Economia e…Minchiate: Etna Valley? Casomai Etna Licenzia!


Pubblicato il 23 Gennaio 2014

Da vari soggetti sociali e politici, opera di “smascheramento” alla notizia delle decisioni della Micron…da Catania Bene Comune: “Micron, no ai licenziamenti. Bianco smetta di nascondersi dietro un dito.

Quando è naufragato il progetto del Modulo M6 dell’ST Microelectronics di Catania, centinaia di impiegati di ST ad esso destinati, con la complicità dei sindacati amici dell’azienda, sono stati svenduti prima alla società Numonyx e poi, divisi, di nuovo svenduti alle società 3SUN e Micron.

Tali scelte, compiute dalla dirigenza aziendale di ST e assecondate dai partiti che governavano e governano Catania, hanno sancito l’inizio dello smantellamento della tanto acclamata Etna Valley che oggi si materializza drammaticamente con la scelta di Micron di disinvestire e di licenziare 128 lavoratori su 324 attualmente occupati nella sede di Catania.

I licenziamenti in Micron non rappresentano solo l’ulteriore gravissimo colpo all’occupazione nella Sicilia orientale e il dramma per 128 famiglie in un periodo di terribile crisi economica ma dimostrano la deindustrializzazione che sta subendo l’Etna Valley e annunciano ciò che nei prossimi anni può accadere a tutti gli stabilimenti della microelettronica catanese, a partire da ST che con Micron, sul territorio catanese, ha un legame indissolubile. La mancanza di un serio piano industriale e la scelta di ST di investire negli stabilimenti del nord Italia e di Grenoble sacrificando Catania, è la dimostrazione della gravità della situazione.

L’Amministrazione comunale e il Governo regionale in questo contesto non possono più nascondersi dietro un dito. L’indignazione sterile del Sindaco Bianco e le passerelle del Presidente Crocetta nella zona industriale tentano solo di mal celare le gravi responsabilità dei loro partiti nella deindustrializzazione di Catania. Il settore della microelettronica è uno dei pochi in crescita e l’Italia conserva, nonostante le volontà di liquidarla, un’importante partecipazione statale in ST. Questi due elementi permetterebbero al Sindaco e al Presidente della Regione di intervenire sul Governo nazionale per rilanciare l’occupazione a Catania con un serio piano industriale per ST capace di riassorbire tutti i lavoratori licenziati da Micron. Inoltre il rafforzamento degli investimenti permetterebbe a centinaia di studenti dell’Ateneo e delle scuole superiori di Catania, come è stato nel decennio scorso, di non dover scappare dalla Sicilia per trovare lavoro.

Catania Bene Comune sarà, a partire dagli scioperi di giovedì e venerdì, accanto alle lavoratrici e ai lavoratori Micron contro i licenziamenti. È necessario far assumere a ST la responsabilità di questi licenziamenti, frutto delle folli politiche industriali praticate a Catania, e costringere l’azienda a riassorbire i lavoratori in esubero. Per fare questo non sarà utile nessun padrino politico e neanche la magnanimità del “Pasquale Pistorio” di turno, occorre intraprendere la strada della lotta e rivendicare il diritto al lavoro in un’azienda che si è arricchita anche grazie ai contributi statali e regionali stanziati negli anni scorsi.

