Demosi, dal trionfalismo alla rabbia: “Benanti, perché ci maltratti”

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dal nostro inviato Santo Cà Lapa

È durata poche ore la sbornia dei “Demosini”. La prova di forza muscolare di sabato alle Ciminiere è diventata presto un boomerang. Intanto, perché fuori dal “recinto dei 500” (cioè il numero di partecipanti fissi nei loro comizi, sempre gli stessi, i clientes insomma) non si è assistito ad un grande moto di entusiasmo popolare. Freddezza più che altro. E poi, perché ha scatenato le contromosse dei competitor. Primo tra tutti Bianco, che in un’intervista ha messo le mani avanti: “Mi ricandido”, ha annunciato. Nelle retrovie di Demosi l’annuncio del sindaco è stato interpretato come un atto ostile: “Ha fatto l’intervista per coprire la nostra iniziativa, ha sussurrato alle nostre orecchie un “pezzo da novanta” del giglio magico Villaraiano. Parole in linea con i nuovi ordini di scuderia che circolano nella corrente piddina: dare addosso a Bianco, marcare le distanze, tentare un riposizionamento a sinistra dopo la batosta del referendum.

Ad aprire le ostilità è stato lo stesso Villari che, pare, cominci a disertare le riunioni di giunta, come quella sul bilancio. E ha continuato ieri Giacomo Rota che ha attaccato Bianco nel corso di una riunione della Cgil. Nel frattempo, copiose come la pioggia di questi giorni, sono arrivate le reazioni nervose dei Demosini all’articolo di Iene Sicule sulla kermesse di sabato. Prima tra tutte quella di Angelo Villari: “eravamo mille e le spese le sosteniamo con sottoscrizioni” ci ha fatto sapere. Peccato che la sala contenga appena 500 posti e che molte poltrone fossero vuote. Per quanto riguarda i canali di finanziamento dell’associazione Demosì, e le migliaia di euro spese per il comizio di sabato, invitiamo Villari a rendere pubblici gli elenchi dei donatori e dei sottoscrittori e il bilancio dell’associazione.

Duro anche Pierangelo Spadaro che non sembra abbia gradito il nostro articolo: “Benanti, perché ci maltratti”, si è sfogato il dirigente demosino. Francesco Laudani, responsabile organizzazione Pd, invece, ci ha recapitato il suo sfogo con un messaggio in cui si dice contrariato dall’esser stato definito una comparsa.

Ma il più furioso di tutti, da quel che ci risulta, parrebbe Giacomo Rota. Pare gli siano usciti gli occhi fuori dalle orbite alla lettura dell’articolo. Lo immaginiamo collerico mentre scaglia la PlayStation contro il muro gridando “Vendetta!”. E lo capiamo. Qua ci sono in gioco gli stipendi da parlamentare per la moglie, Concetta Raia, e per lo stesso Villari che, come dicevamo, si vedono già seduti sugli scranni di Camera e Senato. “Si illudono” dice una gola profonda del partito “Renzi non li metterà in lista. È stato chiaro domenica all’assemblea nazionale: basta notabilato locale, lo stesso che gli ha fatto perdere il referendum. A maggior ragione a Catania, dove la sconfitta è stata ancora più sonora. Probabile che alla fine l’unica mediazione possibile possa essere sulla riconferma di Luisa Albanella che si è dimostrata leale votando il Jobs Act in parlamento e comunque è la più “presentabile” del gruppo. Gli altri due sono troppo chiacchierati”. Ne vedremo delle belle.

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Redazione Iene Siciliane

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