di iena giramondo
da www.livesicilia.it, vi proponiamo un interessantissimo pezzo a firma di Giuseppe Pipitone, che potrete continuare a leggere alla fonte cliccando qui.
“Doveva essere una strage, l’ennesima e la più distruttiva di tutte. Ma il 6 febbraio del 1994 qualcosa nel telecomando che doveva provocare la morte non funzionò. Gaspare Spatuzza (nella foto) pigiò il pulsante più di una volta, ma non successe niente. Quella Lancia Thema imbottita con 120 chili di esplosivo rimase parcheggiata in via dei Gladiatori, a Roma, senza esplodere. E lì vicino, la gente che usciva dallo stadio Olimpico si salvò, inconsapevolmente, la vita. Si giocava Roma – Milan , partita di cartello, e a morire dovevano essere soprattutto i carabinieri del servizio d’ordine. “Mi dissero di fare una cosa spettacolare, allora oltre all’esplosivo ho riempito la macchina di tondini di ferro: una cosa che neanche i talebani” racconta oggi Spatuzza, che organizzò l’attentato su ordine del suo capo, il boss di Brancaccio, Giuseppe Graviano. “Mi disse che era meglio se ci portavamo un po’ di morti dietro, che quei morti servivano a dare una smossa e tutti quanti, compresi i detenuti, avrebbero avuto dei benefici” ha raccontato sempre Spatuzza ai magistrati, aggiungendo che “in un bar di via Veneto, Graviano mi disse anche che l’attentato avevamo la copertura politica del nostro compaesano”.
Per gli inquirenti, “il compaesano” è Marcello Dell’Utri, che oggi risulta indagato nell’inchiesta sulla trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra. “Graviano – racconta sempre Spatuzza – non mi disse se il compaesano fosse Dell’Utri, mi disse però che grazie a loro avevamo il paese nelle mani e mi fece il nome di Berlusconi. Io chiesi se fosse quello di Canale 5 e lui rispose di si”. Il 27 febbraio però i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano vengono arrestati a Milano. Un mese dopo Forza Italia vince a sorpresa le elezioni politiche e Silvio Berlusconi diventa presidente del Consiglio. Dopo l’arresto dei principali boss dell’ala stragista (Bagarella, Brusca) Cosa Nostra esce piano piano dalle agende dei partiti politici. Cessano le stragi, le violenze eclatanti, e per l’opinione pubblica la mafia è data per sconfitta. Solo di tanto in tanto si fa cenno all’ultimo capo, Bernardo Provenzano, che a tratti viene dato addirittura per morto…” CONTINUA A LEGGERE ALLA FONTE CLICCA QUI.
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