Questo il report di una condizione da “anno zero”….
Ogni giorno dell’anno 2012, domeniche comprese, a Catania e provincia nascevano 18 imprese, ma al contempo ne cessavano poco meno di 20, per l’esattezza 19,8.La decrescita delle imprese catanesi, purtroppo, non si ferma da almeno tre anni a questa parte: non solo nel commercio il cui “effetto svuotamento” è sotto gli occhi di ognuno, ma in tutti i settori portanti dell’economia di Catania e provincia campeggia il segno negativo. Sono infatti oltre 7 mila e 200 le imprese che hanno cessato di vivere nell’anno appena trascorso.
E’ la Camera di Commercio etnea a divulgare i dati di un 2012 pieno di ombre: al 31 dicembre dello scorso anno il totale delle imprese iscritte è di 100.411; le imprese attive sono 81.039. Le iscrizioni di nuove imprese sono state 6. 586 , mentre le cessate 7.224; Il tasso di natalità è stato del 6,54%, quello di mortalità del 7,17%; Il tasso di sviluppo del – 0,63%. Ma ecco, in breve, l’identikit del 2011: al 31 dicembre il totale delle imprese ammontava a 100.973; le iscritte erano 7.475 , le cessate 6.301.Il numero maggiore di imprese cessate, rispetto a quelle nate, ha fatto segnare un tasso di sviluppo negativo pari al – 0,63%; la riduzione dello stock imprenditoriale è dunque di 562 imprese. La contrazione del tessuto imprenditoriale attivo passa dalle 82.380 imprese attive del 2011 alle 81.039 del 2012, con una diminuzione di 1.341 unità.
Lo specifico dei dati nei settori fondamentali rivela più chiaramente la realtà. Ecco i numeri: commercio -3,97%, industria (attività manifatturiere) -4,56%, costruzioni -2,59%, agricoltura -4,78%, turismo (alloggio e ristorazione) -4,91%. Spiega il segretario generale della Camera, Alfio Pagliaro: “La decrescita assume valori tra il 4 e il 5%. Se limitassimo l’analisi ai soli dati generali saremmo tentati dal leggervi un cauto ottimismo ma se analizziamo le imprese attive, ovvero quelle imprese che rappresentano l’economia reale, allora ne ricaviamo un’ immagine ben diversa. La crisi ha affondato il rostro nella “carne viva” del tessuto economico, ossia quello delle piccole e medie imprese”.
Oltre a quelli portanti, anche i restanti settori economici hanno fatto registrare il segno meno: le imprese cessate sono state in numero evidentemente superiore a quelle nate.”Questa decrescita, che si registra ormai dal 2009, analizzata insieme ad altri fattori economici anch’essi negativi, come la riduzione del PIL, la riduzione del numero di occupati, la riduzione della domanda di consumi –conclude Pagliaro- induce a ritenere la crisi oramai strutturale. Non credo sia più opportuno e realistico parlare di desertificazione dei centri storici delle città; questo è solo un sintomo della crisi, la cui causa va ricercata oltre la crisi stessa.
A Catania il disagio poggia soprattutto sull’abnorme crescita dei centri commerciali, che come un nodo scorsoio hanno cinturato Catania soffocandola lentamente e sottraendo clienti dalle città limitrofe, risucchiate dai troppi centri commerciali che offrono shopping e servizi. Catania e il suo centro storico non hanno fatto altro che aspettare che il “delitto” si consumasse, ai danni del nostro stesso tessuto economico-commerciale. Oggi è facile gridare all’assassinio. Chi aveva il dovere di farlo non ha presentato idee, progetti, programmi, che riportino il centro storico al centro dell’interesse della gente, fornendo anche servizi che stimolino curiosità, intrattenimento, cultura e non solo semplice shopping”.
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