Domani il commissario Ruperto torna a Catania
TECNIS, TURRISI (FILCA): TUTTO TACE, SIAMO IN CADUTA LIBERA
«Non è stata rimossa l’interdittiva, non è stato presentato il 182, non è stata finanziata la CIG, l’Anas non paga. Che fa lo Stato?»
«Tecnis, il tempo passa, non si sa più niente, i lavoratori sono senza stipendio e i lavori bloccati: siamo in caduta libera. E senza paracadute!». Commenta duramente Nunzio Turrisi, segretario generale della Filca Cisl di Catania, la situazione di stallo in cui versa la vicenda Tecnis, alla vigilia del ritorno in città del commissario Saverio Ruperto.
«Abbiamo appreso dalla stampa – aggiunge Turrisi – che la Prefettura era intenzionata a togliere l’interdittiva antimafia all’azienda, ma ancora non ci risulta. Il 21 febbraio, poi, si doveva presentare il 182 per mettere al riparo l’azienda e i creditori, ma non è stato presentato né 182 né concordato preventivo. Non arrivano soldi da alcun ente appaltante. L’Anas, che ne è il maggiore, non ha erogato una lira e chiede continuamente pareri e contro pareri, prima all’Anac, poi al Tribunale, e chissà ancora a chi altri. E così non pagherà mai».
«Le banche – continua – non si sono ancora espresse sull’apertura di linee di credito. I lavori sono fermi con i cantieri messi in sicurezza, la cassa integrazione non è stata ancora finanziata. I lavoratori sono disperati e persino le imprese di pulizia degli uffici sono a rischio. Dobbiamo aspettare ancora altri appuntamenti mancati?».
Il numero uno della Filca Cisl etnea si chiede amaramente: «Che si vuole fare? Arrivare al fallimento, all’amministrazione straordinaria? Quale miracolo bisogna aspettare? Davvero dobbiamo arrivare a pensare che si stava meglio col precedente sistema e che lo Stato e la politica nelle sue massime espressioni locali e nazionali non riescano ad agire con efficacia?»
«Il messaggio che rischia di passare – conclude Turrisi – diventerebbe devastante. E’ urgente fare qualcosa, non possiamo continuare così».
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L’appello arriva dai segretari generali della Fillea di Catania, Giovanni Pistorio e della Camera del Lavoro, Giacomo Rota, che chiedono: “Adesso che il piano di ristrutturazione del debito è stato ritirato e che, comunque sia, non è stato ancora stata presentata una proposta alternativa, concordato concorsuale o altro, quali sono le misure da potere adottare per mettere in sicurezza le attività, l’occupazione ed il completamento delle opere?”
La risposta la daranno i fatti e per questo, secondo il sindacato degli edili, ogni giorno perduto è una pericolosa assunzione di nuove responsabilità.
“Nel caso di crollo aziendale, quale potrà essere il destino delle migliaia di fornitori e di chi lavora per loro, 900 dei quali risiedono nel nostro territorio, ai quali si devono complessivamente quasi 100 milioni di euro? – concludono Pistorio e Rota- Se qualcuno pensa che l’intervento della giustizia nel caso in questione così come in casi simili sia, anche se necessario, la causa del tracollo dell’imprenditoria nostrana, è un mistificatore.
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