Cultura&Culture: 13° convegno annuale della Comunità islamica di Sicilia


Pubblicato il 23 Maggio 2016

di Carlo Majorana Gravina

La conquista normanna della Sicilia (1061 – 1198) pose fine alla dominazione araba (827 -1091) lasciando una serie di modi di dire popolari che vanno presi per quello che sono; non ritengo che di questo bagaglio faccia parte il “mamma li turchi” che penso riferito alle incursioni piratesche che per secoli hanno afflitto le coste dell’Isola e delle isole minori, ma indicava queste bande criminali con un’etnia non sempre rispondente al vero, che soddisfaceva il processo di cristianizzazione. Se consideriamo che le due dominazioni sono durate un paio di secoli l’una ci rendiamo conto di quali e quanti solchi questi eventi tracciano nell’animo.

Partendo da questo dato di fatto, il 13° Convegno annuale della Comunità Islamica di Sicilia (Cis) presidente Abdelahfid Kheith tenuto a Catania, si è dato il tema “Islam: tra paure e diffidenze. È il dialogo e la conoscenza la vera soluzione?”: enunciato inquietante che, chiudendo con un punto di domanda, centra la questione. L’imam Kheith vive da noi da anni, i suoi figli frequentano scuole italiane e lui opera con certosina prudenza e ispirata passione in area catanese, ma anche a livello regionale nazionale e internazionale, centrando obiettivi significativi sia sul piano dell’immagine (la moschea di piazza Cutelli), che con opere sostanziali di impegno sociale quale la collaborazione con il movimento dei focolari, in accordo pieno e sinergia con la curia arcivescovile, come ha ricordato nel corso dei lavori il vicario episcopale per la cultura dell’Arcidiocesi di Catania Mons. Gaetano Zito.

Dopo il sobrio contenuto intervento di avvio dei lavori svolto da Kheith “uniti contro il male, ogni forma di discriminazione e ingiustizia”, il prefetto di Catania Maria Guia Federico ha ribadito la vicinanza delle Istituzioni, a seguire il sottosegretario di Stato Giuseppe Castiglione, il parlamentare Giuseppe Berretta che recava un messaggio della presidente della Camera Maria Laura Boldrini hanno parlato con enfasi di dialogo fattivo e di integrazione: il vicesindaco Marco Consoli ha sottolineato “violenze, scelleratezze, atti terroristici e stragi commessi nel mondo nulla hanno vedere con l’Islam”. Significativi i saluti del parlamentare algerino Boubakeur Gueddouda, Giusy Brogna per il Movimento dei Focolari, Emiliano Abramo Comunità di Sant’Egidio, Riccardo Rodano presidente Comunità dialogo.

Merito e riconoscimento va dato alla parte culturale del convegno e  ai rispettivi relatori: Islam e occidente paure e pregiudizi (Mohammad J. Alyamani); L’Islam condanna il terrorismo (Sara dal Pont); Progetto E-med-med e dialogo Sanitario nel Mediterraneo (Francesco Santocono); L’arte vista come Soluzione per abbattere paure e diffidenze (Giulia Cuscunà); Le vie dell’integrazione sono le Comunità (Carlo Pennisi); Conoscere l’Islam e i musulmani (gruppo di studenti); Crisi Siriana dalla speranza all’orrore (Bassam Alabdellah); Il dialogo nel Corano e nella Sunna dell’Inviato (pbsl) (Ahmed Nashat); Dialogo e conoscenza: impegno ineludibile (Abdelfattah Mourou). Argomenti svolti anche nella tavola rotonda conclusiva “Oltre la paura e la diffidenza” cui hanno preso parte Rosario Crocetta, Abdelfattah Mourou, Gaetano Zito, Abdelhafid Kheit.

La comunità islamica è ormai stabilmente istallata e presente nella città e nell’Isola. A Vittoria, in provincia di Ragusa, quasi la metà degli abitanti è di origine e tradizione islamica e frequenti sono i cosiddetti matrimoni “misti”; non va quindi data soluzione o spiegazione alla loro presenza che è un dato e un fatto.

Le soluzioni che interessano questa, come qualunque comunità ecclesiale, riguardano i problemi del luogo e della sua popolazione; se ancora si parla di accoglienza, collocando il convegno in un limbo parolaio demagogico, esprime solo incapacità di comprendere a fondo il senso di cittadini che vivono ed operano in Sicilia. Non tutti quelli che arrivano sono “di passaggio”, quindi l’anelito che li accomuna a noi è quel vivere civilmente ben rappresentato dalla recita dei bambini islamici inserita nel programma. 


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