Economia e legalità: le “mani” di Confindustria sulla Camera di Commercio di Catania? Ma 21 associazioni si oppongono

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di iena miscredente

Si sono riuniti stamattina in Camera di Commercio, a Catania, i rappresentanti delle 21 associazioni di categoria che hanno concorso al rinnovo del Consiglio Camerale etneo per illustrare alla stampa come intendono procedere in merito alle vicende legate al ricostituendo consiglio camerale alla luce di tre decreti che la Regione Siciliana ha emanato durante i mesi estivi.

Portavoce del gruppo Francesco Costanzo (nella foto durante il suo intervento), presidente provinciale Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) che ha parlato a nome di Ancotus – Assotir – C.i.a. – Cidec – C.n.a. – Coldiretti – Compagnia delle opere – Confagricoltura – Confartigianato – Confcommercio – Confcooperative – Confesercenti – Feagri – Feapi – Fedarcom – Legacoop – Unci – Unicoop – Upia casartigiani – Upla Claai – Agci.

Una questione diventata paradossale, la definisce Costanzo, e spiega il perché facendo un passo indietro e riassumendo i fatti che hanno visto protagonista la Camera di Commercio di Catania negli ultimi mesi. “Siamo qui per spiegare perché contestiamo i tre decreti regionali, emanati tra luglio e agosto, con i quali l’assessorato regionale alle attività produttive ha di fatto stravolto la governance dell’ente camerale etneo. Il primo dei tre decreti –, ha detto il presidente provinciale della CIA – che assegna i posti in Consiglio Camerale sulla base dei dati comunicati da ogni associazione sulla consistenza associativa, è arrivato con notevole ritardo rispetto ai tempi di legge. Sospettiamo quindi che l’obiettivo dell’assessorato fosse proprio quello di arrivare all’assemblea per il rinnovo del consiglio di amministrazione della Sac con un commissario. Obiettivo raggiunto grazie anche al ricorso presentato da Confindustria.Sulla base di questo decreto l’Assessorato regionale alle Attività produttive ha decretato che il Consiglio camerale risulta composto da 33 membri, uno in rappresentanza del sindacato, uno dell’associazione dei consumatori, uno degli ordini professionali e gli altri 30 seggi vengono assegnati sulla base della rappresentanza delle organizzazioni. Dei 29 nominati in rappresentanza delle associazioni (il delegato del credito non è stato nominato), 25 facevano parte del raggruppamento delle associazioni imprenditoriali rappresentante in Camera di Commercio (tutte le sigle del commercio, dell’agricoltura, degli artigiani, delle cooperative e Compagnia delle Opere), mentre dall’altra parte si schierano le 3 associazioni legate all’industria, Confindustria, Apindustria e Confimprese.

In seguito a questo decreto – ha proseguito Costanzo – arriva il ricorso di Confindustria che contesta cifre, rappresentanze, irregolarità, accusando le altre associazioni e la Camera di Commercio stessa di procedure anomale”. Nel frattempo la Regione emana un secondo decreto col quale l’Assessorato alle Attività produttive accoglie il ricorso di Confindustria appigliandosi a un cavillo formale, come spiega ancora il rappresentante del sindacato degli agricoltori Francesco Costanzo. “Le associazioni apparentate si sono presentate firmando per tutti i settori, invece l’Assessorato rileva che le firme dovevano essere limitate ai soli settori in cui presentavano elenchi di associati. Questo in realtà è solo un’irrilevante irregolarità formale poiché i numeri non erano cambiati. Tuttavia – ha spiegato il presidente CIA – questa veniale irregolarità venne sanata dalle associazioni apparentate, che entro 20 giorni previsti dalla legge presentarono la dichiarazione di apparentamento solo per le associazioni che avevano iscritti in quel settore.

Il punto del conflitto è questo: l’assessorato regionale, affermando che questo aspetto era insanabile, non ne ha tenuto conto, nonostante lo stesso assessorato, in una comunicazione precedente, avesse invitato la Camera di Commercio a regolarizzare eventuali errori nella presentazione”. Con il terzo decreto regionale, una conseguenza del secondo, l’assessorato esclude tutti gli apparentamenti appigliandosi alle irregolarità di cui sopra, e assegna altri 5 seggi al raggruppamento di Confindustria, due posti destinati all’agricoltura li gira alla pesca e, non essendoci altri raggruppamenti concorrenti nell’artigianato, nei servizi alle imprese e nel turismo, annulla l’assegnazione di 8 posti in consiglio. Tutto ciò ha determinato che due posti destinati all’agricoltura venissero tolti nonostante le associazioni al ramo rappresentino 4.394 imprese a fronte della Federazione Armatori Siciliani che ne rappresenta 74. Che per i servizi alla persona venissero tolti tre seggi alle associazioni apparentate che rappresentano 1156 imprese per darli al raggruppamento di Confindustria che ha presentato 94 imprese.

“A queste condizioni – ha concluso Costanzo – chi governerà la Camera di Commercio di Catania lo farà con il 14% delle rappresentanze e l’86% rappresenterà la minoranza. Siamo quindi convinti che l’assessore di matrice confindustriale certamente non sia stato imparziale,

per questo presenteremo ricorso al Tar fiduciosi che accoglierà le nostre istanze e, chiediamo sin da adesso al commissario della Camera di Commercio di opporsi al decreto dell’Assessorato regionale alle Attività produttive e al Presidente della regione di non promulgare un decreto sostanzialmente illegittimo. Qualora tutto ciò non dovesse avvenire utilizzeremo quanto la legge consente per impedire che un consiglio non rappresentativo della realtà economica catanese e frutto di operazioni poco trasparenti possa governare la Camera di Commercio etnea”.

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Redazione Iene Siciliane

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