
Davvero un ottimo lavoro che, ancora una volta, la città semprerifiorente – correttamente ribattezzata “sempricchiufitenti – non merita affatto.
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