È finito il tempo delle promesse e degli inganni, è il momento della certezza del lavoro e dello sviluppo sostenibile.”  Da Rifondazione Comunista: “oggetto: Licenziamenti Micron, è in gioco il futuro dell’Etna Valley.Il Partito della Rifondazione Comunista è solidale alle lavoratrici e ai lavoratori Micron (ex ST) che, in 128 su 320, rischiano di perdere il posto di lavoro a causa dei tagli al personale voluti dall’azienda e aderisce alle giornate di sciopero proclamate per giovedì 23 e venerdì 24 gennaio.Le lavoratrici e i lavoratori oggi dipendenti di Micron stanno subendo l’ennesima angheria da parte di una sciagurata alleanza degli interessi padronali, dell’incapacità e del cinismo di certa politica, rappresentata a Catania dall’asse Pistorio-Bianco-Crocetta. Prima assunti da ST, poi trasferiti in Numonyx, svenduti e infine licenziati da Micron, le lavoratrici e i lavoratori stanno scontando sulla propria pelle e su quella delle loro famiglie la mancanza di un serio piano industriale che dia futuro e prospettiva all’Etna Valley.La crescita del settore della microelettronica a livello mondiale, il buon andamento industriale di ST e Micron, nonché gli ingenti investimenti statali ed europei in altri Paesi in questo settore dimostrano che la scelta di Micron non è certo dovuta alla crisi economica ma alla criminale volontà di dismettere la presenza industriale a Catania dopo aver ricevuto ingenti finanziamenti pubblici.Rifondazione Comunista ha in questi anni denunciato in tutte le sedi opportune il progressivo disinvestimento che stava subendo, nel suo complesso, l’Etna Valley: dalla mancata apertura del Modulo M6 alla preferenza di ST del nord Italia e della Francia per sviluppare nuovi investimenti, dalla scelta del Governo di svendere le quote azionarie di ST, attualmente scongiurata, al blocco delle assunzioni e della ricerca.Oggi, alla luce della minaccia di nuovi licenziamenti, è necessario che tutte le Istituzioni si muovano affinché si produca un piano industriale che consenta innanzi tutto il riassorbimento dentro ST dei lavoratori in esubero di Micron e che rilanci lo sviluppo industriale del settore della microelettronica in Sicilia.Non è più sopportabile che le aziende multinazionali approfittino dei contributi statali per incassare denaro pubblico e poi dismettano la loro presenza sul territorio lasciando sul lastrico centinaia di famiglie. Come non è accettabile l’atteggiamento di certa politica china alle logiche padronali e incapace di far valere gli interessi di una comunità già fortemente provata dalla crisi economica.Chi, a partire dal Sindaco Bianco, in questi anni e negli ultimi mesi ha spacciato per esemplare lo sviluppo dell’Etna Valley è stato sbugiardato dalla realtà degli eventi. La promessa di nessun amico di amici potrà ora diradare la nebbia di incertezza che avvolge la zona industriale di Catania. Solo la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori di Micron e ST, insieme alla FIOM CGIL, potrà riuscire a risollevare le sorti di un sito produttivo che sindacati filoaziendali, Partito Democratico e centrodestra hanno già dimostrato di aver abbandonato.Per questo è fondamentale incoraggiare e contribuire alla lotta affinché i lavoratori Micron vengano riassorbiti da ST e si produca un nuovo piano industriale per l’Etna Valley, cominciando dagli scioperi dei prossimi giorni.”  Da Maurizio Caserta:

“Maurizio Caserta leader di Officine Siciliane sulla crisi del settore della microelettronica a Catania:”Sei mesi fa avevamo preannunciato che l’entusiasmo sulla crescita del settore era malposto. Ci consigliarono di ripararci dal sole. Consigliamo a questa amministrazione meno rapporti romani e maggiori con i quartieri periferici di Catania.”

“L’amministrazione Bianco deve decidere cosa avere in mente per Catania. Quando sei mesi fa feci notare che l’entusiasmo sulle prospettive di crescita della microelettronica a Catania era malposto, ‘autorevoli’ esponenti di quella amministrazione ci consigliarono di ripararci dal sole. Spero che adesso quegli stessi esponenti abbiano l’onestà intellettuale di riconoscere l’errore sostanziale. Se già sei mesi fa questa amministrazione, invece di prospettare primavere ormai d’annata, avessero riconosciuto e affrontato seriamente tutte le implicazioni delle trasformazioni strutturali che la microelettronica sta affrontando in tutto il mondo, e dunque anche a Catania, forse oggi avremmo già fatto qualche passo avanti verso la soluzione del problema. Che non é ovviamente bloccare i licenziamenti, ma contribuire a gestire con intelligenza – invero una virtù rara – il processo di rilocalizzazione del settore della microelettronica per ridurre al minimo i danni e le sofferenze delle famiglie. Fa veramente impressione che si possa pensare che un rappresentante di una amministrazione comunale possa bloccare le grandi trasformazioni strutturali che i settori produttivi stanno affrontando nel mondo intero.

Occorre riscrivere l’approccio. La questione del lavoro non é una questione di competenza diretta delle amministrazioni locali – se si esclude il loro contributo alle nuove assunzioni. Ma l’azione delle amministrazioni ha enormi effetti indiretti sul mercato del lavoro. Il lavoro nasce dall’impresa. L’impresa, piccola, media o grande, crea lavoro se investe. L’investimento ha bisogno di condizioni di convenienza, finanziaria, tecnologica, istituzionale, commerciale. L’amministrazione può agire in maniera significativa su alcune di quelle condizioni di convenienza, dando corso a quelle azioni che promettono di generare la più alta produttività economica e sociale. Quali sono le priorità strategiche di questa amministrazione? Quale modello di città ha in mente? Pensa al turismo? Con quale porto e con quale aeroporto? Pensa all’energia? Con quale politica ambientale e dei rifiuti? Pensa al commercio? Con quale piano? Pensa all’alta tecnologia? Forse. Ma ha dimenticato di guardare alle grandi tendenze globali di questo settore. Pensa alla cultura? Con quali teatri e quali festival?

La smetta questa amministrazione di pensare che i buoni rapporti romani siano il grande capitale a loro disposizione. Le imprese, soprattutto quelle grandi, chiuderanno lo stesso se manca il mercato o ci sono mercati più interessanti di quello locale. Un suggerimento: se sostituissimo ai rapporti romani – ormai invero un po’ logori anche se più blasonati – un po’ di rapporti a Librino, a San Giovanni Galermo, a Cibali, a San Crostoforo?”

 


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