Economia, Sicilia: una terra in caduta libera. Dati e appello dalla Cisl

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Arrivano dal sindacato parole che dovrebbero suscitare attenzione massima…

«I recenti report sullo stato di salute dell’economia siciliana dicono che i prossimi mesi saranno ancora più carichi di difficoltà. Tutto ciò ci impone decisioni e azioni immediate per mettere un freno alla crescita della crisi socioeconomica». Lo sguardo di Rosaria Rotolo (nella foto), segretaria generale della Cisl di Catania, coglie la complessa problematicità che l’autunno porterà nel mondo del lavoro.«Le gente ha fame – aggiunge – la disperazione e la povertà mettono in crisi la serenità. La crisi travolge tutti i settori dall’agricoltura all’edilizia, dall’industria e il suo indotto alla formazione professionale, dall’assistenza alle fasce deboli ai servizi. E, purtroppo, scarseggiano gli strumenti idonei per sostenere la crisi, con le poche risorse destinate agli ammortizzatori sociali in Sicilia».«Il rischio – avverte Rotolo – è che si accresca la diffusione della criminalità e si superi la soglia perché esplodano tensioni sociali già a partire dalla città di Catania. La nostra preoccupazione è aumentata perché sentiamo il richiamo forte delle pesanti difficoltà che nelle nostre sedi sindacali ci manifestano ogni giorno i lavoratori, i pensionati, i giovani, le famiglie catanesi. È indispensabile, dunque, tutelare e creare lavoro per offrire alle persone l’opportunità di poter vivere dignitosamente» ».I dati dei report confermano la preoccupazione della segretaria della Cisl etnea. In Sicilia, nel 1° trimestre 2013, aumenta la disoccupazione, con un milione 345mila unità, e il prodotto interno lordo isolano diminuisce del 3 per cento (39° Report Sicilia, Diste-Fondazione Curella); burocrazia siciliana ingessata, con 263 passaggi per qualsiasi bando a valere dei fondi Ue, e politica invadente per la Fondazione Res; per l’Indice 2013 sulle regioni più competitive d’Europa della Commissione europea, la Sicilia è al 235esimo posto su un totale di 262.Per quest’ultimo elemento, Rotolo sottolinea che «i principali gruppi di indagine su cui si è basata la Commissione per stilare la classifica dicono che perché un’economia funzioni è basilare la qualità delle istituzioni, la stabilità macroeconomica, le infrastrutture, il sistema sanitario, la qualità dell’istruzione, l’efficienza delle università e dell’apprendimento permanente, l’efficienza del mercato del lavoro, le dimensioni di mercato e, infine, l’innovazione e il livello tecnologico».«Sono proprio queste ultime indicazioni – afferma la segretaria Rotolo – che ci fanno sostenere la necessità che per uscire dalla palude in cui versa la Sicilia e i suoi territori, tra questi Catania dove il tessuto economico è sempre stato più vivace, siano necessari interventi immediati di tutti i livelli istituzionali e di governo. A partire dal comune di Catania per la parte che gli compete. Non si può prescindere dall’aumentare la competitività nel territorio, dallo snellire la burocrazia, dal rendere meno invasiva l’ingerenza della politica, dal ricostruire e rilanciare le infrastrutture per attrarre investimenti e favorire la nascita di nuovi insediamenti produttivi che possono generare nuovo lavoro e ridarlo a chi l’ha perso».Secondo Rotolo, «gli investimenti vanno fatti per raggiungere l’obiettivo di creare lavoro produttivo e puntare a una maggiore capacità progettuale, dando incentivi per le assunzioni e servizi alle imprese; realizzare infrastrutture, favorire la mobilità e allentare il costo energetico delle aziende, e, soprattutto, favorire il credito alle imprese in agonia».«La scommessa che ha di fronte la politica a tutti i livelli è proprio questa. Ecco perché ogni livello istituzionale devono sentirsi coinvolto da questa assunzione di responsabilità: dal governo nazionale, a quello regionale alle amministrazioni comunali. È fondamentale la collaborazione di tutti i livelli istituzionali, a partire dall’amministrazione comunale e dall’area metropolitana, così da far ripartite i settori produttivi trainanti per rilanciare il territorio; sbloccare le opere pubbliche cantieri abili; dare la giusta attenzione alle filiere e ai consorzi di imprese; sostenere la creazione di un vero distretto tecnologico per promuovere innovazione e ricerca; puntare alla qualità della spesa dei fondi europei».«Ritengo – conclude la segretaria della Cisl etnea – che il sindacato abbia il dovere di assumere la propria responsabilità in tutto questo. Per tale motivo la Cisl è disponibile a confrontarsi in tutte le sedi perché dare uno stimolo alle idee, per affrontare i problemi e costruire soluzioni a 360 gradi. Ma non possiamo più perdere tempo».

 

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Redazione Iene Siciliane

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