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Economia in pezzi: la “voce” delle imprese alla Camera di Commercio
Pubblicato il 28 Gennaio 2013
Oggi, anche sotto l’Etna, la mobilitazione promossa da Rete Imprese ItaliaCon l’intervento in streaming da Roma del presidente di turno, Carlo Sangalli, ha preso il via in tutta Italia la Giornata di Mobilitazione Nazionale promossa dal soggetto unitario di rappresentanza delle pmi, Rete Imprese Italia.
In Camera di Commercio a Catania si sono dati appuntamento imprenditori, esponenti politici, rappresentanti del mondo sindacale chiamati a raccolta da Confcommercio e dalle altre sigle sindacali che della rappresentanza fanno parte: Casartigiani, rappresentata da Nello Molino; CNA con Totò Bonura; Confartigianato con Antonino Barone; Upla Claai con Orazio Platania, tutti al medesimo tavolo per denunciare la situazione di criticità in cui versa l’imprenditoria, con il presidente provinciale di Confcommercio Riccardo Galimberti e il vice presidente nazionale di Confcommercio Pietro Agen.”Oggi si alza in Italia la voce di centinaia di migliaia di imprese per chiedere una svolta nella politica economica del Paese -. Ha aperto il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli – E’ la voce delle imprese e delle professioni del commercio, dell’artigianato, dei trasporti, del turismo e dei servizi di mercato che oggi, per la prima volta insieme, si mobilitano in tutta Italia per chiedere alle forze politiche di puntare sulla ripresa e di investire sullo sviluppo. E’ una voce forte, determinata, responsabile, di gente abituata da generazioni a pagare di persona con il proprio lavoro, ad investire le proprie risorse, a costruire e gestire attività a servizio delle persone, delle famiglie, del territorio”. Ad ascoltare le parole con le quali il Presidente Sangalli ha iniziato i lavori un parterre ricco non solo di imprenditori, come ci si aspettava, ma anche di rappresentanti della politica locale e del sindacato,
dal sen. Firrarello, al sindaco Stancanelli, Angelo Villari, segretario generale CGIL, e una sfilza di onorevoli e deputati di ogni schieramento: Salvo Fleres, Enzo Bianco, Nello Musumeci, Salvo Pogliese, Giovanni Burtone, Marco Falcone, Dino Fiorenza, Marilena Samperi, Concetta Raia, Giuseppe Berretta, Nino D’Asero, Gianina Ciancio e Francesco Cappello.
“Grave è lo stato di recessione in cui si trovano le nostre imprese – ha detto in apertura il presidente provinciale Galimberti – E’arrivato il momento di reagire con delle proposte forti per iniziare la risalita. Assistiamo alla mancanza di interventi in favore dell’offerta commerciale e artigianale della nostra città, la burocrazia sta uccidendo il settore del turismo. Occorre far ripartire il volano dell’economia e creare una nuova stagione dell’amministrazione pubblica ma anche delle associazioni datoriali con più lavoro, occupazione, crescita e società civile”.Al monito di Galimberti sono seguiti i numeri snocciolati dal direttore generale di CNA Totò Bonura.”Nel 2012 hanno chiuso 820 imprese artigiane nella provincia di Catania, con la conseguenza di 2.000 posti di lavoro persi e una riduzione del fatturato del 27% e una riduzione degli ordini del 24%. Una situazione insostenibile – ha sottolineato Bonura – che rischia di cancellare dal territorio migliaia di artigiani vessati da mille adempimenti e scoraggiare i nuovi che non sanno dove collocarsi per la mancanza di zone artigianali. La pressione fiscale soffoca l’impresa, che deve pagare il 66% dell’utile ricavato; la burocrazia scoraggia l’imprenditore che deve affrontare 68 procedure prima di poter esercitare l’attività”.La manifestazione è una testimonianza di compostezza e determinazione. Mentre ogni giorno in Italia muore un’azienda, il mondo imprenditoriale fa sentire la sua voce e chiede “un Paese normale”.Riduzione della pressione fiscale (evitando l’ulteriore innalzamento dell’Iva previsto per il primo luglio prossimo), più credito alle imprese, proseguimento dell’azione di semplificazione, sviluppo delle imprese per assicurare lo sviluppo del mercato del lavoro e investimenti su infrastrutture ed energia.”Ciò che le imprese domandano a gran voce è, in fin dei conti, un Paese normale -, ha affermato Carlo Sangalli – dove fare impresa non significhi né la quotidiana odissea dello scontro con una burocrazia barocca e miope, né l’estenuante ricerca di un credito bancario sempre più difficile da ottenere. Dove non essere costretti a scontare i tempi biblici di pagamento delle pubbliche amministrazioni, facendo comunque puntualmente fronte ad una mole di tasse, che, per il contribuente in regola, sono arrivate oggi al 56 per cento circa di pressione fiscale complessiva. Dove fare impresa significhi avere certezza del diritto, disporre di infrastrutture e servizi pubblici efficienti, pagare costi energetici secondo standard europei. Dove pmi e impresa diffusa siano una risorsa e non una marginalità da superare”.
Ripartire quindi dal terziario, puntare sulla ripresa e investire nello sviluppo con scelte utili e investimenti mirati. Ciò che chiedono gli imprenditori è di “non mettere in liquidazione le imprese”.”Basta con le sterili rivendicazioni – ha esordito Pietro Agen, vice presidente di Confcommercio, rivolgendosi ai tanti politici e ad alcuni candidati alla poltrona di Sindaco di Catania presenti – Vogliamo interventi subito, senza attese e senza palliativi. La soluzione non è nelle nuove assunzioni nel pubblico ma occorre dare lavoro primario, al centro devono tornare le imprese, perché sono quelle che fanno utili e creano lavoro vero. Combattiamo insieme il lavoro parassitario”.E giù con le richieste per una ripresa economica al Sud per tre volte martoriato rispetto al Nord.”Alle banche diciamo basta giochetti con i nostri soldi che hanno fatto sparire le imprese del territorio, oggi il tasso medio ha raggiunto l’11,7%, il denaro deve essere prestato in modo trasparente. Alla politica diciamo invece che è ora di tagliare i costi, un segnale significativo dal punto di vista morale. Tagliare le spese di gestione della Regione e degli Enti locali e utilizzare i fondi europei per gli investimenti, basta sagre e feste di paese, bisogna creare le condizioni per far crescere l’economia. Servono le infrastrutture, il rilancio del turismo con azioni comuni, il recupero urbanistico di cui il territorio ha urgentemente bisogno e la messa in sicurezza dei centri storici che significherebbe centinaia di posti di lavoro nell’edilizia”.Per il settore del commercio Agen non chiede niente, sapete perché?”Non servono intereventi per il comparto commerciale – ha chiuso il vice presidente di Confcommercio – se gira l’economia il comparto si risveglia, se c’è lavoro girano i soldi e la gente spende. E’ tanto semplice”. Eppure una rivendicazione al Governo regionale non la risparmia. ” Chiediamo fortemente alla Regione di mantenere gli impegni sull’abbattimento degli interessi di migliaia di aziende che un recente decreto regionale in materia di Confidi ha cancellato retroattivamente”.
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