Diritti e…”rovesci”, carceri sovraffollate: ecco il bilancio -da brividi- della visita dei Radicali a Bicocca (Ct)

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dalla Delegazione Radicale Radicali Catania:
“REPORT SULLA VISITA DI RADICALI CATANIA ALLA CASA CIRCONDARIALE DI BICOCCA IL 5 GENNAIO 2016.
Martedì 5 gennaio 2016, nell’ambito della mobilitazione promossa dal Partito Radicale e da Rita Bernardini, una delegazione composta da Luigi Recupero, Patrizia Magnasco, Stefano Burrello, Daniela Basile e Gianmarco Ciccarelli ha effettuato una visita presso la casa circondariale di Catania Bicocca.

La delegazione è stata ricevuta e accompagnata nella visita dal direttore dell’istituto dott. Giovanni Rizza, dal comandante facente funzione dott. Giovanni Guddè e dal responsabile dell’area educativa dott. Maurizio Battaglia.

I detenuti attualmente presenti nel carcere di Catania Bicocca sono 192; il numero dei detenuti presenti, secondo quanto riferito, è destinato a crescere di alcune decine di unità al termine del periodo delle festività natalizie, in concomitanza con la ripresa dell’attività processuale che si svolge nell’aula bunker del penitenziario. La capienza regolamentare è di 138 posti. Il carcere, dunque, si presenta sovraffollato. 

Nelle celle, tutte di circa 10 mq (pensate originariamente per ospitare un detenuto), sono generalmente reclusi 2 detenuti in un letto a castello; in alcuni casi — rari e comunque temporanei, secondo quanto riferito anche da alcuni detenuti – vengono alloggiate tre persone montando il terzo piano del letto a castello.

L’istituto si articola in due sezioni identiche, ciascuna sviluppata su due piani. Le condizioni strutturali degli ambienti detentivi sono mediocri, con infiltrazioni di umidità sia nelle celle che nei corridoi. Nella seconda sezione (detta anche padiglione destro) le docce sono esterne alle celle, in violazione del Regolamento penitenziario del 2000, tuttavia si riesce a garantire almeno una doccia giornaliera e l’acqua calda, specie dopo la recente attivazione del nuovo impianto solare termico viene erogata tutto il giorno.

Il carcere di Bicocca è un penitenziario di Alta Sicurezza, che ospita quasi esclusivamente detenuti condannati o imputati per reati riconducibili all’associazione di tipo mafioso. I detenuti in regime di Alta Sicurezza sono 181, i detenuti comuni (media sicurezza) sono 7; sono presenti, inoltre, 4 collaboratori di giustizia. Con riferimento alla posizione giuridica, sono presenti 43 detenuti con condanna definitiva, 72 imputati (in attesa di primo giudizio), 56 appellanti e 21 ricorrenti; i detenuti con una posizione mista sono 82. Fra i reclusi ve ne sono anche alcuni con condanna all’ergastolo ostativo.

I detenuti stranieri sono 8i tossicodipendenti (soprattutto da cocaina) sono 27; i casi psichiatrici accertati sono 5. Il fatto che la percentuale di detenuti stranieri risulti significativamente più bassa della media nazionale dipende dal fatto che i soggetti sottoposti al regime di alta sorveglianza sono per lo più imputati di reati di stampo associativo mafioso tra i quali gli immigrati sono un’infima minoranza, gli stranieri che passano per l’istituto sono per lo più imputati di reati di terrorismo internazionale per cui è previsto il medesimo regime carcerario dei reati di mafia.

Accanto al sovraffollamento, un’altra grave criticità è rappresentata dalla carenza di agenti di polizia penitenziaria: a fronte dei 229 agenti previsti dalla pianta organica, gli agenti assegnati all’istituto sono 201 e quelli effettivamente in servizio sono 172Il nucleo traduzioni della casa circondariale Bicocca, competente per tutti gli istituti penitenziari della provincia di Catania, può contare su 103 agenti. Nel 2015 si è registrato un suicidio di un agente in servizio al nucleo traduzioni.

Gli educatori previsti dalla pianta organica sono 6, mentre quelli assegnati ed effettivamente in servizio sono 3.

L’assistenza psicologica ex art. 80 dell’Ordinamento penitenziario (funzione di osservazione e trattamento) è del tutto inadeguata: soltanto 12 ore mensili, appena sufficiente – a detta del direttore – al mero censimento delle patologie presenti. Nei fatti nessuna terapia è possibile oltre alla somministrazione di psicofarmaci.

Ciascun detenuto dispone di 4 ore d’aria al giorno (2 al mattino e 2 nel pomeriggio), da trascorrere nel cortile-passeggio. Chi va a scuola esce dalla cella tra le 8 e le 12 per frequentare ed usufruisce di un’ulteriore periodo d’aria tra le 15 e le 17. Data la natura di alta sorveglianza dell’istituto, non è applicata alcuna misura di “corridoi aperti” nei bracci.

