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Democrat-Cgil Ct: una lunga storia
Pubblicato il 09 Giugno 2020
(fotomontaggio di Liotrupazzo)
Scoppia il fuoco nei ciggiellini su una questione ormai trentennale che, dal mio punto di vista, non è per nulla nuova o sorprendente e riguarda il ruolo sindacale che, da cinghia di trasmissione dellla sinistra, si è trasformata via via in burocrazia di potere autoreferenziale, familiare e oligarchica all’interno dei democrat.
Non c’è nulla di illecito per carità, in certe scalate carrieristiche, dense di cinismo politico, perché così facevan tutti, raggiungendo tali pratiche di occupazione, dopo la fine dei partiti storici (Dc, Pci, Psi), un apogeo inattaccabile di un’esaltante stagione, in cui non solo i ciggiellini, ma anche i cislini e i uilinni, eleggevano deputati con relative cariche quali diretta emanazione degli apparati sindacali, che avevono strutture compatte e monolitiche dei patronati, capaci di convogliare preferenze e suffraggi. La cosa che veramente è inconcepibile, sembra essere stato, però , il parossismo di un metodo consolidato, in cui si è arrivati ad un punto di rottura dentro il sindacato gestito dai fedelissimi di una tendenza a dir poco “familistica” che è perdurata decenni.
Il male endemico dei democratici è stato, peraltro, anche quello di aver accettato, qualsiasi esule che non aveva pedigree entusiasmanti,o chiunque avesse bisogno di fare un salto di carriera nelle stanze che contano. Se vivesse il grande sardo morto a Padova cosa penserebbe di questi nipotini spregiudicati? Si è consumata, così, una parabola quasi naturale in cui i peones, attivisti e militanti dovevano lottare allo spasimo in qualsiasi ambiente per fare eleggere il capo di turno, con molte preferenze, senza badare molto chi rivolgevano anche a costo di impantanarsi. Cosicché una dura legge del contrappasso ha colpito chi negli anni Ottanta moraleggiava a sproposito sui nemici compagni socialisti e, poi, magari, tutto quello hanno fatto loro, prima e dopo la caduta dell’odiato craxismo era velato sin dall’inizio da scarsa trasparenza e opacità. Soprattutto godevano i sindacati del privilegio invidiabile di non essere controllati nella gestione delle risorse finanziarie versate dagli iscritti. Anzi erano controllati da se stessi, dai propri revisori dei conti, senza che nessun altro poteva metterci il naso. Allora ditemi più autoreferenziali di così!
Hanno avuto la loro primavera di successi, eletti e incarichi, con i loro privilegi e rimborsi spesa, hanno, dunque , travasato a piene mani iscritti dal sindacato al partito, così si compensava alla caduta dell’ideologia con una dose di sano(?) pragmatismo. Ora siamo ad una sorta di ora x che scocca in un momento buio, quando ormai ci si è rinchiusi e asseragliati nella cittadella del partito senza eletti e senza prebende. Scusatemi se ho detto delle banalità di cose risapute e scoperte all’improvviso, ma, così va la vita c’è chi sale e c’è chi scende, bisogna accettare le regole del gioco.
Rosario Sorace.
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