Economia, Federmanager, Catania: workers buyout, la rinascita di Cesame e Birrificio Messina


Pubblicato il 02 Luglio 2016

La Regione si impegna: “Nuove misure per gestione beni confiscati alla mafia”

Storie di imprenditoria siciliana che alimentano la speranza di un futuro migliore: i casi Cesame e Birrificio Messina. Esempi concreti di dipendenti che, tra tante difficoltà, hanno scelto di scommettersi e raggiungere l’obiettivo. Le due esperienze efficaci – frutto del modello “workers buyout” – sono state al centro dell’assemblea annuale pubblica promossa da Federmanager Sicilia orientale. Un dibattito appassionante e ricco di spunti, svoltosi ieri pomeriggio all’Hotel Parco degli Aragonesi di Catania. 

L’incontro, dal titolo “Nasce in Sicilia una nuova imprenditoria. Il caso Cesame e Birrificio Messina”, è stato reso piacevole anche dalla concomitante posa della prima pietra del nuovo stabilimento Cesame, avvenuta proprio ieri mattina.

Dopo i saluti dell’assessore al Bilancio del Comune di Catania, Giuseppe Girlando  e di Stefano Cuzzilla, presidente nazionale di Federmanager in collegamento da Roma Giuseppe Guglielmino, presidente di Federmanager Sicilia orientale, ha aperto i lavori del meeting. Il presidente ha sottolineato la necessità di puntare con forza sul “workers buyout”, un’azione che può essere perseguita con efficacia solo se accompagnata dall’ accelerazione delle procedure di gestione delle imprese confiscate alla mafia.

Il workers buyout – ha spiegato – è l’acquisizione di un’azienda fallita o in difficoltà da parte dei suoi coraggiosi dipendenti, al fine di salvaguardare l’occupazione, il brand e il know-how produttivo. Creando così sviluppo e ricchezza”. Guglielmino si è anche soffermato su alcuni dati: “Secondo le cifre dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, fino al 2012 risultano 1708 quelle sequestrate in via definitiva e più della metà sono in Sicilia. E le operazioni di buyout stanno crescendo: sono passate da 81 a 122 tra il 2007 e il 2014”.

Un messaggio chiaro supportato dall’intervento di Giorgio Ambrogioni, presidente nazionale del CIDA. Oggi, il nuovo sviluppo manageriale delle imprese non può prescindere dall’inserimento della figura del temporary manager. “Da quest’assemblea rivolgiamo il nostro invito a coloro che rappresentano il mondo imprenditoriale perché siano avviate collaborazioni finalizzate a favorire l’ingresso di manager nelle imprese familiari. È stato ampiamente dimostrato che, solo attraverso questa apertura e contaminazione, il ruolo delle piccole e medie imprese del settore manifatturiero può crescere e modernizzarsi. Per competere senza paura nell’ambito del mercato globale”.

Di particolare interesse l’intervento del professore Rosario Faraci, ordinario di economia e gestione delle imprese all’Università di Catania. Il  docente ha offerto una chiave di lettura dinamica del concetto di fare impresa. “Lo scopo ultimo di fare impresa è la competitività economica e sociale. Il modello workers buyout è un modo intelligente di fare impresa – ha spiegato Faraci – Il wbo non è ristrutturazione organizzativa. E’ un restructuring strategico di un’impresa in crisi. E’ soprattutto un modo di allineare su basi diverse processi strategici, finanziari e di governance per conseguire livelli diversi di competitività aziendale sul piano pratico”.

Entusiasta Sergio Magnanti, presidente della cooperativa Cesame, dopo la riapertura dello stabilimento. “Abbiamo finalmente raggiunto l’obiettivo dopo molteplici peripezie. Il nostro percorso è iniziato sulla base di alcune consapevolezze: irriducibile volontà di salvare il lavoro ed evitare il dramma. E la rabbia che provavamo all’idea di disperdere delle professionalità acquisite in tanti anni per un settore che dalla Campania in giù non trova altro che Cesame”.

Visibilmente emozionato Domenico Sorrenti, presidente della società cooperativa  Birrificio Messina, che ha portato all’attenzione dei partecipanti la propria testimonianza. “Stiamo ripartendo da zero. Purtroppo il marchio Birra Messina non esiste più. Adesso abbiamo un nuovo logo, Birrificio Messina e due nuove etichette: Doc 15 e Birra dello stretto”.

Enormi gli sforzi da parte dei dipendenti. “Abbiamo ottenuto finanziamenti dalle banche ma anche impiegato fondi di tasca nostra, riscattando mobilità e Tfr. Ieri abbiamo formalizzato l’acquisto dei capannoni e comprato le nuove macchine. Ad agosto contiamo di fare il taglio del nastro”.

La risposta della Regione Siciliana è affidata alle parole dell’architetto Alessandro Ferrara, dirigente generale dell’Assessorato regionale per le Attività Produttive, a cui lassociazione Federmanager ha chiesto pubblicamente lo snellimento delle procedure di gestione delle confische. ”Di fronte a storie come queste, fatte di coraggio e di grande vitalità dal punto di vista imprenditoriale, è impossibile rimanere insensibili. Abbiamo istituito una commissione finalizzata proprio a dare aiuto alle imprese in difficoltà e nuove misure sono in studio gestire i beni confiscati dalla mafia”.

All’incontro erano presenti numerosi esponenti del mondo sociale, imprenditoriale e istituzionale fra cui Margherita Patti, segretaria confederale della Cgil e Salvatore Carbonaro presidente di Praesidium. 


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