Nel carcere di Bicocca sono attivi corsi scolastici di scuola elementare, media e istituto alberghiero; la percentuale dei detenuti impegnati in attività scolastiche è alta, intorno al 65%; i locali adibiti ad aule scolastiche si presentano in buone condizioni ed adeguatamente attrezzati con cucina e sala per le esercitazioni. È inoltre presente un bel teatro con un’ottantina di posti, quinte, scene ed impianto di amplificazione realizzato con un finanziamento ministeriale su progetto di un detenuto che ha ideato una particolare copertura per riutilizzare un cortile interno precedentemente inutilizzato.

Sono pochi, invece, i detenuti che lavorano: soltanto 35, tutti alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria.

All’interno delle sezioni sono presenti delle piccole palestre, alcune delle quali attualmente sono interessate da lavori di ristrutturazione effettuati grazie a personale detenuto.

Tutti i detenuti effettuano con regolarità i colloqui con i loro familiari; le sale per i colloqui sono state ristrutturate e oggi si presentano in buone condizioni e, in aderenza al dettato normativo, non presentano più il muretto divisore. Nel carcere di Bicocca, sebbene vi siano ampi spazi esterni, non è presente un’area verde attrezzata per il colloquio dei detenuti con i figli minori.

Il carcere è a tutt’oggi privo di un funzionante impianto di riscaldamento; secondo quanto riferito dal direttore, entro alcuni mesi verrà effettuata e ultimata la ristrutturazione del sistema di riscaldamento che in pratica, fin dall’apertura, a Bicocca non ha mai funzionato. Il direttore lamenta la “beffa” di un ricorso amministrativo avverso alla gara per gli impianti che ha purtroppo ritardato agli inizi di febbraio 2016 i lavori di messa con consegna prevista a marzo, quando ormai il peggio dell’inverno sarà passato. Il problema del riscaldamento è certamente il principale lamentato dai detenuti. Sebbene la visita abbia avuto luogo un giorno eccezionalmente tiepido per la stagione, tutti i detenuti erano pesantemente vestiti e possiamo testimoniare che la temperatura percepita all’interno della struttura appariva notevolmente più bassa che all’esterno della stessa. La questione “meteorologica” è molto sentita all’interno del carcere perché d’estate il problema è simmetrico con il caldo laddove il rimedio non è neanche ipotizzabile. Colpa di una struttura “vecchia” di soli trent’anni ma che fin dall’apertura dimostrava una pessima realizzazione degli isolamenti, una scarsa qualità che è stata scontata negli anni da quanti l’hanno abitata a prezzo di sofferenze e disagi.

Circa un mese fa nel penitenziario è stato installato un impianto termico con pannelli solari che assicura una costante ed efficace erogazione di acqua calda negli ambienti detentivi e consente allo stesso tempo un notevole risparmio sui costi dell’energia.

In conclusione, la sensazione che rimane al termine di questa visita, dopo aver preso atto delle risultanze delle altre visite radicali alle carceri di tutt’Italia, è che, sebbene vi sia un modesto miglioramento nelle condizioni dovuto alla riduzione del sovraffollamento (che comunque permane) ed alla buona volontà di alcuni direttori, comandanti ed educatori, nessun serio piano di riforma strutturale è al momento previsto per risolvere alla radice gli annosi problemi che da sempre caratterizzano il sistema penitenziario italiano. In particolare, oltre ai gravissimi problemi infrastrutturali, rimangono assolutamente insufficienti le misure volte alla formazione ed al reinserimento dei detenuti perpetrando così il ruolo delle istituzioni penitenziarie che le rende più accademie del crimine dove si consolidano tradizioni criminali tramandate letteralmente di padre in figlio. Fin quando non saranno garantite a tutti i detenuti adeguate attività formative e lavorative che impegnino proficuamente l’intera giornata, il carcere continuerà ad essere un enorme fattore di spreco di risorse soprattutto umane nonché uno dei principali responsabili del perpetuarsi delle condizioni di sottosviluppo sociale che affliggono tante nostre città.

Ribadiamo dunque che la riforma strutturale della giustizia in Italia comincia necessariamente con AMNISTIA ed INDULTO. Due misure che sole sono in grado di creare le condizioni affinché, grazie all’alleggerimento dei carichi degli uffici giudiziari ed alla deflazione penitenziaria, si possa completamente ripensare il ruolo del carcere nella società che vada concepito più come un’istituzione formativa che punitiva, dove la detenzione in cella sia applicata solo quando vi è reale necessità di mettere qualcuno in condizione di non nuocere ad altri e per il minor tempo possibile e dove invece la maggior parte del tempo viene impiegato per migliorare sé stessi e non perduto nell’ozio forzato della cella. Perché ciò sia possibile è necessario che la detenzione carceraria divenga un ipotesi residuale anche nel diritto penale e che invece la maggior parte delle delle misure penali si concreti in misure alternative al carcere anche riconducendo al diritto penale pene oggi impropriamente comminabili per via amministrativa (ritiro del passaporto, della patente, ecc.) sebbene abbiano un significativo impatto sulla libertà personale.”

 

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Redazione Iene Siciliane

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